In una villa di fine anni ‘20

Nel nostro passato più recente, quando alla data si aggiungeva l’anno dell’Era Fascista in numeri romani, l’architettura italiana ha percorso due strade divergenti ma parallele: il razionalismo e il classicismo.
In questa villa l’aspetto esterno si presenta nello stile “imperiale” dell’architettura fascista, mentre la decorazione interna, soprattutto quella realizzata nei pavimenti, alterna la monumentalità romana alla grazia più estrosa del neoclassico milanese. La recente ristrutturazione dell’arch. Alessia Garibaldi ha il merito di aver salvato integralmente questa sequenza di decorazioni policrome in seminato genovese, ormai rara da trovare a causa di un generale ostracismo per i manufatti di questo periodo.C’è un foro ovale sulla porta, a cui corrisponde un piano del tavolo in marmo di Carrara perfettamente ovale: una consonanza evidentemente voluta. I lampadari di Murano sono tutti degli anni’40. Da sotto il tavolo di Saarinen degli anni ‘50 spunta vivacissimo il pavimento originario in seminato di marmi rossi, gialli e neri con motivo di nastri intrecciati.

Solo da poco si ricomincia ad apprezzarlo e a collezionare mobili e soprammobili di quegli anni. Nell’attuale arredamento della villa pochi sono i pezzi riferibili a quell’epoca e a quello stile, vi predomina invece un certo eclettismo che va dal neo – Luigi XVI della camera da letto alla replica moderna di classici degli anni ‘50.Quel che riesce a far convivere i diversi stili degli oggetti sono proprio i pavimenti originari, dal disegno forte e dai colori caldi e dorati, che lottano contro il bianco gessoso di pareti e soffitti. Eppure anche un contrasto così evidente tra gusti di epoche diverse può diventare gradevole ed elegante, come nel caso della sala da pranzo con mobili della serie “Tulip” progettata nel 1956 da Eero Saarinen che, fuori contesto, diventano ancora più lunari e fantascientifici.

POGGIATI SUL CALORIFERO: DUE TURBANTI DEGLI ANNI ‘50.

IL GUSTO PER I DETTAGLI SI LEGGE NEI TAVOLINI ACCOSTATI AI LETTI CHE RIPRODUCONO I DECORI DELLE TESTIERE, NELLE APPLIQUE A SPECCHIO, NEI DOPPI TENDAGGI.

Molto più coerente è il risultato del bagno, dove una monumentalità marmorea di gusto attuale si sposa perfettamente al disegno originario.
Un discorso a parte meritano i lampadari artistici in vetro di Murano che pendono da quasi tutti i soffitti: risultano sempre suggestivi ed eleganti, segno che chi li ha collezionati è una persona di gusto sicuro: questa del collezionismo è forse la chiave più giusta per comprendere il gusto eclettico dell’attuale arredamento.Centralità del progetto: il mantenimento delle particolarità preesistenti degli interni di cui il pavimento in seminato alle genovese era l’elemento principale.
Innovazione: l’insieme degli ambienti è stato concepito e trattato in modo minimale; anche la scelta di mantenere le pareti e i plafoni bianchi, senza carte da parati e stucchi, corrisponde alla volontà di non creare un falso storico, ma di esaltare le preesistenze facendole dialogare col nuovo.
Uso dei materiali: essendo il pavimento originario in seminato di marmo alla genovese, anche i nuovi pavimenti sono stati fatti con la stessa tecnica.
Nuove tecnologie: gli impianti tecnici corrono tutti a plafone, mascherati da un nuovo controsoffitto.Alessia Garibaldi, architetto e Giorgio Piliego ingegnere fondano a Milano lo Studio Garilab associati. Integrano la parte architettonica con servizi di progettazione specialistica, strutturale, impiantistica, project management e realizzazione di grandi strutture.

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