UN LOFT DI RIGOROSA SEMPLICITÀ


Riprogettare una grande struttura di archeologia industriale.

I volumi sono la caratteristica emergente di questo intervento articolato su due livelli per un totale di 400 mq, insieme alla luce (artificiale e naturale) che scandisce e fa risaltare gli spazi e le forme con magici giochi di chiari e di scuri. Tutto questo è reso possibile da un lucernario che coinvolge tutta
la capriata, lunga venticinque metri e alta due e mezzo, costruita in metallo e vetro, in modo da diventare una cortina trasparente.

Progetto
Arketipo Design
Testo a cura di Walter Pagliero
Foto Ludovico Bonsignore

I due architetti che hanno progettato e realizzato questa ristrutturazione con relativo arredo, Marco Rosa, titolare dello studio Archetipo Design e Federico Bianchi, per dominare al meglio la vastità dell’ambiente, hanno preso come punti cardinali le tipologie in cui si articola un tradizionale centro urbano: la piazza, dove confluiscono tutti i percorsi, a cui è stata data un’altezza di otto metri; il ponte, costituito dagli elementi di collegamento, cioè la scala e la passerella; la scatola, identificata nella cucina a cielo aperto, che dialoga con il pranzo; il totem, che è il mobile di servizio per preparare e mettere in tavola pranzi e cene.

Il colpo d’occhio dall’alto mette in rilievo il gioco,
che si ispira al neoplasticismo, dei rettangoli paralleli.

Vero e proprio perno distributivo del primo livello è il living, elemento indispensabile delle relazioni sociali, da cui si diparte un dedalo di quinte e di schermi: la scala in acciaio, i pilastri paleoindustriali, il grande mobile della zona pranzo, il camino dalla spirituale verticalità e la scatola-cucina.
Il risultato finale è una visione minimalista che predilige materiali diafani privi di colore e di corporeità. Da un unico punto di vista (il ponte per l’appunto) si può godere un panorama quasi completo di questa abitazione, dove vince su tutto la percezione in black and white di forme e spazi funzionali. È il risultato finale di un ascolto attento delle preesistenze, dei messaggi provenienti dalla paleoindustria di più di un secolo fa, delle mille voci che hanno costruito con fatica la nostra società tecnologicamente evoluta.

Le occasioni di un grande spazio.

 Dormeuses e divani minimalisti, MDF. Illuminazione con fari AR 111 da incasso, retroilluminazioni al neon, fari da incasso dicroici, luci a parete dicroiche di: Viabizzuno, Wever e Ducré, Davide Greppi, Fabbian, Simes, Panzeri.
 Cucina, Lube; elettrodomestici, Smeg. Rivestimento a parete in travertino naturale, parquet in assi di legno wengè spazzolato bisellato e oliato.

Biografia

MARCO ROSA
architetto
Nel 1989 si laurea al Politecnico di Milano. Dal 1991 opera come architetto d’interni per privati e vari settori commerciali (abbigliamento, gioiellerie, farmacie e negozi di ottica) per i quali, oltre alla ristrutturazione dei negozi, cura l’immagine coordinata. Nel 2001 fonda la società “Arketipo design” dove prosegue l’attività supportato da una propria affiatata équipe.

QUALITÀ DELL’INTERVENTO
Centralità del progetto: un intervento radicale che pur salvando la presenza delle strutture paleoindustriali, si struttura con un bagaglio linguistico rigoroso e personale.
Innovazione: si sono riutilizzati elementi strutturali dell’architettura industriale come ridondanza della funzione statica (vedi i tanti pilastri che ora sorreggono un piccolo soppalco).
Uso dei materiali: domina il bianco assoluto di pareti e soffitti, accostati a pavimenti in legno wengé bisellato di forte impatto visivo.
Nuove tecnologie: l’illuminazione ottenuta con retroilluminazioni al neon.

In Edicola

 Nella foto grande, la camera da letto padronale con letto e armadi, Lago.
Nella foto piccola qui accanto, scala e passerella con parapetti in acciaio inox satinato su disegno dello Studio Arketipo.
 Nel bagno: sanitari, Flaminia, vasca, Kos, rubinetti, Zucchetti, doccia, Megius.
 Serramenti interni in
alluminio naturale anodizzato e vetro trasparente, Adotta.

Molte parti della casa sono state circondate,
ma non chiuse, da pannelli rettangolari in cartongesso.

I mobili scelti per arredare questi spazi sono quelli minimalisti dalle forme geometriche semplici.

 

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