Un Premio per la ceramica Il Grand Prix, concorso di architettura internazionale giunto alla sua sesta edizione, vede vincitore quest’anno una chiesa francese. Si tratta di una ristrutturazione realizzata dal Cabinet d’Architecture Otton, Sanchez, Loïez. Nella semplicità delle linee, gli attenti accostamenti cromatici dei rivestimenti interni diventano capaci di notevole espressività. Intervento architettonico chiaro e deciso, che interpreta con coerenza compositiva e leggerezza formale la complessità del tema progettuale proposto: così recita il commento della Giuria che ha assegnato il Primo Premio del “Grand Prix 2002>2004” alla ristrutturazione della Chiesa francese di Annoeullin, realizzata nel 2003 dal Cabinet d’Architecture Otton, Sanchez, Loïez. Un premio molto particolare, questo “Grand Prix”, nato nel 1990 per iniziativa di Casalgrande Padana, una realtà produttiva di primo piano a livello internazionale nel settore ceramico, da sempre particolarmente sensibile e attenta ai fenomeni di evoluzione e innovazione che interessano il panorama architettonico internazionale.
La sesta edizione del concorso ha visto la partecipazione di oltre 150 progettisti provenienti da diversi paesi del mondo, con proposte di elevato livello qualitativo, a testimonianza della crescente diffusione e valorizzazione del materiale ceramico in architettura. Nel motivare l’assegnazione del Primo Premio, la Giuria sottolinea anche “l’equilibrio raggiunto nella definizione della spazialità tra l’involucro e il pavimento, brillantemente risolto con l’impiego corretto e discreto della ceramica”.
La leggera trama geometrica disegnata dalla disposizione degli elementi ceramici consente una qualità luministica particolare all’ambiente interno della chiesa. Il deciso stacco cromatico che si realizza tra pavimento e pareti assume una qualità espressiva particolare: dalla gravità del suolo alla leggerezza della luce. L’edificio nuovo, annesso a quello preesistente, assolve pienamente alla funzione di aula ecclesiale, mentre si mantiene una autonomia distributiva e quindi anche l’identità architettonica dei due edifici. Si tratta quindi di un esempio significativo di rispettoso completamento reciproco tra il nuovo e l’antico.
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