360° mini appartamenti

Small Size

I “piccoli spazi” sono spesso quelli in cui una giovane coppia inizia felicemente a convivere, più interessata alla nuova esperienza in comune che al conteggio dei metri quadri. L’importante è vivere in uno spazio confortevole e personalizzato: non si può iniziare una nuova vita in una casa anonima. In questo servizio sono proposte tre case “giovani” gradevoli e facili da realizzare.

servizio di: Walter Pagliero

Si tratta di tre interni di piccole dimensioni, ognuno con un proprio stile e una diversa ispirazione, ma con un dato in comune: tutti e tre hanno le pareti vivacemente colorate. Quando si arreda, il colore è la cosa che costa meno: serve solo qualche barattolo di tinta coprente e molta fantasia. E ognuno ha i suoi colori preferiti, per cui diventa molto facile
personalizzare gli spazi. Il fatto che si è in due non complica le cose, anzi le vivacizza: perché a uno interessa di più
uno spazio, per esempio il living, e all’altro la zona notte.

Armonizzare i colori scelti da ciascuno per conto suo e armonizzarli in una comune tavolozza è innanzitutto un ottimo esercizio di convivenza, prima ancora che una buona palestra per orientarsi nelle scelte dell’arredamento. Adesso, se si è dell’idea, ci si può far aiutare dalle pratiche esoteriche del Feng-shui, ora molto di moda anche in Italia. Ma alla fine è sempre il gusto personale che sceglie la tinta, la sfumatura, l’accostamento. Non bisogna lasciarsi intimidire in questa scelta iniziale: anche se si sbaglia è facile rimediare, e non costa molto passare un nuovo colore sopra a quello che non ci piace più. Una volta dati i colori giusti, vi accorgerete che la casa è già la vostra, molto personale, e il resto sarà facilmente scelto in armonia con l’atmosfera che la casa ha già.

Personalizzare con il colore

A Milano una coppia di giovani architetti, prima di iniziare la convivenza, si è auto-progettata la prima casa, con la
prospettiva di starci fino all’arrivo dei figli quando sarà necessario un maggior spazio. In un certo senso è un’abitazione provvisoria che, proprio per questo, si prestava ad essere una palestra ideale dove sperimentare la loro capacità di progettare in coppia senza i condizionamenti della committenza, trovando soluzioni divertenti e funzionali in un piccolo spazio. Qui hanno escogitato soluzioni particolari inserite in un contesto armonico dove la loro parola d’ordine era: coniugare le necessità abitative di una giovane coppia con il piacere estetico e il gusto del sorprendere,
un ingrediente quest’ultimo che, se usato con gusto, rende speciale ogni realizzazione distinguendola dalle altre. Prima di tutto salta agli occhi, in uno spazio reso continuo dall’eliminazione di alcune porte, un’importante orchestrazione del colore: sulle pareti dominano il bianco, il giallo oro e il verde salvia, mentre il pavimento in legno, che continua in tutte le stanze, ha una calda tonalità rosso arancio.

Sono i colori a delineare le varie zone abitative: colori intensi, molto diversi tra loro, scelti con l’intento di dare allo spazio interno un’enfasi e un’importanza che le piccole dimensioni avrebbero negato. In tale contesto i mobili seguono una logica impeccabile: bianchi quando hanno per sfondo una parete colorata, colorati se posti davanti a una parete bianca. Esemplare è il piccolo angolo per il pranzo formato da mobili americani degli inizi degli anni ‘50: un tavolo e quattro sedie in tubo cromato (con le profilature e le borchie tipiche di quel periodo), ognuna di un colore diverso che spicca sul candore assoluto del muro bianco. Una soluzione divertente è quella che si vede sul tavolo: il servizio di piatti, come in un gioco di prestigio, è nascosto dentro cappelliere dorate solitamente poste sugli scaffali della libreria. L’interesse per il design contemporaneo è presente nel mobilio costruito su misura e nelle lampade scelte tra quelle un po’ rétro.

Una cascina dopo la fine del consumismo

E’un interno nato come un gioco d’artista. Un giovanissimo scultore milanese, che aveva trasformato parte di una vecchia cascina dell’hinterland nel proprio studio dove eseguire sculture di grandi dimensioni, decide di utilizzare
anche il piccolo appartamento in completo abbandono che in un primo momento non lo aveva interessato. Siccome le sue sculture sono un po’ trash, fatte con materiali di recupero, anche l’arredamento ha lo stesso stile provocatoriamente povero e precario (la precarietà è una condizione sempre più diffusa tra i giovani, sembra giusto esprimerla anche a livello d’arte). La buona regola che aveva imperversato nella civiltà rurale a cui si deve la cascina “non buttar via nulla che potrebbe tornare utile”, qui perde il suo tranquillo carattere di saggezza popolare e acquista quel tono drammatico da dayafter che si ritrova in tanta arte contemporanea.

In quel famoso “giorno dopo” gli oggetti raccolti (ferri vecchi, utensili in disuso, mobili disastrati) vengono assemblati secondo l’estro del momento in forme che hanno un inedito impatto visivo, lontano anni luce da quello consumistico che avevano appena usciti di fabbrica. In questa nuova luce sembrano provenire dalla preistoria. Questa casa-scultura ci parla di un fantastico mondo infantile che inventa una casa-rifugio dove tut
to è l’opposto del mondo degli adulti; dove, dopo esser saliti sulla ripida scala d’ingresso, si chiude la botola e il piano della ragionevolezza e dei doveri rimane definitivamente fuori. Qui Pinocchio non diventerebbe mai un bravo ragazzo, ma cercherebbe di realizzare in proprio il Paese dei Balocchi, naturalmente con l’aiuto di giocattoli riciclati che diventano bellissimi sul blu profondo delle pareti illuminate da appliques fatte con attrezzi da cucina.

Reinventare un miniattico

Questo miniattico ha anche (ma sarebbe meglio dire soprattutto) un minigiardino di quattro metri quadri che si affaccia sulla finestra della cucina. E’ una presenza gentile e fondamentale, un miraggio che ha lo stesso effetto di un’oasi nel
deserto. E’ formato solo da un acero giapponese che domina un piccolo prato di piante erbacee ben accostate, ma nel suo piccolo riesce a raccontare agli abitanti del cemento l’eterna favola delle stagioni.

In Edicola

Il resto della casa è un inno ai colori solari, al buon senso e al buon umore. Sono sessanta metri quadri in pieno centro a Milano che non vogliono avere un ruolo di rappresentanza, ma solo di cordiale accoglienza senza esibizioni, perché preferiscono il raffinato gioco del basso profilo, che gli inglesi che l’hanno inventato chiamano understatement.
C’è un attento mélange di tinte accese e luminose: arancione e giallo sulle pareti, soffitti sempre bianchi e pavimenti in doussié rosso arancio (è la moda).

Su questo sfondo accogliente sono disposti con giudizio (né troppi né troppo pochi) i mobili, che sono quanto di più semplice, comodo e senza presunzione si possa trovare sul mercato; altri sono fatti su misura e si fanno apprezzare per le loro qualità artigianali. Insomma tutto è semplice ma non povero, pratico e comodo ma non pantofolaio. Ogni cosa raggiunge la sua piccola perfezione senza farlo troppo sapere in giro. Una parete in vetrocemento separa la cucina dal soggiorno, facendo aumentare anziché diminuire la luminosità generale, e le pareti con le loro tinte solari rimandano tutta la luce colorandola di buoni sentimenti.

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