Il restauro delle stufe in ghisa.La parola a Giuseppe Vigorelli.

Stufe in ghisa annerite dalla fuliggine e dal tempo, tornano alla luce sotto le mani di un esperto fumista.

La stufa in metallo trova il suo massimo sviluppo tra la fine del secolo scorso e gli inizi del ‘900. Per questo, forse, è ancora possibile oggi incontrare diversi esemplari di notevole interesse. Ma come ci si accosta ad una stufa d’epoca? E quali sono i principali interventi che vengono effettuati per riportare all’originaria bellezza e funzionalità un vecchio esemplare? Lo abbiamo domandato a Giuseppe Vigorelli, affermato fumista milanese che vanta una grande esperienza nel settore della fumisteria, arricchita da un bagaglio tecnico e culturale che viene tramandato nella sua famiglia da diverse generazioni. “Il primo passo da compiere” consiglia “è quello di ispezionare con cura l’interno della stufa che si desidera recuperare con la stessa attenzione che si dedica all’esterno.

La camera di combustione nei modelli in metallo, era rivestita con materiale refrattario. Il passare del tempo e dell’usura, danneggiano questa parte della stufa che molte volte deve essere sostituita. Nel caso di una stufa di forma squadrata non esistono grandi difficoltà: si sostituisce l’interno vecchio con uno nuovo in mattoni refrattari che vengono tagliati a seconda delle dimensioni necessarie. Le cose si complicano quando c’è da sostituire l’interno di una stufa cilindrica, come ‘la parigina’, modello piuttosto diffuso verso la fine del secolo scorso. In passato esistevano delle ditte che producevano appositamente tubi in materiale refrattario di diametro diverso che rendevano facile questa operazione: a seconda dell’altezza desiderata, i tubi venivano tagliati o aggiunti per ottenere la misura esatta…

In questi casi si interviene, ovviamente se l’interno non è eccessivamente rovinato, con uno speciale cemento refrattario che viene steso sulle pareti della camera di combustione, sopra il vecchio rivestimento, creando una sorta di intonaco”. E i risultati sono egualmente soddisfacenti? “Certamente. Si tratta di materiali validissimi, usati anche per le stuccature, che garantiscono un’ottima resa nel tempo e che permettono alla stufa di funzionare perfettamente”. Come si procede quando viene a mancare un pezzo? “Si cerca di sostituirlo prelevandolo magari da un altro modello coevo o simile, irriparabile. O altrimenti lo si riproduce in ferro. In fondo non è poi una cosa così terribile possedere una stufa d’epoca funzionante con un pezzo non originale… È sempre meglio che tenerla in cantina ad arrugginire”. Per saperne di più: La Stufa, n° 10, Di Baio Editore.

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