LA CHIESA DEL FUTURO

Una selva sacra nella selva urbana: vista da lontano la Sagrada Familia, irta di complesse guglie che non solo dominano la città, ma per dimensioni si confrontano con le vicine colline e col più lontano panorama marino, definendo un autentico “Landmark” il cui valore può essere raffrontabile solo con quello che nelle città storiche europee aveva la cattedrale medievale: vero cuore del nucleo urbano.
La Sagrada Familia è una presenza in cui l’artefatto si compenetra di natura. L’ornamentazione voluta da Gaudí su facciate, colonne, prospetti interni, accanto a porte e finestre, trae le sue forme dal mondo vegetale, oltre che dalla simbolica tradizionale cristiana, e movimenta superfici che, da lontano, appaiono scabre come corteccia, percorsi da fremiti di luce.
È difficile distinguere tra struttura e decoro, nella congerie multiforme che dal complesso
volume della chiesa scende di scala, grado a grado manifestando forme geometriche e oggetti scultorei apposti lungo i pilastri e sulle superfici: perché la forma generale si moltiplica in diedri, piani, stelle, fiori, composizioni astratte.
I pilastri si allargano in ellissoidi scavati su cui poggiano diramazioni che salgono angolate per sostenere il peso delle poderose guglie.
Queste oggi toccano quota 120 metri, ma a opera completata (ci vorranno ancora parecchi anni, si spera per il 2026, quando si celebrerà il centenario della morte di Gaudí) arriveranno a 170 metri (nella guglia centrale dedicata a Gesù).
Per quanto possa rievocare il gotico, la struttura della Sagrada Familia è concepita dal
suo autore per superare questo stile storico, pur non negandolo.
Gaudí ha inteso inventare uno stile nuovo, e sosteneva che questa non era l’ultima delle
grandi chiese gotiche, bensì la prima di tutta una nuova serie, capaci di mantenere la memoria del passato, ma anche di esprimersi in un linguaggio contemporaneo.Questo nuovo “stile” non va inteso guardando anzitutto alla ricchezza simbologica di cui è peraltro piena tutta l’opera gaudiana. Ma va inquadrata a partire dal concetto strutturale.
Si nota anzitutto che, a differenza del Gotico, in luogo dei contrafforti e archi rampanti esterni, l’impianto si regge sui pilastri interni che originano in alto una molteplicità di diramazioni, formando una specie di cascata che nasce da dentro per rovesciarsi fuori sulle pareti.
I pilastri sono inquadrabili come i getti di un’immensa fontana il cui dinamismo è stato raggelato, oppure come lo sviluppo di un salice piangente: questo è sostenuto dal tronco che s’inerpica verso il cielo, ma poi coi rami e il fogliame si ripiega sino ad abbracciare la terra tutto attorno. Su tale concezione strutturale il maestro catalano ha studiato a lungo, non sulla base di disegni, bensì di modelli, come soleva fare. Il museo della Sagrada Familia ospita una costruzione che chiarisce sia come procedeva Gaudí, sia come nasce la struttura della grande chiesa. Vi è un assieme di corde sospese per i
due capi a un piano orizzontale; dal punto medio di tali corde pende un peso talché la catenaria risulta allungata verso il basso.Uno specchio posto dietro a questo apparato consente di guardarlo capovolto: e nello specchio si riconosce la forma della Sagrada Familia. È come se il sistema di archi e pesi fosse congelato e rovesciato, così che anziché sostenere pesi sottoposti, esso li sospinga verso l’alto.
Il lavoro strutturale che compiono i pilastri della Sagrada Familia consiste nello spingere con energia inusitata quella struttura arborescente verso le infinità celesti.
Sino al 7 novembre 2010 la Sagrada Familia è rimasta un cantiere: l’interno era impraticabile, a causa delle impalcature. Questo non ha impedito che da un secolo ormai sia essa il simbolo della capitale catalana e che sia visitata ogni anno da circa due milioni e mezzo di persone provenienti da tutto il mondo: anche se sinora non è stato possibile entrare a visitare le navate, ma soltanto circolare all’intorno o lungo le pareti interne della grande mole.
È la dimostrazione di come una chiesa si manifesti per tale con tutta la propria struttura: nella Sagrada Familia, fin dai primi anni in cui Antoni Gaudí ne prese in mano il progetto, nei primi anni Ottanta dell’ ‘800, la forma, concepita col sistema delle catenarie rovesciate, è sempre stata inequivocabilmente intesa da tutti come quella di una grande, meravigliosa chiesa.Il 7 novembre 2010 la navata è stata aperta, e la chiesa inaugurata da S.S. Benedetto XVI. L’opera continuerà. Resta da completarsi l’apparato ornamentale interno. Mancano ancora molte guglie (ne sono state realizzate sinora 8 su 18) e la facciata della Gloria, quella principale. L’opera non è compiuta, ma tuttavia ha una sua completezza: nei modelli esistenti, nello studio meticoloso col quale il cantiere è portato avanti sotto la direzione dell’architetto Jordi Bonet i Armengol, nel lento dinamismo col quale, grazie al finanziamento dei cittadini barcellonesi e di altri contributi volontari, si approssima sempre di più a quel che Antoni Gaudí ha sognato.1866 Nasce l’Associazione Spirituale dei Devoti di San Giuseppe che intende contrastare il materialismo crescente, promuovendo la costruzione di un “tempio espiatorio” dedicato alla Santa Famiglia
1881 Grazie alle donazioni ricevute, l’Associazione acquista il terreno per la fabbrica in una zona periferica di Barcellona. Francisco de Paula del Villar y Lozano è incaricato del progetto e comincia a realizzare la cripta
1883 Dissidi sorti tra il progettista e l’Associazione portano questa a scegliere il trentunenne Antoni Gaudí per portare avanti l’opera. Questi completa la cripta con poche
variazioni, ma modifica radicalmente il progetto generale della chiesa.
1914 Antoni Gaudí si dedica esclusivamente alla Sagrada Familia
1926 Antoni Gaudí muore travolto da un tram. Ha da poco completato la facciata della
Natività. Domènec Sugrañes, continua l’opera sino al 1938. Quindi assumono la direzione
del cantiere Francesc de Paula Quintana Vidal, Isidre Puig Boada e Lluís Bonet Garí
1936 Un incendio appiccato durante la guerra civile spagnola distrugge i progetti e anche i modelli in gesso sono fatti a pezzi
1954 Si comincia a costruire la facciata della Passione, che sarà elaborata dalle sculture
di Josep M. Subirachs
2000 Si realizzano le volte delle navate
2010 S.S. Benedetto XVI inaugura la chiesa

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