Le scale mobili come collegamento intangibile del rapporto vuoto-costruito nell’architettura. Architetto: Mario Botta, Lugano L’alto muro in pietra che si affaccia sullo slargo di fronte alla stazione definisce un nuovo limite del costruito urbano.
All’interno, gli impalcati circolari dei due piani che accolgono gli spazi per la lettura e per la consultazione dei libri, si ritraggono dalle strutture dei montanti di questo involucro rimanendo liberi in tutto il loro sviluppo altimetrico. L’accesso alla struttura si colloca alle spalle di questo volume troncoconico posto al centro di un percorso protetto che lo separa dal volume del fabbricato lineare. Nella sala una batteria di scale mobili risale la cavità circolare, ricavata nel soffitto, consentendo di raggiungere i piani superiori.
Il collegamento operato dalle scale mobili in questo caso è di tipo reale, tangibile e virtuale da un lato, impalpabile dall’altro. Le scale mobili, oltre a creare un collegamento tra i piani della biblioteca, interpretano anche un collegamento virtuale tra il vuoto circolare creato nella soletta di separazione di piano e l’architettura stessa che si svolge al contorno di questo vuoto.
Ponti di collegamento vetrati prolungano le sale di lettura all’interno degli spazi ricavati nel corpo edilizio rettangolare. Una progressiva rastremazione del corpo di fabbrica ai diversi piani consente di realizzare, sul fronte che si affaccia sulla città, una serie di terrazzamenti che facilitano la penetrazione della luce naturale negli ambienti interni, distaccando al contempo l’edificio dal fronte delle edificazioni esistenti in prossimità della biblioteca.
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