Giovanni Fiamingo



Premessa
Il Concorso Europeo ‘Piazze Botaniche’ di Catania poneva la difficile scommessa del dialogo fra cinque brani di città dissolti nella compagine metropolitana.
In un luogo in cui la natura è già molto forte, fosse solo per la presenza dominante dell’Etna, il Bando di concorso invocava esplicitamente l’utilizzo di ‘essenze tropicali, subtropicali e fortemente decorative’ allo scopo di ‘aumentare considerevolmente la componente naturale in città’.
Nell’elaborazione progettuale , tuttavia, più della suddetta metafora agreste è risultata determinante l’analisi dei luoghi; la lettura delle tracce: sin dal primo sopralluogo ogni sito ha mostrato la sua vocazione.
Senza forzature, quasi naturalmente, le cinque aree si sono ‘allineate’ nello spazio, lasciando emergere interessanti interrelazioni urbane.
Sul tavolo da disegno, in sintesi, la richiesta ‘componente naturale’ si è tradotta nel desiderio di trascrivere dentro il corpo urbano altri aspetti della naturalità; già presenti, strutturanti e connaturanti l’area culturale di intervento. All’interno di un approccio integrato, e di una interdisciplinarietà1 che ha coinvolto anche il mondo dell’arte, abbiamo
proposto di intervenire con una diversa concettualizzazione della Natura; trascrivendo e rappresentando spazialmente le sue componenti più arcaiche e simboliche (aria, acqua, terra, fuoco/luce; tempo), e dedicando in particolare ogni sito ad una di esse.

Sostenibile leggerezza – Piazza S. Leone. In primo piano un dettaglio del ‘Parco del Vento e degli Aquiloni’ e del sistema di mongolfiere integrato con le esigenze
pubblicitarie del centro commerciale
Attraversamenti d’acqua – Piazza Michelangelo

Sostenibile leggerezza – Piazza S. Leone
La frammentazione dell’impianto urbano offre a sud-ovest una improvvisa vista aerea di Catania.
Questo inatteso balcone sulla città ci ha fornito la chiave interpretativa del luogo, facendoci cogliere il valore simbolico di uno degli elementi archetipici con cui la cultura occidentale ha da sempre concettualizzato la Natura: l’Aria.
L’intervento si articola in due parti:
 la Piazza vera e propria: dove il tema dell’aereo, del vuoto e del paesaggio, ridefinisce lo spazio urbano risolvendone i problemi legati alla fruizione (attraverso pedane ‘galleggianti’, rarefazioni materiche, trasparenze, pensiline/ombrai, etc);
 l’ipotesi di un parco tematico dedicato all’Aria, con cui si estende l’intervento agli spazi aerei, al soprastante cielo; secondo l’ipotesi di riorganizzare il vuoto antistante e inedificato del futuro centro sociale, che viene ricollocato, ipotizzando un vero e proprio ‘Parco del Vento e degli Aquiloni’ integrato alle esigenze commerciali e pubblicitarie del prossimo centro commerciale.

Terra – Piazza Montessori, progetto vincitore
Terra – Piazza Montessori, progetto vincitore, Flessibilità e permeabilità dello spazio pubblico in rapporto ai ruderi dell’acquedotto
romano e alla colata lavica
Terra – Piazza Montessori, progetto vincitore, Rapporto fra i ruderi dell’acquedotto romano,
il nuovo limite della scuola ‘M.G. Deledda’ e lo spazio urbano

Attraversamenti d’acqua – Piazza Michelangelo
La spazialità misurata, regolare e ‘orizzontale’ della Piazza è ulteriormente confermata dalla incombente e severa volumetria dell’edilizia circostante.
In prossimità del futuro parcheggio scambiatore, il progetto colloca un elemento ‘muro’ da cui nasce un percorso d’acqua che, riaffiorando carsicamente e attraversando il varco dell’edificio porticato, invade la piazza. Il sistema ritmico e segmentato di questi piani d’acqua si dispone nel suolo come un ‘codice a barre’, infittendosi e diradandosi opportunamente: i riflessi prodotti dagli specchi d’acqua si pongono in relazione diretta con i rigidi partiti costruttivi, procurando una serie di mirate ‘distorsioni’ dello spazio.
Come su una scacchiera gli altri elementi di progetto, veri e propri frammenti evocativi, cercano di definire ambiti spaziali precisi: una grande e leggera vela, piani inclinati di terra stabilizzata e nuove alberature, prismi luminosi/vetrine e piani d’acqua si fanno interpreti di una strategia di riqualificazione dei valori urbani regalando ombre, frescura, misura dall’introspezione e luoghi di sosta.

Terra – Piazza Montessori
La strategia di progetto mette in primo piano l’importante affioramento lavico, presente fra Via Citelli e Piazza Fusinato, e la necessità della restituzione alla città degli importanti resti dell’acquedotto romano, come elementi cardine della riunificazione spaziale e funzionale di Piazza Mo
ntessori.
Terra è il motto del progetto, ad indicare il nostro interesse per una componente naturale spesso dimenticata come il suolo/sottosuolo.
Parallelamente alla risposta planare e ‘orizzontale’ del nuovo disegno urbano viene infatti individuato un itinerario ‘verticale’ e di sezione, realizzato con opere ipogee che propongono una immersione nello spessore della terra. Questo percorso/incisione attraversa gli strati rocciosi del sottosuolo e ricava un parcheggio e delle attività commerciali
nelle cavità laviche appositamente ‘scolpite’ e completate da installazioni artistiche.
La spazialità ricercata lavora sull’immagine del ‘ribollio lavico’ e della fluidità degli interstizi della roccia, proponendo un dialogo forte con la natura tellurica di Catania.

Lavico-Topografico-Luminoso – Piazza S. Maria del Gesù
L’ipotesi prospettata tenta di ricomporre la disgregazione dei vari luoghi d’intervento: l’area antistante l’Ospedale, con i magnifici ficus esistenti; quella prospiciente l’edificio del Bowling, e lo slargo antistante la Chiesa di S. Maria del Gesù. Fra le opposte emergenze della suddetta chiesa e del rigoglioso polmone verde (fra artificio e natura) si ipotizza una progressiva modellazione del suolo e dei suoi molteplici dislivelli.
La continuità del basolato lavico di progetto, solcata da lineari ‘curve di livello’ in pietra bianca di Siracusa, articola soluzioni precise e differenziate per i vari ambiti, stemperandosi in un sistema di ponti e pedane di legno che, con un disegno a ‘pettine’, penetra il folto sistema alberato, permettendo di camminare e sostare ad una certa quota dal suolo.
Le monumentali alberature esistenti hanno posto la doppia esigenza della salvaguardia degli affioramenti radicali e della loro integrazione scenica nel nuovo paesaggio urbano, conducendoci verso il conclusivo ‘sollevamento’ e la ‘trasparenza’ del piano di calpestio.
Un opportuno effetto di luce, la notte, ‘trasforma’ il suolo riprogettato in una ideale colata lavica.

Lavico-Topografico-Luminoso – Piazza S. Maria del Gesù
Ombre multiple – Piazza Santo Spirito

Ombre multiple – Piazza Santo Spirito
Questo progetto è dedicato ai siciliani e alle loro ombre, ombre famose in tutto il mondo; disegnate in maniera netta e rassicurante dalla spietata luce di un sole meridionale che rende quasi naturale stare all’ombra, o nell’ombra; facendo rimandare l’ora e il tempo del riscatto.
In questo senso, il costante movimento dell’ombra può divenire una doppia, multipla, strategia di sopravvivenza plastica: permette di rientrare in un paesaggio ‘naturale’, di opposizione di luce e ombra; e consente di misurare il tempo dell’attesa, dando contezza del momento ‘della giornata’ che si sta vivendo.
Ovviamente, questa misura del tempo può avere diverse accezioni, oscillare fra l’ironia e la tragicità, fra il sublime e il non-sense; esprimere solamente l’esattezza dei meccanismi di un orologio oppure la misura degli stati dell’anima.

Dell’ombra a noi interessa soprattutto esplorare la sua capacità di rappresentare il tempo, da intendere come la ‘componente naturale’ prioritaria con cui vogliamo attrezzare Piazza Santo Spirito.
Quello che noi tenteremo è una trascrizione architettonica del suo fascino, cercando una vera e propria architettura delle ombre.
Come il raggio di sole del poeta, possono trafiggere il suolo o risultare taglienti come la sciabola di un samurai. Aumentando la densità e la pesantezza dell’aria che investono, riescono persino a farla sprofondare nella terra, ‘incidendo’ i suoli e manifestando una loro intrinseca forza tellurica. Nel progetto, useremo le ombre per mettere in
luce l’esistente, il forte contrasto espressivo fra facciate storiche e moderne dell’area d’intervento.
Con un esplicito rimando alla luce e alle ombre della Metafisica e ai ‘soli spenti’ di dechirichiana memoria, la Chiesa di Santo Spirito si trasformerà in un gigantesco e urbano orologio solare, grazie alla solidificazione plastica delle ombre di una giornata tipo.
Quale quinto elemento introdottosi spontaneamente nella sequenza logica di progetto, il suo compito è di introdurre una metafora alchemica; riportando la necessità tassonomica della descrizione dentro le suggestive ombre della conoscenza specifica ed architettonica.

1. Il Concorso Europeo di idee e di progettazione ‘Piazze Botaniche’, Recupero di cinque piazze cittadine a Catania è stato bandito nel 2005. I progetti sono stati svolti con l’arch. M. Cimato, l’arch. urb. V. Magra, l’arch. L. Cama; cons. art.: S. Lepore, S. Milioti; coll.: A. Coco, M. Covello, A. De Luca, L. La Giusa, F. Miroddi

G.F. Università degli Studi ‘Mediterranea’ di Reggio Calabria

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Archeoclub d’Italia
movimento
di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

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