A Pordenone.

A Pordenone. Il nuovo negozio offre la possibilità di scoprire un territorio ricco di risorse e tesori culturali, ambientali ed enogastronomiche.

Arte. I capolavori degli artisti locali non sono riassumibili in una sintesi di soli nomi e accenni, risalenti al medioevo longobardo-carolingio (a Sesto, Pordenone, Prata, Valeriano), agli affreschi giotteschi dell’abbazia di Sesto al Reghena e alle architetture dei secoli XV e XVI impossibile da elencare tutte, come il Duomo di Maniago, il convento francescano e la chiesa della SS. Trinità a Pordenone, le chiese di S. Giovanni e di S. Giacomo a Cordenons, il Duomo di Sacile, la parte rinascimentale dei castelli di Zoppola, Porcia e Spilimbergo, i palazzi che formano il centro storico di Pordenone, Sacile, Spilimbergo, San Vito e le prime ville come la Sardi-Brugnera a Roraigrande (Pordenone) o la Savorgnan a Lestans (Sequals). Vastissimo il patrimonio figurativo che coinvolge la scultura quanto la pittura. Un nome per tutti G.A. Pordenone (1475-1535) che si annovera tra le grandi personalità del Rinascimento veneto e italiano. Natura. Una variegata ricchezza culturale rappresentata dalle tradizioni, dai prodotti artigianali ed enogastronomici si affianca a un paesaggio unico che mostra tutto lo splendore della natura: laghi, fiumi, sorgenti carsiche e scenografici fenomeni di erosione fanno da sfondo a un territorio mutevole che comprende montagne, colline e pianura. Gli innumerevoli itinerari consentono meritevoli soste gastronomiche. Enogastronomia. La cucina è fatta di ricette semplici che tendono a non alterare i sapori originari dei prodotti naturali, ma li esaltano con il tocco degli aromi naturali (salvia, rosmarino, prezzemolo, sedano aglio, scalogno, cipolla). Il più classico dei piatti pordenonesi è la minestra di fagioli, preparata in numerose varianti (con orzo, pasta, piedini e cotenne di maiale). Il riso è comparso nella cucina pordenonese nei secoli XVIII-XIX e il ventaglio delle soluzioni è legato ai cicli stagionali, troviamo il riso con i funghi (solitamente i funghi ‘chiodini’ o ‘finferli’) il risotto con la zucca, con le verze, con fegatini di pollo, il latte (oggi meno usato ma un tempo considerato una leccornia), con le patate, la salsiccia e i risi primaverili con spinaci, piselli, bruscàndui (luppolo), pavarièl (la rosetta primaverile del papavero di campo), punte d’asparago, ortica, rucola, ecc. Tra gli altri primi gnocchi, trippe in brodo, la panada e la farinata. Seguono i secondi con la trota, l’anguilla, la cacciagione, i piatti a base di pollo, tacchino, coniglio, una serie illimitata di frittate, salsicce e costicine di maiale. I contorni sono costituiti da polenta, radicchio (talvolta condito con il lardo sminuzzato e fuso), tante verdure (dai crauti, al crèn radice di rafano finemente grattuggiata in aceto bianco, e dalla brovada la rapa violacea lasciata macerare nelle vinacce e sminuzzata a strisce. Il tutto accompagnato dai noti vini bianchi Tocai friulano, Pinot bianco, Pinot grigio, Chardonney, Verduzzo friulano o rossi Refosco dal peduncolo rosso, Merlot, Cabernet franc, Cabernet sauvignon. I dolci scandiscono le feste a novembre baldona, il dolce fatto con il sangue di maiale, nel periodo natalizio la pinza/ pinsa/pinthia a base di farina di mais, a carnevale i cròstoli e le frìtole e le castagnole, a Pasqua la fogassa un impasto consistente (farina 00, uova, zucchero, lievito, burro, latte, scorza di limone, rhum o grappa disposto a ciambella o a colomba con un uovo colorato al centro e passato in forno). (R.G.)

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