Lo svolgimento della fede Il servizio è stato realizzato per interessamento e segnalazione dell’Arch. Fabio Alessandro Fusco Chiesa dello Spirito Santo a Taranto
In questa chiesa dello Spirito Santo già dall’area di parcheggio, novello sagrato, ci accorgiamo che non si “entra” semplicemente, ma si viene accolti, “abbracciati”: fin dal primo approssimarsi, sia che si giunga con l’auto, sia che si giunga a piedi. Per entrare in questa chiesa bisogna compiere un percorso; un percorso che continua senza esaurirsi, tanto per linee interne, che per linee esterne. Chi s’incammina verso il tempio, avverte subito la sensazione di un grande respiro, come di chi prende fiato dopo una lunga, lunghissima apnea, per poi ricominciare a respirare con l’opera che gli appare. Nel mentre il credente, o il visitatore, con estrema dolcezza, passo dopo passo, sospinto da una forza misteriosa, viene attratto verso il cuore della chiesa. Questa straordinaria emozione è determinata dall’applicazione delle invarianti che consentono il recupero dell’architettura di percorso; ovvero dell’architettura che vive col tempo e si vivifica con l’uomo. D’altro canto la concezione biblica della vita, punta sul percorso e sul movimento e oggi il cristianesimo, con i Decreti Conciliari della Costituzione liturgica, dando ad ogni spazio funzione e configurazione propria, favorisce la temporalità dello spazio. Afferma il grande e compianto storiografo dell’Architettura Moderna, Bruno Zevi: “La psicanalisi e l’antropologia insegnano che l’uomo nel corso della civiltà, ha smarrito alcuni valori essenziali quali: – l’unità spazio-tempo, – la componente nomade ed erratica della vita, – la gioia di vagare senza costrizioni prospettiche”. Con l’architettura di percorso, o come dice Le Corbusier l’architettura da passeggiare, questi valori possono essere recuperati tutti.
In questa chiesa l’impianto architettonico punta sul percorso e sul mutamento, vale a dire permette di usare la quarta dimensione il tempo. Per meglio spiegare: dinnanzi ad un edificio simmetrico non ci si muove, lo si contempla e basta; per un edificio a pianta libera invece c’è bisogno di muoversi, girargli intorno, salire, scendere. Per goderlo tutto, bisogna impiegare il tempo e lo stesso risulta nuovo, sempre nuovo e diverso. Nuovo appunto perché temporalizzato. In più, l’uomo rivive l’unità spazio-tempo, recupera la componente erratica della vita, la gioia di vagare senza costrizioni prospettiche, sia orizzontali che verticali; vale a dire attraverso percorsi curvilinei, obliqui e inclinati, vaga polidirezionalmente. Percepisce la gioia di sentire e capire che gli spazi architettonici sono configurati alla persona umana. Geometricamente l’aula assembleare è semplicemente una spirale. A nessuno sfugge che nella simbolistica la spirale, oltre a rappresentare il tempo, è uno dei modi di rappresentare un percorso senza fine che collega incessantemente due estremità del divenire. Per noi, e non solo per noi, questa linea esprime appunto il collegamento del divenire continuo tra il trascendente e l’immanente; nello specifico: lo Spirito Santo. In questa chiesa veniva spontanea l’idea di realizzare il collegamento con la sola luce; ma l’architettura non è un quadro, o una scultura; non nasce per essere vissuta con l”immaginazione, nasce per esigenze concrete, quali il dover coprire, perimetrare, chiudere, svolgere azioni. Ciò nonostante, ecco che, grazie al Codice Anticlassico che obbliga alla rimeditazione di tutti gli elementi che compongono la scatola muraria, i muri hanno perduto il loro significato occlusivo e di sostegno, pur essendo rimasti – e di grandissime dimensioni. In quest’impianto architettonico essi hanno assunto un nuovo valore semantico, proprio grazie al linguaggio moderno. Attraverso la scomposizione del volume in corpi funzionali minori, vale a dire scollando le giunture e decomponendo la scatola architettonica in: soffitto, pavimento e pareti, i setti che ne scaturiscono, assumono un ruolo ben più emancipato. Ad esempio, le finestre consentono non solo l’accesso della luce, ma anche le scene e le immagini in movimento, talché tu
In questo processo di radicale liberazione dell’io e dello spazio, sta la sostanza del trapasso dalla scatola chiusa alla pianta libera. Ovvero, il passaggio dalla materia allo spazio. Solo con il linguaggio moderno il progettista rivaluta ogni parola, ed affronta senza paure l’asimmetria, e progetta senza l’uso della prospettiva che è solo una tecnica grafica. Ma cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che il progettista riesamina ogni parola sapendo che: finestra è una parola che vale per sé; terrazzo una parola che vale per sé; pilastro è una parola che vale per sé, ecc. Rompe il bisogno spasmodico di sicurezza, supera la paura della flessibilità, della indeterminazione, della relatività e della crescita; supera il timore del tempo vissuto e attraverso la forma libera, supera la paura dell’antigeometria, dell’asimmetria, dell’antiparallelismo ed emancipa il prodotto. Questo, in breve, lo stile dell’oggetto architettonico; meglio dire: linguaggio architettonico. Ma il “tempio”, com’ è organizzato? Un tempio che in concorso con la Chiesa non aiutasse a far fare autentiche esperienze del Sacro e del Soprannaturale, che non cercasse occasioni per far percepire all’uomo il Divino, non risponderebbe alla sua funzione ed ai bisogni religiosi dell’uomo d’oggi, anche se l’impianto funzionasse distributivamente. A tale proposito, il Cardinale Lercaro ammonì: “L’insistenza esclusiva sulla funzionalità dell’edificio, rischia di far perdere alla chiesa quel carattere di sacralità che le è caratteristico”. L’Arcivescovo Mariano Magrassi, affermò: “Il tempio sia un luogo insieme funzionale per la Liturgia, accogliente per la Comunità, quasi un indice puntato verso il Signore”. Per noi, la chiesa (per dirla col testo sacro), deve far scaturire spontanea l’espressione che fu di Giacobbe: “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo” (Gen. 28,17). Entrando in chiesa, quindi, ognuno di noi deve sentire, a livello quasi palpabile, l’altissima dignità del luogo che impone silenzio, venerazione, rispetto. Luogo “terribile, straordinario” e diverso: semplice, al limite del mondo visibile. Come disse papa Giovanni XXIII: “Mettete nelle chiese la semplicità, la serenità e il calore delle vostre case”.
ARREDAMENTO In diverse occasioni ha realizzato mobili su disegno di illustri progettisti. Per
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