I Ferri Battuti per il camino. Una lavorazione antica.

Una lavorazione antica

Nel rispetto di una tradizione artigianale che da secoli, si tramanda da padre in figlio, l’anonima barra di ferro è plasmata e sagomata sul fuoco, fino a ottenere oggetti di raffinata ballezza. Prendono forma accessori per camino che al grande pregio artistico affiancano una notevole funzionalità.

Storicamente la lavorazione dei metalli nasce dopo la scoperta dell’allevamento e dell’agricoltura, quando l’uomo primitivo si organizza in villaggi stanziali. Primo a venir lavorato è il rame, il più facile, a cui si può dare una forma battendolo a freddo, poi il bronzo e infine il ferro, che necessita di maggior calore sia per l’estrazione sia per la battitura. I primi oggetti in ferro pervenuti fino a noi risalgono al terzo millennio a.C. all’interno delle due grandi
civiltà autocratiche, la egiziana e la mesopotamica; risultano ricavati dalla fusione di meteoriti e sono forgiati (il ferro fuso veniva calato in una forma) non battuti.

Automi e apparecchi meccanici al lavoro in una fucina
del ‘600: è un’illustrazione del libro “Gli artificiosi
e curiosi moti spiritali” di Herone Alessandrino (Bologna, 1647). Come avviene ancora oggi: la barra è tolta dal fuoco con una pinza e battuta sull’incudine a colpi di martello.
Archivio storico Di Baio
Il set di strumenti in ferro battuto per la gestione del
fuoco è stato scelto volutamente semplice per completare il camino rustico di un casolare contadino sulle colline intorno a Lucca.
Art Director: M.L. Carrara. Foto: A. Lecce

Ma una vera e propria metallurgia, con forge a carbone di legna e artigiani che battono il ferro per realizzare molti tipi di manufatti, si ebbe solo verso il 1400 a.C. nella parte orientale dell’attuale Turchia, sotto l’impero ittita che ne detenne il monopolio fino a quando venne distrutto dall’invasione dei “popoli del mare” e l’arte del ferro si diffuse nei paesi vicini. L’uso del ferro per la produzione di strumenti e soprattutto di armi costituì un nuovo stadio tecnologico dell’umanità: chi dominava il ferro era avvantaggiato in battaglia ed è questa l’epoca della colonizzazione greca e fenicia del mediterraneo, della nascita dell’impero assiro e di quello persiano. Anche se la “forza” del ferro si esprimeva soprattutto nelle armi e negli strumenti dell’agricoltura e dell’artigianato, la sua rude bellezza non tardò ad essere apprezzata e ne furono ricavati oggetti di rappresentanza (il ferro, per la difficoltà della sua estrazione, per lungo tempo fu considerato un metallo prezioso). Durante l’impero romano il ferro costava più dell’argento ed è questa la ragione principale per cui nelle suppellettili della casa romana antica si continuò a preferire il bronzo (come testimoniano i tavolini, i letti e le lucerne trovati a Pompei), che tra l’altro è anche più resistente all’ossidazione. Dopo le invasioni barbariche si ebbe una dispersione dei fabbri nelle campagne e ogni signore feudale cercava di avere presso di sé un gruppo di artigiani del ferro soprattutto per la costruzione di armi.

In questa baita ristrutturata di Courmayeur si respira aria di cultura e di semplicità. Gli alari in ferro battuto sono un’opera di creatività artigianale che sfrutta a fini espressivi la duttilità del ferro: qui si attorciglia come una liana.
Molto lineare invece la cornice del camino.

La tecnica del ferro battuto si era ormai consolidata e gli strumenti di lavoro fissati per sempre: le barre provenienti dalla fusione dei minerali ferriferi vengono prese con pinze e tenaglie, scaldate in un fornello con carbone di legna e relativo soffietto, battute sull’incudine col martello, e infine raffreddate in un contenitore d’acqua. Una novità tecnologica si ebbe solo nel Medio Evo, quando in Germania vennero creati dei forni verticali per l’estrazione continua, rendendo per la prima volta disponibili grandi quantità di materia prima. E’ dopo questa invenzione che iniziò la vera epoca del ferro battuto decorativo. Iniziò con le grate alle finestre e i cancelli per ragioni di sicurezza, e il lessico decorativo del gotico fece il resto con la creazione, in sottile lastra battuta, di un elemento floreale che ebbe in seguito un grande successo: la foglia.

Se nel ‘400 e ‘500 grate, balaustre e cancelli in ferro divennero trame fitte di motivi ripetitivi, nel ‘600 e ‘700 le forme vegetali ripresero il sopravvento con manufatti molto eleganti, spesso esuberanti. Nell’800 ci fu un ritorno all’ordine e la fantasia dei fabbri fu imbrigliata in pochi motivi semplici e classicheggianti, fino a quando l’Eclettismo, dal Neogotico al Neobarocco, rivisitò gli stili del passato. Poi, alla fine del secolo, arrivò una delle stagioni più spettacolari del ferro battuto; quella del Liberty,dove soggetti floreali e animali trionfarono alla grande. E’ in questo periodo che fiorirono i grandi artisti del ferro battuto, tra cui il geniale Alessandro Mazzucotelli la cui opera più famosa fu il “cancello dei gladioli” presentato all’Esposizione Internazionale del Sempione nel 1906 e ora conservato nel museo del ferro battuto Carlo Rizzarda di Feltre.

In un’antica casa rustica un famoso artista surrealista gioca con la memoria di una civiltà ormai aliena, quella contadina, per creare atmosfere inquietanti. Davanti
c’è una stadera del ‘700, dentro al camino si intravedono gli alari fine ‘800 dal disegno neo-barocco.
Art Director: M. L. Bonivento. Foto: T. Canù

Dopo di allora vi fu l’Art Deco a servirsi ampiamente ed egregiamente di questa tecnica, seguì poi una parentesi di rigore razionalista e l’attuale eclettismo post moderno che non ha ancora trovato il suo grande interprete. Oggi oltre alla battitura sono a disposizione varie tecniche come l’incisione con acidi, l’incisione a scalpello e la forgiatura nello stampo. Ma gli intenditori preferiscono sempre vedere sul ferro che ha preso forma l’impronta indelebile del martello e della forza di un uomo forte: il fabbro.

(Walter Pagliero)

Antiquariato

A Milano, nella Fumisteria Vigorelli, si trovano splendidi alari, bracieri, parafuoco e accessori per camino d’epoca, finemente decorati con raffinati disegni oltre a essere strumenti indispensabili per la cura del fuoco domestico, sono un’importante presenza d’arredo. Le linee aggraziate e la finezza delle decorazioni consentono di inserirli con facilità nel focolare, arricchendolo con un tocco di fascino e prestigio. Piccoli capolavori di arte applicata che Giuseppe Vigorelli insieme al figlio, scovano e selezionano durante i loro viaggi in Europa alla ricerca di cornici, cucine a legna e stufe d’antiquariato.

La ristrutturazione di un vecchio sottotetto milanese ha innescato un gioco di recuperi, come quello dei vecchi medoni di cotto lasciati al centro come un tappeto. Il camino, volutamente semplice, è dotato di strumenti per la gestione
del fuoco in ferro battuto con pomolo in ottone.

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