Architettura neorazionalista Progetto: Leonardo Maria Contissa, architetto L’area destinata alla villa era contornata da boschi e da un vivaio di piante d’alto fusto, e il committente voleva un’architettura che permettesse, a lui e alla numerosa famiglia, di vivere a stretto contatto con la natura. La villa, di forte immagine, si richiama al varoloso razionalismo comasco dell’anteguerra. Il “colpo di teatro” lo hanno gli ospiti seduti in salotto quando vedono aprirsi i pannelli e comparire, come per sortilegio, una tavola improvvisamente imbandita. L’articolazione generale della villa è stata costruita contrapponendo Muri portanti in pietra a spacco fanno da quinte materiche che dinamizzano lo spazio e l’organizzano in prospettive parallele. Il soggiorno è dominato dalla struttura in legno lamellare che sostiene il tetto a una falda. Nella zona d’ingresso il tetto ha un notevole sbalzo per formare un portico continuo. Il secondo blocco, chiuso tra
L’architetto Contissa a questo proposito così si è espresso: “Al di là delle architetture di moda che arrivano dall’estero, generate da uno stile di vita e da esperienze culturali diverse dalle nostre, noi cerchiamo di riscoprire le nostre radici e di evolvere da punti di partenza ancora oggi validi. Ci sentiamo vicini ai razionalisti della scuola di Como degli anni ‘30, ma anche alla più recente architettura della confinante Svizzera, che ha prodotto opere interessanti in situazioni geografiche e culturali non dissimili dalle nostre; penso al Canton Ticino, dove molti si sono collegati all’esperienza del Razionalismo storico italiano, in particolare a quello comasco. Per quanto riguarda la scelta dei materiali mi sono ispirato alla situazione limitrofa molto verde, costituita da lotti agricoli e da vivai di piante ad alto fusto, e ho preferito adoperare materiali naturali che armonizzassero con l’ambiente. Ad esempio: il legno per i pavimenti e per le travi del tetto, la pietra a spacco per alcune pareti così caratterizzate. Tali materiali entrano ed escono dalla casa, dando una sensazione di continuità tra interno ed esterno: questo era proprio ciò che il committente ci aveva posto come obiettivo principale.” (Sopra: Tavolo di Carlo Scarpa, Simon Ultramobile; sedie, Cassina.)
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