Una villa a due ali nello spirito della corte rustica

Vivere in campagna mette in contatto con realtà abitative di altri tempi, come le corti contadine nate da tipologie aristocratiche cinquecentesche.

Chi non ha visitato le ville di Palladio con barchesse (le due ali costruite di fianco agli ambienti padronali per contenere i raccolti e gli strumenti agricoli) forse non può cogliere nelle immagini di questa architettura contemporanea la valenza conviviale e il suo significato di privacy protetta in mezzo alla natura. Com’è documentato nei dipinti del ‘500, la vita che gli aristocratici conducevano in villa durante la bella stagione veniva trascorsa soprattutto in giardino, seduti attorno a lunghi tavoli dove prima si pranzava e poi si conversava e si faceva musica. Era un rituale mondano dove era importante il contributo musicale, solitamente fornito da suonatori di liuto professionisti, ma anche dai padroni di casa e degli ospiti che da veri gentiluomini avevano studiato musica ed erano in grado di improvvisare madrigali e canzonette seguendo lo spartito musicale.Gli stili di vita sono cambiati ma la convivialità rimane, e pranzare all’aperto protetti da un edificio di questo tipo continua a essere molto piacevole, perché riesce a comunicare un senso di privatezza senza per questo venire separati dal paesaggio naturale circostante. Il giardino non è più quello geometrico del ‘500, oggi bastano poche piante disposte in maniera asimmetrica per ricreare simbolicamente la natura in un rinnovato “locus amenus”.

La piscina e il giardino sono stati realizzati da Tecno Garden di Sezzadio (AL). Il giardino ha un prato all’inglese con cespugli di arbusti, verdi o fioriferi, contornati da basse bordure, disposti in modo asimmetrico.
La continuità con l’impianto ortogonale della villa è ottenuta mediante percorsi segnati da lastre di pietra quadrate infisse nel prato. Il progetto prevedeva una corte chiusa secondo la tradizione, il cliente ha preferito aprirsi al panorama.Questa è una villa unifamiliare che vuole mediare tra la continuità dei caratteri tradizionali e uno stile di vita decisamente contemporaneo. Ed è la tipologia della struttura fa da trait-d’union tra il passato e il presente, ripresentando in forme semplificate la geometria complessa di un corpo centrale sopraelevato al centro di due ali parallele.
Intorno vi è un’area pianeggiante a vocazione agricola dove questi volumi spiccano come una cattedrale nel deserto: un effetto voluto che ricalca un’attitudine sociale, antica come la proprietà terriera, che tende a segnalare la presenza dominante del proprietario nei confronti di un ambiente contadino caratterizzato da piccole case diffuse nella tenuta. “E’ stata un’occasione per riflettere sulla tradizione edile locale e sull’antico tema della corte – precisa l’architetto – una tipologia costituita da fabbricati in mattoni, con volumi residenziali e di servizio contigui ma contrapposti, che tendono a creare uno spazio interno delimitato e chiuso da alti muri di separazione.”Nella semplice composizione “a U”di questa villa è evidente il riferimento al carattere introverso di quelle costruzioni agricole che privilegiano lo spazio privato e la vita di tipo familiare, contrapponendoli alla vastità estranea della natura. Ma in questo caso i committenti hanno preferito lasciare aperto il lato verso la piscina e il parco per avere una vista che sconfinasse nella natura. Così facendo hanno riportato l’architettura verso l’archetipo palladiano (illustrato nella pagina precedente), pensato quando dalla villa si voleva dominare anche visivamente la proprietà. “L’occhio del padrone ingrassa il cavallo” diceva la saggezza popolare; per questo l’aristocratico, che d’inverno abitava in città, con la bella stagione si trasferiva in campagna e più o meno discretamente sorvegliava che tutto il lavoro agricolo si svolgesse nel migliore dei modi. Qui il motivo fondante della villa non è lo stesso, ma tale tipologia, sperimentata felicemente per secoli, funziona bene anche in questo caso.
La cucina si trova all’inizio di una delle due ali, vicina alle due zone pranzo: sia a quella interna sia a quella esterna.
In questo caso si è voluto separare la cucina dalle altre stanze facendone uno spazio conchiuso in grado di trattenere odori e vapori, senza ricorrere all’aiuto di cappe superaspiranti perché la percezione degli odori per il cuoco è molto importante).
La bella scala elicoidale in acciaio e legno è stata realizzata dallo Scalificio NG di Busto Arsizio su disegno dell’architetto Bezzon. Conduce alla parte alta della torretta centrale da dove si domina sia l’ingresso frontale che la corte che la piscina e il parco circostante.Il camino a sospensione è il modello “Mezzo Focus”di Dominique Imbert prodotto dall’azienda francese Focus di Viols-le-Fort. I pavimento sono composti da un intarsio di doghe di legno e lastre di pietra su cui sono disposti tappeti persiani e caucasici di pregio.
Nato a Gallarate (Varese), con studio nella stessa città, si laurea nel 1990 in architettura al Politecnico di Milano con una tesi sulle problematiche idrogeologiche ed architettoniche dell’alta Valtellina. Inizia l’attività professionale collaborando con alcuni Enti ed occupandosi di opere pubbliche e di ecologia; svolge attività di progettazione architettonica ed urbanistica, realizzando in modo personale i progetti o il recupero di edifici residenziali, industriali e pubblici, nonché di spazi urbani.
E’ esperto in tutela ambientale ed è membro di alcune Commissioni per il Paesaggio.
Nei suoi progetti cura molto l’inserimento dell’architettura nel paesaggio tenendo conto delle preesistenze.Nella facciata verso il giardino le due ali terminano con due solenni torrette forate da piccole finestre di forma ovale. La copertura a quattro falde con struttura lignea a vista viene separata, quasi sospesa,sopra pareti intonacate di bianco. L’effetto è psicologicamente protettivo e nello stesso tempo liberatorio per il dilatarsi dello spazio verso l’alto.
Qui vi sono le camere dei ragazzi con relativo bagno, e la stanza da letto principale con bagno e cabina armadio. Quest’ultima, distribuita su due livelli, si affaccia su un terrazzo utilizzabile per la prima colazione: l’elemento di raccordo è una leggera scala in acciaio aggrappata alla parete, curiosamente senza corrimano in quanto i proprietari, amando le arrampicate in montagna, non soffrono di vertigini.I diversi spazi rimandano l’uno all’altro e si concatenano secondo una sapiente alternanza di luci. La configurazione a corpo centrale con due ali e tre torrette permette percorsi molto articolati con piacevoli prospettive sia in lunghezza che in altezza. Per chi visita questa casa per la prima volta ha la sensazione di addentrarsi in un labirinto con continue sorprese.

La copertura a falde con struttura lignea a vista sorregge un manto in laterizio, i tradizionali coppi. Qui, nelle due torrette prospicienti il giardino, le finestre sono ovali come in antico.

Lavabi “Minuetto” e vasca “Spoon” di Agape. Rubinetti “Font” di Gess. Sanitari”Foster” di Duravit. Scaldasalvietta “Mahn” di Brem.

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