Recensione

Omaggio al cielo di Puglia

a cura di Viviana Guadalupi

Discendendo dalla dorsale appenninica, a giungere in terra di Puglia, ci sorprende per primo il cielo. Ma non è un fatto
improvviso! È come se fossimo introdotti piano dal mutare delle luci e della consistenza dell’aria, un pulviscolo rarefatto e rosso che man mano assume maggiore definizione. Una nuova molle percezione ci culla finché non ci rendiamo
conto del colore pulito del cielo. Immancabile il cielo nel reportage di Angelo Golizia, Masserie, così lo definisce l’artista stesso, edito Leonardo International. Questo volume deve aver avuto origine proprio dal colore del cielo, specchio di quello del mare, cupola di quello della terra di distese smarginate di ulivi secolari, coperta stellata o nuvolosa di antiche tradizioni che si perpetuano imperterrite in luoghi tipici quali le masserie. Il libro fotografico prende il titolo da queste ultime, ma quasi mai le ritrae separate dal cielo. Pare proprio esse siano il pretesto per raccontare storie di uomini e di
una terra dall’identità forte e dalla sensorialità accesa, nonostante la desolazione e l’isolamento in cui risiede… o forse proprio per questo! Lo scorso 11 novembre, nello storico Bar Taveggia di Milano, Masserie è stato presentato, oltre che
dall’autore, da Domenico Blasi che ne ha curato la sessione storica e da Lanfranco Colombo che ha scritto l’introduzione, alla presenza del prefetto della città Bruno Ferrante, di Martina Mondadori e di quanti hanno contribuito a definire l’intero progetto.

I quadri fotografici che compongono l’opera sono descrittivi di una struttura architettonica, testimonianza storica dell’economia e dell’assetto sociale della comunità che abitava le masserie e sopravviveva grazie ad esse. Al tempo stesso è un lavoro introspettivo che parte dal background dell’autore fino a trasmutare nelle esperienze di coloro che ancora mantengono vivi i mestieri delle masserie. Angelo Golizia ha raccontato di aver preferito non ritrarre i volti dei personaggi. A disegnarne i lineamenti e a raccontare la storia di ognuno di loro restano le immagini dei muri candidi come la neve estranea a questi luoghi afosi, rigati da crepe mai mortali, punteggiate da finestrelle aperte al cielo. Immagini a colori e immagini in bianco e nero, di ombre o sagome stagliate sull’orizzonte vasto sgombro di nuvole, frammezzate da quelle di piante e frutti colorati incandescenti. Immagini immobili di rampe di scale di pietra e movimentate di animali da lavoro; immagini panoramiche dell’affastellarsi dei trulli grigi e di campi squadrati dall’aratro, o di dettagli lirici come un camino, un affresco, una lanterna, un’icona religiosa. Siamo tra la terra di Bari e il Salento, delimitato dalla campagna di Ostuni e da quella di tutto il brindisino, dove Angelo Golizia è nato quasi cinquant’anni fa a Ceglie Messapica, e dalla quale è partito giovanissimo per ‘imparare il mestiere’ a Milano. La sua scuola è quella del reportage da strada. È tornato a casa per mettere al servizio della sua gente e della sua terra una perizia conquistata con dedizione.

Perché Masserie ha tutta l’aria di essere un omaggio alla Puglia della sua infanzia, ma sarebbe anche un modo, come ha tenuto a precisare Domenico Blasi durante la presentazione, di rinfrancare lo spirito di rinascita di questa regione che da cinque o sei anni è diventato pregnante e significativo. Molti personaggi, alcuni anche da molto lontano, sono giunti in Puglia con la vocazione di ristrutturare questi antichi casolari riconosciuti patrimonio artistico e culturale del territorio, molto spesso abbandonati al degrado. Leonardo Mondadori è stato uno tra questi e a lui principalmente si deve la realizzazione di quest’opera che diversi anni fa gli venne presentata da Golizia, in fase embrionale. Rimaniamo incantati dalla luce che le foto dipingono e finanche emanano, timbrata talvolta dai colori netti dei soggetti o confusa talaltra dal loro fantasma. È così che l’ulivo appare rosso e verde nelle chiome, carico di decenni sul tronco possente, padroneggiando lo spazio della foto, riempiendolo tutto. Poi in una successiva diventa, seppur in primo piano, remissivo alla luce bassa ormai, dopo il tramonto, desolato eppure inespugnabile. Concludiamo sottolineando che la poesia del lavoro di Angelo Golizia assume tanto più valore e concretezza se relazionata con l’effettivo fermento economico e culturale che da anni ormai sta percorrendo la Puglia e ne sta accrescendo le potenzialità.

La realizzazione di Masserie è un’altro segnale importante della presa di coscienza di una ricchezza storica propria e della volontà di tutelarla in nome di una possibile conversione della regione: da territorio appendice dell’economia del Paese, a oasi preziosa dal punto di vista naturalistico e culturale, meta turistica tra le più interessanti. È necessario ancora integrare questo programma, promuovendo con forza tutta la vasta letteratura che sta maturando a proposito della regione. Perché quando parliamo di Masserie, ebbene parliamo di letteratura, tra l’altro meticolosamente documentata e approfondita. È l’altro modo della narrazione, vere e proprie scenografie naturali, tinte, urla e silenzi. Le foto di Golizia traspirano la calura dei campi a mezzodìe la freschezza della brezza che giunge dal mare sul far della sera, registrano il raglio degli asini
, le porte che cigolano al vento ed il silenzio lento e rasserenante del primo pomeriggio di riposo.

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