Sulla strada del Chianti

A Grassina, borgo all’inizio della via Chiantigiana o Strada del Chianti, noto all’inizio del Novecento come “paese delle lavandaie” in quanto la vicinanza a due torrenti, l’omonimo Grassina e l’Ema, permetteva di rigovernare numerosi capi di biancheria dalle famiglie benestanti fiorentine, ma anche celebre dal 1634 per aver dato vita a una nota rappresentazione sacra, la rievocazione storica della Passione di Cristo (poi usata dissacratoriamente dal regista Mario Monicelli che ne ha fatto una delle gag più famose del film “Amici miei atto II”), ci si viene ad abitare sia per la relativa vicinanza a Firenze sia soprattutto perché siamo nella zona del Chianti e, quindi, si dà vita a vino di qualità
e si gusta la genuina cucina del territorio.
Vino (il desiderio di produrlo in proprio) e cucina (nella duplice veste di realizzatore e di gourmet) sono le passioni che hanno guidato il proprietario di questa casa a trasferirsi in questo poggio assolato attorno a Firenze.
La casa era un tempo un fienile, collegato a un nucleo originario che ora fa parte di un’altra proprietà: l’intervento progettuale dell’architetto gli ha ridato autonomia architettonica e lo ha ricongiunto con il “luogo” cui era sempre appartenuto ma da cui era stato separato con la divisione proprietaria.
Due sono stati gli strumenti usati dal progettista a questo scopo: l’ampliamento dell’ex fienile col portico e la piscina combinati in modo inconsueto; e il disegno del paesaggio.Gli ingredienti sono i soliti: il cotto, il legno, la pietra, considerati, come faceva ogni artista rinascimentale, non come materiali ma come materia, unica e viva, che, durante la sua metamorfosi in architettura, si mantiene tale e quale, essenziale nella sua natura, persino spirituale nel suo significato intrinseco e storico.
All’esterno, è stato creato il portico, con la doppia fila di colonne lignee su cui aleggia una copertura sottile, aerea, staccata da tutto, sia dalla casa sia dal muro che delimita l’ampliamento della cucina sia dalle colonne stesse che la sostengono, grazie agli esili capitelli di acciaio che fanno da tramite e da separazione tra legno e legno, tra sotto e sopra.Un obiettivo che l’architetto ha cercato primariamente di raggiungere (e possiamo dire che c’è perfettamente riuscito) è stata la circolazione costante tra interno della casa ed esterno, il dialogo fra architettura e ambiente, con una metodologia così immediata e non artificiale che natura e cultura sembrano uniti in un solo corpo e in una sola anima. Il compito è stato affidato al complesso portico piscina: dal centro del primo una rampa affonda i gradoni inclinati di pietra naturale nello stretto e lungo nastro chiaro dell’acqua cristallina della piscina, la quale a sua volta si srotola lungo il declivio del terreno (ovviamente mantenendo una perfetta orizzontalità dello specchio d’acqua) proiettandosi verso lo stupendo paesaggio collinare dalle infinite sfumature di verde, da quello molto “inglese” dei cipressi a quello argenteo degli ulivi, da quello tenero dell’erba a quello intenso dei lecci fino alle sfumature che virano verso il nero e il rosso scuro dei faggi, e terminando verso la piattaforma di teak che ospita sdraio e lettini prendisole. La vasca è bordata della stessa pietra naturale, dalle sfumature color terra di Siena, che si fonde perfettamente col verde dell’erba; è rivestita di teli di PVC color azzurro, che rendono ancor più emozionante il rispecchiarsi del luminoso cielo toscano sulle increspature dell’acqua, e termina sul lato corto con un bordo a sfioro che forma un cascatella che termina accanto al prato e alla piattaforma di teak, ad apportare un dolce mormorio e una quieta freschezza a chi si abbronza lì accanto.Ai due lati del porticato da un canto troviamo il pannello frangisole che regola la forte intensità della luce solare, che, pur ammorbidita dal verde circostante, durante tutta la bella stagione (e non solo) entra copiosamente sotto la copertura lignea; e dall’altro la cucina che le grandi vetrate separano e allo stesso tempo immergono nel paesaggio collinare: infatti, il banco per la degustazione, con gli alti sgabelli, è una grande mensola che permette allo stesso tempo di apprezzare la bontà dei cibi e la bellezza della natura circostante.

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