ANTONIO FILARETE

Detto l’Averlino, architetto e scultore fiorentino, vissuto nel sec. XV, di cui il Vasari fa cenno unitamente a Simone fratello di Donato. Come scultore si nomina di lui la porta in bronzo fatta fare per la basilica di San Pietro in Roma da papa Eugenio IV dopo l’anno 1439.
Messovi mano egli e Simone, penarono dodici anni a finirla.
Nulla di più bizzarro della composizione di storie sacre commiste a profane, mitologiche e simili; perché a buon diritto ebbe a dire il Bottari: “Tante belle cose ch’erano in San Pietro, fatte da uomini eccellenti, sono state mutate; e questa porta, che per molti capi meritava d’essere distrutta ancora esiste!”.

Nell’infrattanto fecero in San Pietro alcune sepolture di marmo di papi e cardinali, che sono andate, nel fare la nuova chiesa, perdute.
Ma più conosciuto è Antonio per le opere architettoniche.

Nel 1456 costrusse in Milano, chiamatovi da Francesco Sforza, buona parte dell’Ospedale maggiore; in Bergamo diede il disegno del duomo, che riuscendo troppo piccolo, ne fu sospesa l’esecuzione, e dipoi condotta a termine su disegno del cavaliere Carlo Fontana.
Dettò un Trattato di architettura, che nel 1464 dedicò a Piero de’ Medici.
Il manoscritto mediceo si conserva nella Magliabechiana (classe XVII, cod. 30), ed un
altro nella Palatina.
Simone, dopo avere molte opere condotte in bronzo, in legno e in marmo, si morì di anni cinquantacinque; Antonio, essendo tornato in Roma, morì d’anni sessantanove, e fu sepolto nella Minerva. Furono suoi discepoli Varrone e Niccolò fiorentini, Pasquino da Montepulciano e Bernardo Ciuffagni.

Fonte: Cicognara, Storia della scultura – Vasari, Le vite (Le Monnier, con note).

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)