IL VOLTO DELLA COMUNITÀ

La chiesa “si adagia sul terreno e si rivolge a ovest, come a schermarsi dal calore. Maria di Nazaret è il volto luminoso della donna nel travaglio della vita. Ella ci insegna che ciò che vale è essere se stessi e vivere!” così S. E. Mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, ragiona sulla dedicazione della nuova chiesa di San Cataldo. “Maria è la donna delle periferie: donna di Palestina, piccola provincia periferica dell’impero romano. Donna di Galilea, regione quasi eretica ai margini di Israele. Donna di Nazaret, villaggio mai nominato nella Bibbia prima dei vangeli e, dunque, senza passato, ricordi, storia. Maria di Nazaret viene dalla periferia delle periferie a dirci che tutti possiamo riconoscerci in Lei…”.
Che la nuova chiesa tragga le sue origini da quella terra lontana, è reso graficamente evidente da quanto riferisce il Parroco, Don Angelo Spilla: “P. Riggi in maniera particolare caldeggiò questa proposta che coltivava nel cuore da tempo. Mi consegnò delle piccole pietre che aveva prelevato da Nazaret, esprimendo il desiderio di collocarle per la posa della prima pietra e di dedicare la erigenda chiesa a Santa Maria di Nazaret.”
Tra la posa della prima pietra e il completamento dell’edificio sono trascorsi due anni e mezzo: dal 2005 al 2007.Restano da completare ancora alcune sistemazioni ed elementi esterni: il campanile, il campo sportivo, il previsto anfiteatro… ma, come ha spiegato il progettista, Arch. Giuseppe Di Vita, il progetto sin dall’inizio è stato pensato per essere realizzato per parti:  “L’aula assembleare ha una forte carica espressiva, esaltata più dal disegno delle forme che dalla ricchezza dei materiali; i locali di ministero pastorale sono aperti verso il territorio per favorire la comunicazione verso l’esterno; un ampio salone con accesso indipendente; la casa canonica indipendente dal complesso religioso. Il disegno non si sviluppa con due soli assi ortogonali, ma si adagia sul lotto, piegandosi alle esigenze e accentuando le tensioni espressive negli elementi di raccordo quali la scala di collegamento e l’accesso ai locali di ministero pastorale dove si modificano gli assi di riferimento.”
Presentiamo il nuovo complesso con uno scritto di Mons. Giovanni Speciale, già consulente per la liturgia e l’iconografia della Diocesi.Progetto: Arch. Giuseppe Di Vita
Committente: Sac. Angelo Spilla
Consulente liturgico: Mons. Giovanni Speciale
Progetto calcoli in c.a.: Ing. Salvatore Andaloro
Progetto impianti: Ing. Calogero Arcarese
Collaudatore: Ing. Filippo Maria Vitale
Responsabile unico del procedimento: Ing. Cataldo Giammusso
Foto: Santo Eduardo Di Miceli (pag. 52 e pag. 51, foto piccola), Vincenzo Santoro (tutte le altre foto del servizio)www.thsgroup.it
THS
Total House SolutionPresentiamo la nuova chiesa di Santa Maria di Nazareth a San Cataldo (Caltanissetta) con uno scritto di Mons. Giovanni Speciale, già consulente per la liturgia e l’iconografia della Diocesi. Presentiamo la nuova chiesa di Santa Maria di Nazareth a San Cataldo (Caltanissetta) con uno scritto di Mons. Giovanni Speciale, già consulente per la liturgia e l’iconografia della Diocesi.

Nella storia della Chiesa l’edificio sacro è stato sempre il riflesso della vita liturgica e della pietà del popolo cristiano.  Basti pensare alle chiese del Trecento italiano, elevate per rispondere alle esigenze evangelizzatrici degli ordini mendicanti, sorti in quel tempo. Erano grandi come piazze coperte per dare la possibilità di un ascolto continuato dell’annunzio (S. Maria Novella e S. Croce a Firenze). In queste chiese il punto focale più che l’altare era il pulpito, posto nel centro della grande navata, ricoperto da un baldacchino per far risuonare meglio la voce…
Il progetto di “S. Maria di Nazaret” in San Cataldo… vuole rispecchiare l’insegnamento del Concilio Vaticano II, con uno stile sobrio e nitido, una conformazione atta alla crescita dello spirito liturgico, una fisionomia che la inserisce nel quartiere, casa di Dio tra le case degli uomini, una casa del Verbo fatto carne, che visse a Nazaret confuso tra i suoi conterranei a tal punto da meravigliare tutti per la sapienza che lo distingueva. Con questi presupposti cerchiamo di delineare e descrivere il complesso, del quale l’edificio sacro è il punto più importante.
Anzitutto, il titolo della chiesa: S. Maria di Nazaret. Non è un titolo ad una tradizione devota, ma un titolo che richiama al vangelo. Nazaret, il paese dove abitò Gesù, considerato un ambiente “da dove non sarebbe uscito nulla di buono”. È l’ambiente di Maria, la povera serva di Javè. La chiesa costruita è la casa di Nazaret, un’abitazione semplice di Dio con gli uomini. Come il  Verbo ha vissuto nel suo paese, come Maria fu donna a Nazaret, confusa tra tutte, così vuol essere questo edificio sacro. Non lontano, né diverso dalle case del quartiere. Non una presenza trionfalistica, ma una presenza di servizio…Il complesso si snoda tutto sulla via Pier Santi Mattarella, rivolto tutto intero alle case del quartiere.
Questo per indicare agli abitanti che tutto il complesso è per loro. Sulla via Mattarella si affacciano, in sequela unitaria, la canonica, le aule catechistiche, il sagrato che immette nell’aula sacra, il lato della chiesa.
La canonica è la casa del sacerdote che esercita, come pastore, la paternità di Dio su quella porzione del gregge di Cristo. A quella casa, come alla loro casa devono guardare tutti, per sentire che quell’uomo è prete per loro, pronto ad accogliere in quella casa che è di tutti. Poi si snodano le aule per la catechesi. È qui la “Schola Christi”, a cui la famiglie, i giovani, i ragazzi, in questo tempo di dissacrazione devono guardare. Come il Figlio di Dio fatto uomo, a Nazaret, apprese dai suoi maestri, Giuseppe e Maria, il cammino della sua vita di uomo, così i ragazzi, le famiglie, i giovani devono apprendere come si cammina dietro Cristo. Le aule, luminose, rivolte sulla strada, vogliono essere un invito. La catechesi non si deve impartire in un ambiente dove il rapporto umano non è salutare né il cuore si allarga alla verità.
Poi viene il sagrato: un luogo sacro che ha un significato teologico e antropologico. Vi si svolgono processioni e riti sacri e, dopo la celebrazione, vi è l’incontro umano e la vita commerciale. Il n. 20 del decreto della CEI recita: ”Il sagrato deve mantenere la sua funzione di tramite e di filtro (non di barriera) nel rapporto con il contesto urbano.” 
Sul sagrato si affaccia la sacrestia, che è situata prima dell’inizio dell’aula sacra. La sacrestia non è il ripostiglio delle suppellettili, non solamente il luogo dove il sacerdote assume i paramenti sacri per la celebrazione: è l’inizio del tempio. Ubicata all’inizio dell’aula serve perché da essa si snodino le processioni verso l’altare, che attraversino tutta l’aula sacra. Tale ubicazione scaturisce dalla consapevolezza che l’azione liturgica è dinamica e che tutto il popolo di Dio, essendo un popolo sacerdotale, ha nel rito sacro un compito ministeriale. Se la sagrestia sta dietro l’altare, il sacerdote ne esce quasi furtivo o, gira nell’aula con una processione non naturale ma artefatta: contro la logica del forte richiamo che mosso Concilio.Il battistero sta all’inizio dell’aula: perché il battesimo, sacramento dell’iniziazione cristiana è la porta del cammino verso Dio. Il battistero si affaccia sul sagrato e per quanti sostano in questo spazio è il richiamo all’appartenenza alla Chiesa e alla comunità. La porta della chiesa si apre sul sagrato, a cuitendono le aule per la catechesi e la sagrestia. La porta non è alta: vuol essere un richiamo dell’uomo peccatore, piccolo dinanzi a Dio per la sua miseria e i suoi
peccati, che si abbassa dinanzi a Lui, entrando al suo cospetto.
Ma dopo questo ingresso si schiude l’aula sacra: alta, solenne. L’uomo peccatore si sente, così, figlio. L’aula è rivolta verso l’altare, massiccio e forte, perché significa il Cristo, pietra e fondamento della chiesa. Sulla parete di fondo, a destra vi è la statua della Madonna e a sinistra il Crocifisso.
Il tabernacolo sta a sinistra dell’altare in una cappella illuminata da una grande vetrata, che rappresenta l’agnello mistico. La severa compostezza della parete dietro l’altare, qui si frastaglia di luce e di colori, portando il fedele che viene per l’adorazione personale in un mondo che va oltre le barriere del tempo. Qui è la presenza del Cristo eucaristico, centro di tutta la pietà cristiana. La parete della chiesa rivolta alla cappella del Santissimo è adorna di quattro quadri, rappresentanti il mistero di Maria di Nazaret: l’Annunciazione, la Natività di Gesù, la Casa di Nazaret, Gesù adolescente tra i dottori del tempio. Sono immagini che richiamano al senso del rapporto con Dio (l’Annunciazione); al rapporto con la vita dono da accettare (la Natività); al rapporto tra i coniugi (la Famiglia di Nazaret); al rapporto con i figli (Gesù tra i dottori). La parete di fronte è tutta costellata di finestrelle che, adorne di simboli mariani, vogliono essere un cantico mariano su una parete che non deve essere una muraglia che separa dalla via. Illuminate a sera dalla luce, saranno un invito ad andare oltre il muro dell’esistenza, per entrare con Maria in dialogo con Dio. Da quanto detto si evince lo spirito che è alla base dell’idea da cui è scaturito il progetto di questo edificio sacro: una chiesa con un linguaggio nuovo, in un quartiere nuovo, per accogliere con la fede di sempre…

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