ARCHITETTO, ADOTTA UNA CHIESA!

Diceva Antoni Gaudí:“Una chiesa è l’unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell’uomo.” Lo ha ricordato Benedetto XVI nell’omelia pronunciata in occasione della dedicazione della Sagrada Familia a Barcellona, omelia di cui a lato riportiamo alcuni passi. Nel numero scorso di CHIESA OGGI architettura e comunicazione già ricordavamo come il Santo Padre abbia esortato il clero a formarsi alla comprensione dell’arte e dell’architettura, attraverso opportuni insegnamenti che potrebbero impartirsi nei Seminari.
(www.dibaio.com/cultura/redazionale/sacramentum-caritatis.aspx)
È tanto più significativo che aprendo la sua omelia, il Santo Padre abbia ricordato  ciascuna delle persone che all’edificazione della Sagrada Familia ha partecipato e tutt’ora partecipa, riferendosi ai committenti, ai sostenitori, ai molteplici operatori, oltre che al “capo dei costruttori”, Antoni Gaudí. Edificare una chiesa è sempre un’opera collettiva, per quanto ispirata, informata e diretta da un singolo; questo per la Sagrada Familia è stato Antoni Gaudí, ma per Saint Denis, la chiesa capostipite del Gotico, fu un abate: Suger, che seppe collaborare attivamente con gli esecutori materiali dell’opera. (www.dibaio.com/arredamento/design/redazionale/sagrada-familia-a-barcellona-spagna.aspx)
Ricordiamo questo evento lontano nella storia, per quanto sempre presente grazie alla forza di quell’architettura medievale che resta come una pietra miliare sul cammino non solo della fede, ma anche dell’arte e della tecnologia, per evidenziare come la collaborazione tra “tecnici”, artisti e clero sia sempre alla radice delle maggiori testimonianze che la storia dell’architettura – ma si potrebbe dire più in generale la storia della cultura – lascia nel suo incedere lungo i secoli.
Una collaborazione che oggi va ricostruita: da tempo c’è un generale accordo perché la si riprenda dopo le fratture avvenute con l’emergere del “moderno” e del “modernismo”: ma la volontà di riallacciare il discorso sospeso tra arte e fede sussiste solo attraverso passi concreti.
L’edificazione di un’opera come la Sagrada Familia esemplifica con chiarezza quali possano essere questi passi: il coinvolgimento di diverse persone ciascuna per le proprie capacità e specialità, l’uso delle tecnologie più avanzate.
Se nel Medioevo gli archi rampanti erano una tecnologia innovativa e se per Antoni Gaudí lo fu l’elaborazione di forme tratte dai concetti geometrici più nuovi (conoidi, ellissoidi, superfici rigate…) che lo portarono a concepire sin dalla fine dell’800 torri alte più di qualsiasi grattacielo esistente allora, oggi il profluvio di nuovi ritrovamenti atti a rispondere alla sfida di questo inizio millennio in campo energetico, richiede di manifestarsi anche entro quell’edificio che è “l’unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo”. L’uso della tecnologia fotovoltaica è un esempio di come ci si  possa prendere cura dell’ambiente a partire da quello più vicino: l’edificio che si abita. Ma per ogni edificio – per ogni chiesa – vi sono probabilmente mille accorgimenti che possono, o debbono, essere adottati al fine di garantire che permanga nel tempo e che sia aggiornato e funzionale alle finalità proprie. Per questo ribadiamo l’iniziativa che già lanciammo su queste pagine: Architetto, adotta una chiesa! (www.dibaio.com/cultura/redazionale/architetto-adotta-una-chiesa.aspx)
(www.dibaio.com/cultura/redazionale/gli-altri-editoriali.aspx)
Non uno slogan, ma un’esortazione precisa. Se i parroci hanno mille cose di cui occuparsi, possono accettare la collaborazione di uno o più professionisti che si incarichino di seguire la vita della chiesa edificio proprio come un medico può seguire un paziente, o un trainer un atleta: prevenendo gli inconvenienti che con l’età si manifestano, proponendo miglioramenti che ne aumentino le prestazioni.
CHIESA OGGI architettura e comunicazione si propone come luogo in cui gli  aggiornamenti, gli scambi di opinioni e di esperienze, le iniziative di carattere formativo e informativo possano essere confrontati a vantaggio di tutti.Caloi
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Campane – Incastellature – Orologi da Torre – Automatismi – ParafulminiRiportiamo alcuni passi dell’omelia pronunciata da S.S. Benedetto XVI alla dedicazione della Sagrada Familia di Barcellona, 7 novembre 2010 (…) Vorrei ricordare ciascuna delle persone che hanno reso possibile la gioia che oggi pervade tutti noi: dai promotori fino agli esecutori di quest’opera; dagli architetti e muratori, a tutti quelli che hanno offerto, in un modo o nell’altro, il loro insostituibile contributo per rendere possibile la progressiva costruzione di questo edificio.
E ricordiamo, soprattutto, colui che fu anima e artefice di questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta.
(…)
In questo ambiente, Antoni Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia.
Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia.
Introdusse dentro l’edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i “retabli”, per porre davanti agli uomini il mistero di Dio rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
In questo modo, collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza.
Antoni Gaudí non realizzò tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici.
In realtà, la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza.
La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo.(…)

Testo integrale disponibile sul sito: www.vatican.vaLa vita in Cristo e nella Chiesa
Apostolato liturgico
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