Chiesa Jesús Obrero a Badajoz (Spagna)

Chiesa Jesús Obrero a Badajoz (Spagna)

Un progetto che riesce a compaginare suggestioni storiche a riflessi delle diverse culture che si sono incontrate nella regione meridionale della penisola iberica. Una chiesa tutta cupole, che sorgono su di una base dal sapore popolaresco, e tutta vetrate che squarciano il biancore generale delle pareti.

E’ un edificio che trova la sua logica nel contesto dell’ Andalusia: regione spagnola del sud, la più calda, la più "moresca", quella dove l’interscambio tra culture è stato forse più variegato nel corso della storia.
Il gioco visivo che si stabilisce con la fontana della piazza antistante è già molto eloquente: il biancore del corpo architettonico caratterizzato da quell’elevarsi in cupole che si sommano e si intersecano, sembra completare l’immagine dello specchio d’acqua. Nel cielo limpido di un azzurro profondo l’insieme è evocatore della canicola, del
sole accecante, di terre chiare che confinano col mare. "Come premessa di partenza – scrive il progettista,
Enrique Salazar Murillo – ci siamo allontanati da tutte le idee che avevamo in merito agli edifici di culto, per cominciare a cercare un linguaggio fatto di segni, di forme, di spazi e volumi che componessero l’edificio in una totalità, capace di costituire un richiamo fin da lontano…."
Così l’idea della cupola, col suo significato universale ma, nella versione semisferica, particolarmente identificata con le architetture moresche, ha dato luogo al frontone ricurvo ad andamento triangolare il cui oculo lascia intravvedere le campane, sormontato dalla croce che impernia il tutto.

Il fronte della chiesa, caratterizzato dall’oblò
campanile, si riflette nella fontana antistante.
Nell’intersecarsi delle due cupole maggiori si erge una
vetrate a cresta che segna l’asse centrale dell’aula.

Due sono le cupole maggiori, accostate e intersecantesi secondo una linea mediana. Quattro, angolari, quelle minori che animano la copertura di un edificio dal perimetro ad andamento rettangolare. Il luogo di unione delle due cupole maggiori si apre in un lucernario che si eleva a cresta, a disegnare un’assialità che riconduce dall’entrata al luogo dell’altare. Ma soprattutto a far spiovere la luce all’interno, così da animare le pareti interne degli atri semisferici,
percorsi da una trama di meridiani e paralleli, immagine della globalità della sfera terrestre.

Scorcio dell’aula a pianta ellittica sormontata
dalle due cupole accostate.
Il modello scoperchiato.

L’aula trova spazio in un ambiente ad andamento ellittico, che vive dell’accostarsi delle due cupole semisferiche, così che l’assemblea si disponga in modo leggermente avvolgente di fronte all’altare. L’alto volume interno dà agio alla collocazione di un matroneo posto sopra l’entrata, retto da colonne rivestite in colore ferrigno, a sua volta definito da una balconata di ferro. C’è un tono volutamente familiare, popolano in quest’immagine di chiesa che ha anche qualcosa del condominio di ringhiera: il luogo della socializzazione tranquilla, delle chiacchiere rilassate tra vicini, è portato dentro la chiesa, posto dirimpetto all’altare, accostato alla magniloquenza delle volte che aprono la copertura in un gioco di cerchi che sembrano ricordare quanto sia grande il mondo, e come tutto si raccolga al cospetto della Parola.

Chiesa Jesús Obrero a Badajoz (Spagna)

Progetto architettonico: Enrique Salazar Murillo, architetto in Siviglia
Collaboratori: Arch. Juana Marrón León, Arch. Benito
M. Herrera Fernández, Arch. Cecilia Brizo
Coutsiers, Ignacio Ruiz Veguilla, Maria José
Bahamonde Justo
Foto: J. D. Herrera Fernández, B.M. Herrera Fernández, G. Marchena López

Quattro viste della copertura.
Le due grandi cupole si uniscono nella vetrata centrale.

La luce sfiora le volte e precipita tra le colonne. Soprattutto investe il presbiterio di un’intensità possente. Lo spazio si anima nel sommarsi di archi, orizzontali e verticali, di vario raggio e di varia forma. Così la chiesa diventa un angolo di mondo: quel mondo che qui si trova riassunto ed esaltato in un’architettura ricca di significati.

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