Tradizione e innovazione nelle vetrate

Piero Modolo, titolare di Caron Vetrate Artistiche, ha eseguito tutte le vetrate del Santuario di Loppiano, su disegno delle Artiste del Centro Ave. Gli abbiamo chiesto di parlarci della sua attività.
Quale l’importanza di un nome storico, come Caron Vetrate Artistiche, per l’attività attuale: che responsabilità comporta, che impegno rappresenta?

Mediamente un’attività, guardando le statistiche, ai nostri tempi dura trent’anni. Per la Caron essere già nati nella metà dell’Ottocento, più che importanza è “significato” cioè aver dato ai manufatti prodotti quella qualità che difficilmente al giorno d’oggi si può riscontrare ma che nell’arte vetraria è necessario continui ad esserci. La responsabilità sta nel continuare ad essere all’altezza di quel che si progetta, e produrre riconoscendo quale importante background si possiede.
Quali le difficoltà e le soddisfazioni maggiori che si incontrano nella realizzazione di vetrate su disegno di altro artista? La trasposizione di una pittura su vetrata implica una reinterpretazione o è un’operazione “meccanica” che potrebbe essere realizzata da una macchina a controllo numerico?

La difficoltà maggiore sta nel fatto che pochi sono gli artisti che sanno interpretare la materia vitrea, di conseguenza i loro bozzetti necessitano di modifiche e correzioni, che il vetratista deve apportare senza uscire dal seminato progettuale dell’artista stesso. Questo delicato problema dell’interpretazione è “tutto italiano” e storicamente deriva dalla divisione netta tra la figura dell’artista e quella degli ateliers. La reinterpretazione del progetto, riguarda il suo insieme e non ambiti artistici a sé stanti, come la decorazione pittorica sulle tessere o il controllo dinamico della tramatura plumbea. Oggi abbiamo una sconfinata tecnologia informatica che può creare simulazioni digitali e modelli interpretativi di disegno e di colore.Tutto ciò diventa relativo se non poniamo al centro del lavoro, la sensibilità e l’esperienza del vetratista, che è chiamato a “leggere” l’unicità del bozzetto in tutte le sue parti, esaltandone l’estetica, al fine di una quanto più corretta interleggibilità con la sua trasposizione vitrea.Tale operazione non è alla portata di nessun sistema digitale.
Quale l’importanza dell’aggiornamento tecnologico e scientifico per la realizzazione e per il restauro delle vetrate? Quali gli avanzamenti recenti più cospicui?

L’aggiornamento tecnologico unito alla ricerca scientifica è di assoluta necessità. La tessera vitrea dipinta va vista come un’insieme di materiali simili: il supporto e il pigmento. Quest’ultimo, detto grisaglia, è riassumibile al vetro stesso. Certo, con caratteristiche bassofondenti, composizioni e strutture chimiche ben distanti dalla sottostante tessera, ma con un’affinità che le permette, una volta portata sopra ai seicento gradi, di “incorporarlo” saldamente. Lo studio delle alterazioni deve quindi partire dal presupposto che siamo di fronte ad un’interfaccia vitrea. Essa si comporterà diversamente in relazione ai diversi agenti del degrado. Se poi pensiamo che le tessere dipinte sono legate a piombo con delle goccioline di stagno fuso nei giunti dei righelli, la casistica d’intervento dovrà prevedere anche tutte le alterazioni legate a questi due metalli. La collaborazione di istituti di ricerca con aziende come la nostra è diventata fondamentale, soprattutto nella fase conoscitiva del progetto di restauro. Attualmente stiamo collaborando con i laboratori di ricerca della Facoltà di Chimica Inorganica dell’Università di Padova; l’ultimo studio, che è stato oggetto di ricerca nei laboratori del Louvre di Parigi, riguarda una particolare forma di alterazione superficiale che si sviluppa ad anelli. Inoltre ci stiamo muovendo in termini di protezione con una serie di prove sperimentali e simulazioni su camere di invecchiamento, e riguardano consolidanti e protettivi di nuova generazione.

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