Sul mare… a vele spiegate

Chi ha stile, al momento buono lo tira fuori. È il caso del nuovo proprietario di una villa in via Sopramonte a Capri, che, acquistata una costruzione di scarsi meriti architettonici degli anni ‘50, l’ha trasformata in un interno di moderno design.
Il merito è ovviamente anche dell’architetto che ha ideato il progetto, ma la sicurezza con cui sono stati messi in atto certi interventi fa capire che vi è stata connivenza, una complicità che si può permettere solo chi, scegliendo un certo architetto ne ha sposato in pieno la poetica. E indagando sul caso si capisce il perché. Il proprietario, un primario
colto e raffinato oltre che abbiente, è un collezionista di arte contemporanea, cioè una persona abituata a ricercare e a comprendere a fondo il talento altrui. Così è avvenuto nel rapporto col suo architetto: una volta scelto gli ha dato carta bianca, non l’ha frenato in niente ma si è fidato totalmente, anzi, l’ha spronato a essere personale.
Lo si può capire osservando il grande tappeto del soggiorno: questi enormi scacchi rettangolari che coprono tutto il pavimento sarebbero una presenza forte e determinante in qualsiasi casa, ancor più qui dove lo spazio è limitato e ipersfruttato.QUALITA’ DELL’INTERVENTO

Centralità del progetto: è stata creata un’architettura rigorosa che si apre sul paesaggio. L’arredo neutro esalta i volumi dell’involucro.

Innovazione: tutte le funzioni sono mascherate nei tagli longitudinali delle pareti, nel controsoffitto, nella parete attrezzata del soggiorno.

Uso dei materiali: pietra tunisina per i pavimenti e i rivestimenti, acquatech per il tappeto, parquet in quercia sbiancata per la zona notte, legno di castagno sbiancato per gli infissi e gli armadi. Per gli imbottiti e il letto: tessuti bianchi ed écru.

Nuove tecnologie: il controsoffitto del soggiorno e le pareti mascherano: luce indiretta, impianto audio e flusso dell’aria condizionata.BIOGRAFIA

MASSIMO ESPOSITO, architetto
Nato a Capri nel ‘54, si trasferisce a Firenze dove consegue la laurea con lode in Architettura con una tesi su “Il caso Como” poi pubblicata.
Nel 1980 ritorna sull’isola dividendosi tra Capri e Napoli. La sua educazione razionalista e il suo rispetto per le preesistenze lo portano ad avere una concezione rigorosa degli spazi e molta attenzione per l’ambiente, che risultano presenti già nelle prime opere capresi: le case a schiera a Palazzo a Mare, il cinema teatro L’Isola, la discoteca Number Two. Sulla stessa scia anche le opere più recenti come la riqualificazione del Teatro Trianon di Napoli, la riqualificazione ambientale di via Roma a Capri, l’Hotel dei Decumani a Napoli, la ristrutturazione di Casa Luna a Capri, l’Hotel Villa Marina a Capri, il Grand Hotel Marriot Tiberio Palace sempre a Capri.L’architetto, che ne conosceva la designer, l’ha proposto e il proprietario l’ha accettato senza batter ciglio. Un black and white con un modulo così grande non ha precedenti se non nei pavimenti marmorei delle chiese gesuitiche del Seicento e, in epoca moderna, nelle utilitarie strisce pedonali. Con quel tappeto la casa diventava automaticamente un interno metafisico alla De Chirico, perfettamente abitabile da manichini più che da esseri umani. E invece, ad arredamento completato, la casa è diventata abitabile, anzi, molto accogliente con i suoi mobili bianchi e minimali.Inoltre, filo conduttore del progetto è la scelta di sposare il rigore di un disegno dello spazio fatto con pochi tratti a un arredo più articolato ma sempre rapportato alle forme dell’architettura. La purezza dei materiali e dei loro colori (la pietra tunisina per molti pavimenti, il parquet in quercia sbiancata, il legno di castagno decapato per infissi e armadi), determinano uno spazio decisamente accogliente anche se geometricamente rigoroso.
Il bianco soffitto sospeso del soggiorno, reso immateriale dalle luci, serve anche a contenere e a smorzare l’impatto visivo del tappeto.

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