Gli eventi artistici al IV° Convegno Ecclesiale di Verona

Installazioni per caratterizzare l’habitat convegnistico ed esposizioni per esprimere la tradizione ecclesiale comunicano il futuro della Chiesa Italiana. L’arte si fa comunicazione,muovendo i sentimenti ad intra, per quanti hanno partecipato all’incontro, e ad extra, per quanti sono stati incuriositi dall’evento. Strategia comunicativa a conferma che la Chiesa «è stata sempre amica delle arti liberali ed ha sempre ricercato il loro nobile servizio, specialmente perché le cose
appartenenti al culto sacro fossero veramente degne, decorose e belle» (CONCILIO ECUMENICO VATICANO II,
Sacrosanctum Concilium, 4 dicembre 1963, 122).Tanto nei paesi di antica quanto in quelli di recente evangelizzazione,
essa ha dimostrato di essere committente nel favorire innumerevoli forme di arte, al fine di inculturare la fede, di annunciare il vangelo, di esprimere il culto, di evidenziare la carità. Per questo «l’arte cristiana, bene culturale quanto mai significativo, continua a rendere un suo singolare servizio comunicando con straordinaria efficacia, attraverso la bellezza delle forme sensibili, la storia dell’alleanza tra Dio e l’uomo e la ricchezza del messaggio rivelato» (GIOVANNI
PAOLO II, Allocuzione, 31 marzo 2000).
Non per nulla nel 4° Convegno Ecclesiale Nazionale, celebratosi in Verona dal 16 al 20 settembre 2006, grande risalto è stato dato all’arte, tanto per esprimere la continuità della Tradizione ecclesiale, quanto per indicare la contemporaneità del Messaggio cristiano. Claudio Parmiggiani ha creato il bozzetto per il fondale delle manifestazioni. Una campitura a croce scura illuminata all’interno da una fiamma ambivalente nel mostrare, sia il Crocifisso torturato, sia il Risorto glorificato. Innumerevoli artisti si sono prodigati, facendosi voce di bellezza per esprimere la novità del vangelo. Tra di loro credenti e non credenti, accomunati dall’impegno rigoroso ed onesto di sintonizzarsi con la spiritualità cristiana e di mettere in discussione le posizioni personali. L’arte infatti non è riducibile a riuscita estetica ed esternazione ideologica,
è, invece, intuizione sofferta, sperimentazione faticosa, impegno diuturno. In questo senso accompagna ed enfatizza la ricerca religiosa.

Nelle finestre: Il Risorto, installazione di Claudio Parmeggiani (foto Romano Siciliani).
Mostra “L’arte e Dio”, Hermann Nitsch Omaggio a Don Giuseppe Puglisi.
Mostra “Via Lucis”, Carla Caldonazzi Gesù si manifesta nello spezzar del pane.

Emblematicamente il Segretario Generale della CEI, Mons. Giuseppe Betori, si è pronunciato asserendo che la Chiesa è «sempre più convinta che il linguaggio dell’arte non è semplicemente accessorio rispetto al centro dell’esperienza cristiana, quasi una sua appendice decorativa. Al contrario, come attestano secoli di storia, esso ne costituisce una modalità specifica di attuazione, legata al ruolo sostanziale che l’Incarnazione ha nella fede cristiana».
Quattro itinerari artistici hanno offerto l’occasione di meditare sul tema del Convegno non solo concettualmente, ma anche emotivamente, non solo con la propria intimità, ma anche con quella degli artisti. Un primo itinerario in prospettiva storica: Splendori del risorto.Arte e fede nelle Chiese del Triveneto; un secondo in prospettiva personale L’arte e Dio. La scommessa di Carlo Cattelani; un terzo in prospettiva liturgica Via Lucis. Concorso artisti UCAI; un quarto in prospettiva
formativa Staurós. Le arti figurative e il rapporto con il Sacro.
L’arte nel segno della Risurrezione ha così generato negli individui e nella collettiva il senso dell’Einfühlung, cioé «la capacità di avvertire, per via di sentimento, ciò che per via di pensiero non si riuscirebbe a capire e ad esprimere» (PAOLO VI, Allocuzione, 7 maggio 1964). Gli artisti patrocinando la bellezza hanno così tradotto l’ineffabile «nel circolo delle umane cognizioni, et quidem di quelle facili e felici, ossia di quelle sensibili, cioè di quelle che con la sola visione intuitiva si colgono e si carpiscono» (PAOLO VI, Allocuzione, 7 maggio 1964).
La forza della storia. Opere d’arte di vari secoli, presenti nel territorio veneto, hanno confermato il genius loci di matrice cristiana, assicurando che la grandezza di una generazione è nella capacità di fruire delle generazione precedenti. Ne deriva un pellegrinaggio dove la bellezza dell’arte mostra l’importanza della fede e la diversità degli enunciati. L’attuale epoca deve riprendere forza artistica e dinamicità spirituale, riagganciandosi con novità d’intenti al proprio passato.
L’originalità della testimonianza. Cattelani ha giocato la carta dell’arte, ruminando con artisti a lui coevi i segreti del sacro e i manifesti della fede, così da continuare a «dire Dio» nei tormentati linguaggi del ‘900. In tale percorso si scoprono i germi spirituali di un secolo che pur rompendo con la tradizione pregressa e con la ritualità cristiana, non ha omesso una sincera ricerca spirituale.
Il fine della liturgia. Nella logica dell’incarnazione le forme sensibili dell’arte sono egregia espressione delle realtà divine del culto. L’UCAI ha indetto un concorso invitando i suoi artisti a comporre una Via Lucis. Questa ritualizza le esperienze postpasquali dei discepoli con il Cristo Risorto. Si sono selezionati 14 artisti, uno per stazione, così da realizzare
un’installazione a più mani che è stata posta in una chiesa di Verona.
L’urgenza della formazione. Di grande successo è stato l’evento organizzato dalla Fondazione Staurós, articolato in tre settori: una riproposizione della XII Biennale di Arte Sacra Contemporanea che ha sviluppato il tema sulla testimonianza del Risorto; una selezione delle operedel Museo Staurós che documentano l’ultra trentennale impegno di tale istituzione nel ritessere l’alleanza tra Chiesa e Arte; una campionatura d
i realizzazioni eseguite in occasione
dei tre Corsi di Arte Cultuale, offerti ai diplomati delle Accademie di Belle Arti presenti nel territorio italiano, che mostrano nuove metodologie di percorsi formativi.Vescovi e laici hanno così verificato come gli artisti contemporanei continuino a confrontarsi con il mondo ecclesiastico attraverso istituzioni, come la Staurós, che oltre ad attivare una
pastorale per gli artisti, sta tentando con buoni esiti di responsabilizzare gli artisti nell’azione pastorale. Ne è derivata una proposta foriera di interessanti sviluppi. Al fine di attivare un confronto interdisciplinare ed un incontro interpersonale tesi a sperimentare il sacro cristiano con forme d’arte autenticamente cultuali, si vuole, infatti, creare una «denominazione di origine controllata». Tale marchio «NEL SEGNO DI STAURÓS» potrà così suggellare tanto
la qualità artistica, onde sfuggire dall’intasante paccttiglia, quanto l’idoneità religiosa, onde evitare perniciosi sincretismi.
Da Verona l’arte contemporanea esce nuovamente affrancata dalla Chiesa. Arte che deve «formattare» in modo organico lo spazio di culto. Chiesa che vuole compromettersi con le culture odierne per annunciare il vangelo, per cui chiede all’arte contemporanea comprensibilità e appetibilità, così da riqualificare l’immaginario collettivo.

Rev. Prof. Carlo Chenis, SDB

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