Toni Benetton

 
Tratto da:
Il ferro battuto N°14
Toni Benetton

Il percorso fra bellezza e poesia
“…(la scultura) fa che io non resti nelle tre dimensioni, dove si nasconde la morte. Fa che io non sia prigioniera di uno stile, ma una disinvolta sostanza. Fa che io sia l’insondabile architettura per raggiungere l’universale.” Arturo Martini (1889-1946).

“L’officina di Antonio Benetton é come un circo equestre: in essa avviene la stessa sequenza di giuochi e di sorprese proprio se come una fanfara leggera e saltellante e i ripetuti schiocchi di frusta ne annunciassero l’uscita. Egli é il grande animatore del circo, il padrone che crea e presenta ogni sorpresa, ogni creazione e attorno a lui i suoi operai tutti ravvivati come giovani atleti, come giovani acrobati tra cascate di scintille di ferro incandescenti, tra squilli di lamiere battute, tra i colpi ritmati sull’incudine come dovesse iniziarsi un numero di danza. É in un’officina cosí festosa e laboriosa che Benetton opera la sua arte difficile. Il suo entusiasmo creatore, che é pari alla sua potente forza muscolare, ha scelto il ferro come materia da modellare. E scegliendo il ferro ha voluto tenerlo quanto piú gli é stato possibile vicino alla sua essenza primordiale, scoprendo segrete nobiltá che nel lungo corso dei secoli non erano mai state valorizzate. É riuscito ad imporre al ferro una plastica statuaria incredibile. Antonio Benetton, che nella sua giovinezza era stato discepolo di Arturo Martini, conferma come il suo mestiere ha la possibiliá dei miracoli.” Giovanni Comisso (1957)

Chi meglio del discepolo Toni Benetton ha raccolto questo testamento forgiandolo e modellandolo all’arte del ferro? Questo artista è considerato uno dei piú grandi scultori italiani, le sue opere sono esposte in diversi musei di arte moderna nel mondo. Ha vinto premi, ha tenuto numerose mostre personali e partecipato su invito a mostre collettive. Artisti del ferro battuto sono approdati, prima o poi, da tutto il mondo all’Accademia del Ferro da lui fondata. Toni Benetton nasce a Treviso in un sobborgo noto come le “Acquette”. Impara prestissimo ad amare il ferro nella fucina di uno zio fabbro, dove scopre con estremo stupore la malleabilitá del ferro forgiato. Giovanissimo incontra a Milano i grandi maestri fabbri del ‘900 italiano: Mazzucotelli, Rizzarda da Feltre, Bellotto da Venezia, Calligaris da Udine. É nel 1946, dopo un periodo di insegnamento, che il Maestro inizia la sua attivitá artistica, prima a S.Artemio di Treviso, dove organizza anche un’operosa fucina fabbrile con 35 collaboratori, e dove maturerá e si affermerá artisticamente anche il figlio Simon, in seguito, dal 1967, a Marocco di Mogliano Veneto. É lí che esplode il carisma e la carica creativa dell’artista, lungo un’ampia strada che conduce da Venezia a Treviso, strada antichissima carica di storia e d’arte su cui si affacciano numerose e belle ville antiche, è lí che una villa veneziana del ‘500 diventa “Villa Benetton La Marignana” sede del museo intitolato a Toni Benetton e dell’Accademia Internazionale del Ferro. Dal 1968 la villa è diventata nelle mani del Maestro un luogo d’arte e di cultura dove la bellezza architettonica e naturale fanno da cornice all’opera dell’artista. Nelle adiacenze della villa, disposta su due piani anticamente adibiti a granai e cantine, dove sono ancora sistemati i caratteristici sostegni delle botti, si snoda una raccolta antologica che percorre 50 anni di creativitá, sempre in evoluzione, dal 1946 al 1996, anno in cui lo scultore è venuto a mancare. Particolarmente suggestivo é il parco della villa ove é evidenziato il cammino di Toni Benetton, teso alla ricerca di soluzioni strutturali ed estetiche connesse al rapporto tra creazione plastica e contesto ambientale. É infatti il contrasto o il richiamo fra le astratte forme delle imponenti sculture, gli elementi e gli spazi naturali, a dare spettacolo per chi, camminando nel verde da un’opera vivibile all’altra, vada costruendo un suo unico, di volta in volta diverso percorso di poesia e bellezza. Tra le macrosculture presenti si impongono, “Le Anime” (1964, successivamente “Memoria di una cattedrale”) per la quale nel 1965 fu conferito al Maestro il I° Gran Premio per la macroscultura alla Quadriennale di Lindau; le “Forme Ogivali” (1967) sintesi di una intuizione cosí espressa dallo stesso scultore: “…il ferro é un materiale che nasce dalla terra e sale verso il cielo. Ho ideato sculture verticali con il cielo per sfondo superando grandi problemi tecnici.”; la “Croce” (1968) che inquadra, vivibile, il paesaggio sacro al centro; la “Grande Sfera” (1975), esposta nel 1986 alla Biennale d’Arte di Venezia, all’interno della quale Toni Benetton sembra voler racchiudere il suo itinerario plastico. Oltre la strada, non lontano lungo le sponde del fiume Dese, resta il suo atelier-officina, fucina di tante creazioni, silenziosa ma non deserta, abitata com’é dagli strumenti che furono del maestro come l’incudine, il maglio, la forgia e altri mille utensili di questa arte che sollecita vigore e delicatezza allo stesso tempo, creativitá e precisione, ispirazione e concreta materia. La matrice artistica ed intellettuale di Benetton è sempre feconda grazie alle numerose iniziative che la moglie Ada promuove, conservando così vitali le opere raccolte nel museo che porta il nome del Maestro.
Gabriele Buratto

Alcuni dei premi conseguiti:

  • 1957 Milano, Triennale mostra delle produzioni d’arte, sezione metalli. Medaglia d’oro.
  • 1961 Corridonia -MC-, Premio nazionale di pittura e scultura “Luigi Lanzi”.
  • 1963 Pordenone, XVII fiera. Medaglia d’oro.
  • 1965 Lindau, Quadriennale del metallo. Premio per la plastica monumentale.
  • 1968 Assisi, Premio Cittadella di Assisi. “Cristo nella civiltá delle macchine”.
  • 1977 Napoli, Premio Pontano. Medaglia d’oro.
  • 1978 Stia,
    I° Mostra toscana di scultura.

Toni Benneton

 

 

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