Criteri e metodi per la promozione della sostenibilità ambientale…

Costruire un edificio significa principalmente agire su due processi  distinti, ma tra loro strettamente connessi.
Il primo è sicuramente il processo progettuale, ovvero quel complesso iter basato sul rapporto dialettico tra committenza e progettista dal quale, sulla base di obiettivi e metodologie condivise, matura nella sua compiutezza l’oggetto architettonico.
L’altro riguarda invece la produzione dell’edificio, intendendo con questo termine l’insieme dei processi che portano all’identificazione, assemblaggio ed utilizzo dei prodotti edilizi impegnati nell’ideazione e nella costruzione dello stesso.
Parlando nello specifico di edificio sostenibile e a basso costo, è necessario sviluppare una serie di attenzioni. Tralasciando momentaneamente l’approfondimento della metodologia di progettazione sostenibile, 1 indaghiamo ora il rapporto esistente tra produzione edilizia e costruzione dell’edificio sostenibile, focalizzando in particolare l’attenzione sull’oggetto di tale ricerca: gli edifici a basso costo per i paesi in via di sviluppo. Nella storia dell’architettura contemporanea l’idea di un edificio a basso costo che possa essere utilizzato anche per fronteggiare emergenze abitative, è stata spesso associata a quella di prefabbricazione edilizia. In linea generale prefabbricare una  abitazione o parti di essa significa infatti ridurre i costi di produzione, disporre in tempi brevi di una quantità sufficiente di alloggi, avere standard di qualità certi e controllati.
Materiali di origine vegetale come il legno e il bambù, risultano senza dubbio adatti a questa applicazione anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale e biologica dell’edificio nel suo complesso.
Parlare di prefabbricazione significa necessariamente parlare anche di industrializzazione, tema questo apparentemente discordante rispetto al problema del sottosviluppo.
Dobbiamo tuttavia ricordare che all’interno dei ?developing countries ‘ esistono realtà molto diversificate tra loro. Tra queste, soprattutto quelle asiatiche, presentano tutt’oggi una forte propensione alla produzione manifatturiera di beni soprattutto esportati nei paesi occidentali. 2 In linea generale dunque, potrebbe essere fattibile e sicuramente strategico orientare tale propensione verso la produzione di manufatti necessari per il soddisfacimento interno di bisogni primari, quale appunto quello della casa. Condizione ?sine qua-non’ alla base di tale processo, è comunque la produzione di un edificio semplice nelle tecnologie e nelle componenti, producibile appunto con processi industriali a loro volta semplificati e implementabili anche su territori dal tessuto economico e infrastrutturale non ancora sviluppato.
Legato intimamente ai temi della produzione industriale e della sostenibilità dello sviluppo è senza dubbio il tema dello sfruttamento delle risorse naturali planetarie. In realtà, sebbene sembra emergere solo oggi una grande sensibilità globale su questo tema, già dagli anni ’70, numerosi studiosi di macroeconomia hanno teorizzato nuovi modelli di sviluppo fondati sulla consapevolezza della limitazione delle risorse del pianeta, introducendo il concetto fondamentale della capacità di carico degli ecosistemi.3 Molto comunicativo a questo proposito è quanto afferma Kennet Boulding, tra i protagonisti di questo processo critico ai modelli economici contemporanei: ?Sia pure in modo pittoresco chiamerò economia del cowboy l’economia aperta; il cowboy è il simbolo delle pianure sterminate, del comportamento instancabile, romantico, violento e di rapina che è caratteristico delle società aperte. L’economia chiusa del futuro dovrà rassomigliare invece all ‘economia dell’astronauta: la Terra va considerata una navicella spaziale, nella quale la disponibilità di qualsiasi cosa ha un limite, per quanto riguarda sia la possibilità di uso, sia la capacità di accogliere i rifiuti, e nella quale perciò bisogna comportarsi come in un sistema ecologico chiuso capace di rigenerare continuamente i materiali, usando soltanto un apporto esterno di energia’.4

Nella foto: Prove termiche su campione sperimentale di parete a cassetta realizzata con pannelli compositi in lolla di riso e riempimento di lolla sciolta (fonte: D. Di Fabio, Ricerche e progetti per la costruzione di abitazioni sostenibili e a basso costo nei paesi in via di sviluppo, tesi di Dottorato di Ricerca in ingegneria Edile-Architettura VII Ciclo, Università Politecnica delle Marche)Con apporto esterno di energia Boulding intende l’energia solare: è infatti il sole con la sua energia ad essere l’unica risorsa esterna al ciclo vitale terrestre, in linea teorica inesauribile. Quanto fin’ora citato, ci porta dunque necessariamente a considerare  all’interno delle risorse naturali necessarie per produrre, eventualmente condurre e poi smaltire un materiale o una componente, anche le risorse energetiche: tanto minore sarà dunque l’energia non rinnovabile impegnata nel ciclo di vita del prodotto, tanto più il suo livello di sostenibilità sarà elevato.
Aggiungiamo che tra i costi energetici di un materiale vanno inclusi anche quelli relativi al trasporto dello stesso nel luogo di posa in opera. L’utilizzo di materiali disponibili localmente rappresenta dunque anche una soluzione sostenibile dal punto di vista energetico. ?Si può dunque delineare una netta separazione tra materiali e componenti che richiedono per la loro produzione, trasporto e messa in opera grandi quantità di energia (energy intensive), e altri, come i materiali locali e la terra cruda, in particolare, che necessitano in modo preponderante dell’impiego della manodopera per il loro reperimento e la messa in opera (labour intensive). Ecco perché soprattutto alle problematiche insediative dei paesi in via di sviluppo, i materiali locali rappresentano la risposta appropriata, anche in termini ecologici, alle esigenze costruttive legate alla crescente domanda di abitazioni a basso costo, soprattutto in presenza di risorse economiche e investimenti limitati’.5
La complessità delle notazioni fin qu riportate rende dunque difficile ipotizzare un modello di edificio che possa realmente dichiararsi sostenibile.
In linea generale esso dovrebbe infatti non solo utilizzare materiali da costruzione e componenti in larga parte rinnovabili: tutti i processi produttivi di natura industriale e non, che ne supportano la realizzazione, dovrebbero a loro volta esserlo. Facendo nostri alcuni concetti spesso utilizzati in campo agro-alimentare, potrebbe essere interessante introdurre anche in edilizia l’idea di ?filiera corta’ di prodotto o di edificio a Km 0. Si intenda dunque un edificio il cui processo produttivo e in generale tutto il suo ciclo di vita sia fortemente radicato sul territorio in cui viene eretto. Esso nello specifico dovrà essere:
 realizzato per larga parte con materie prime rinnovabili provenienti dal luogo di edificazione e lì lavorate;
 capace di essere condotto sfruttando risorse energetiche rinnovabili come il sole, il vento, la forza dell’acqua, le biomasse ecc. (dunque risorse necessariamente locali);
 capace, alla fine del ciclo di vita, di essere smaltito o per larga parte riciclato sempre in prossimità del territorio di edificazione.
Un edificio che soddisfi tutte queste caratteristiche soddisfa a nostro avviso molte delle istanze che la sostenibilità impone in generale a qualsiasi processo produttivo.
In qualche modo la risposta alla richiesta di sostenibilità sembra essere dunque il localismo: esso permette una più accorta gestione delle risorse naturali e dei territori stessi da cui vengono estratte; favorisce l’utilizzo delle risorse energetiche rinnovabili, soprattutto quella solare presente in qualsiasi luogo della terra e impedisce costosi spostamenti anche energetici di materiali. Un processo così localizzato permetterà anche la crescita socio-economica del territorio stesso che sarà chiamato a fornire prodotti e servizi per la realizzazione dell ‘edificio.
Note
1. Per approfondimenti si rimanda a: F. Pugnaloni, D. Di Fabio, G. Issini, N. Dang Minh,
?The didactic case of the teaching in Architecture and Architectural Composition III at
the Faculty of Engineering of the Polytechnic University of Marche Region’, in atti del
TIA conference 2007 ?Teaching Sustainability – Theory, Methods, Best Practice’,
Krems, Austria, settembre 2007.
2. Vedi M. Paradisi, Tra Marche e Vietnam c’è il sogno di Luther King, Corriere Adriatico
del 10 aprile 2008, Editore Corriere Adriatico spa, Ancona.
3. Per approfondimenti si rimanda a N. G. Roghen, Energia e miti economici, Bollati
Boringhieri, Torino, 1998; N. G. Roghen, The entropy low and the economic process,
Harvard University Press, 1976; sito internet www.decrescita.it.
4. K. Boulding, The economics of the coming Spaceship Earth, in: H. Jarret (editor),
?Environmental quality in a growing economy’, pagg. 3-14, Baltimore, Johns Hopkins
University Press, 1966.
5. M. Bertagnin, Bioedilizia; progettare e costruire in modo ecologicamente consapevole,
pag. 139, Edizioni G.B., Padova, 1996.

Nella foto: Prototipo di pannello composito in lolla di riso per la realizzazione di mobili ed involucri a basso costo in area cinese e indocinese (fonte: F. Pugnaloni, P. Principi, D. Di Fabio, N. Dang Minh, Il progetto di edifici a basso costo in Vietnam: problematiche e  tecnologie per la costruzione di involucri sostenibili, in ?L’involucro edilizio. Una progettazione complessa’, a cura di A. Greco e E. Quagliarini, Alinea Editrice, Firenze, 2007)

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