XI Corso di arte e iconografia cristiana. Una mostra per il Sinodo sull’Eucarestia

Diretto da: Carlo Chenis
Periodico allegato a Chiesa Oggi architettura e comunicazione

XI Corso di arte e iconografia cristiana. Una mostra per il sinodo sull’eucaristia

A Loreto dal 27 luglio al 1° agosto 2005 si è svolto l’XI Corso di arte e di iconografia cristiana dal titolo Dulcis praesentia. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Il Baglio, costituita nel 1994 da un gruppo di amici operanti nel campo delle arti e partecipi del movimento ecclesiale Comunione e Liberazione.Ad unirli era il desiderio, tradottosi in esperienza, di formarsi all’impegno cristiano attraverso il servizio artistico, così da proporre un’arte cultuale mossa dall’esperienza religiosa, dal confronto con i maestri del passato, dall’osservanza del magistero ecclesiale, dalla volontà di dare volto organico alle espressioni dedicate al sacro.
Per formarsi a tali intenti ogni anno Il Baglio, attualmente presieduto da Calogero Zuppardo, organizza un master in arte e iconografia cristiana. Cefalù, San Martino delle Scale, Roma, Vienna, Venezia, Casamari e, quest’anno, Loreto sono le tappe di un percorso lungo il quale i membri dell’associazione si stanno confrontando con autorevoli personalità della Chiesa e delle arti per attivare fattive collaborazioni e progetti operativi. Lo scorso anno, durante il master di Casamari, Mons. Mauro Piacenza – allora neo-presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa – ha lanciato agli associati la proposta di progettare in occasione dell’anno dedicato all’Eucaristia una Cappella del Santissimo Sacramento. In essa dovevano confluire tradizione, novità organicità, pietà, al fine di mostrare che si può essere significativi assecondando l’esperienza delle passate generazioni e guardando al futuro con un’ottica spirituale.

La sfida è stata raccolta, così che architetti, pittori, scultori, orafi, stilisti, musici, grafici si sono adoperati in un lavoro condiviso e pregato per realizzare il"proto" della cappella "virtuale" che è stata presentata con la mostra Il progetto della casa del Dio vicino nell’Atrio dell’Aula Paolo VI in Vaticano, durante i lavori del Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia, svoltosi nell’ottobre 2005. Tale è stato il concreto risultato dei due corsi di Casamari e di Loreto.

Il lavoro diéquipe si è mosso dai dettami offerti da Mons. Piacenza sulla custodia eucaristica. Secondo il presule non si trattava tanto di aggiornare delle coscienze attraverso la rivisitazione storica, quanto di prendere atto delle problematiche connesse all’educazione del popolo cristiano. In particolare la sparizione delle immagini dalle chiese e il loro progressivo impoverimento, la perdita di centralità del tabernacolo e lo smembramento del presbiterio, la latente desacralizzazione degli spazi cultuali e la loro difficile identificazione sono da mettere in relazione alla scarsa consapevolezza della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Siffatta presenza va adorata dinanzi al tabernacolo e servita dinanzi al prossimo. Tali temi sono stati ripresi nell’edizione successiva a Loreto in cui Mons. Piacenza ha preso in considerazione significato e iconografia della custodia eucaristica, concludendo che "la conoscenza del mistero cristiano nelle sue fonti, ovvero Bibbia, Liturgia, Catechismo, così come la tradizione artistica e, sopratutto, la pietà religiosa, sono gli elementi fondamentali perché possa nuovamente fiorire un’arte a servizio della liturgia che sappia parlare all’uomo di oggi". Alle riflessioni di Mons. Piacenza si è aggiunto il seminario tenuto dal sottoscritto su I parametri compositivi della progettazione cultuale e la percezione sensoriale dell’azione liturgica.

All’esposizione dei criteri ecclesiali ed architettonici nell’edificazione cultuale si sono aggiunte note sulla complessità tanto del sistema rituale quanto della percezione umana.Tali assunti impongono infatti all’arte cultuale uno statuto complesso, sia in ordine alla fruizione, sia in ordine alla percezione. Per quanto attiene la percezione, l’arte cultuale richiede il concorso dei cinque sensi, avvolgendo scenograficamente la comunità cristiana così da coinvolgerla attivamente nell’azione rituale. Tali spunti teoretici e spirituali hanno ispirato studio architettonico ed artistico con grafici e bozzetti, unitamente a risoluzioni in video da presentare durante il Sinodo. A ricordo dell’evento, ai Padri è stato consegnato un DVD prodotto da Luca De Mata con il materiale elaborato dallo stage.

Nella lettera di presentazione si legge: "La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa – nei propri ambiti di competenza – ha inteso sintonizzarsi con il tema dell’XI Assemblea Generare Ordinaria del Sinodo dei Vescovi al riguardo dell’Eucaristia, offrendo alcuni spunti suscettibili di corretta inculturazione nelle diverse arti – per la costruzione di una Cappella per l’adorazione che, in ogni suo elemento essenziale e ornamentale, costituisca una traduzione pratica e plastica della dottrina cattolica sulla Presenza reale di N.S. Gesù Cristo. È soltanto un tentativo e uno spunto poiché anche le pietre e gli arredi inducano a cantare ‘Adoro Te devote, latens Deitas’ ".

La mostra, organizzata dall’arch. Maurizio Bellucci, è stata scandita da una serie di totem dinanzi ai quali figuravano bozzetti e arredi, onde riunire alla virtualizzazione grafica e telematica alcune prove d’autore ed esemplificazioni reali. Il progetto architettonico è stato curato dall’arch. Angelo Molfetta. Ciascun pannello partiva da un assunto magisteriale per svolgersi in una considerazione teorico-pratica e concludersi con il commento delle prove d’autore.

Il luogo dell’adorazione

La Cappella si presenta in forma ottagonale, richiamando Cristo, tanto nella rinascita del credente, quanto nella risoluzione dell’universo. Cristo è altresì porta del tempo e del tempio, per cui nel progetto la porta della cappella e quella del tabernacolo hanno analogia compositiva e continuità contenutistica, riproponendo le sacre simbologie connesse al numero dodici. Se la porta del tempo rimanda allo zodiaco, ai mesi e alle ore, la porta del tabernacolo ricorda le tribù d’Israele, gli apostoli del Signore, le feste liturgiche. Nello spazio si è dunque metaforicamente accolti da Cristo, cifra dell’universo e porta dell’ovile, onde adorare Cristo nella sua presenza sacramentale.

L’unità di misura

Quale struttura architettonica la Cappella rispetta un ordine traducendo
i simboli numerici in forma geometrica. Ci si richiama, dunque, alla tradizione, tanto filosofica come quella pitagorica e platonica, quanto
artistica come quella gotica e barocca. Il numero è cifra dell’universo e
simbolo della rilevazione. La sua risoluzione spaziale genera armonia e
appagamento, così che "il tempio diventerà tutto una vasta Bibbia, una
scrittura multiforme, un immenso concerto, ove il pittore, l’architetto, il
musico, il levita, ognuno reciterà la parte sua, tutti però s’accorderanno
in un’unica sinfonia" (beato Ildefonso Schuster, primo presidente dell’allora Pontificia Commissione Centrale di Arte Sacra per l’Italia).

La simbologia delle geometrie

Divenendo geometria il numero imposta lo spazio della Cappella sacralizzandolo. La forma in ottagono è allora somma dei sei giorni della creazione, ai quali si aggiunge il sabato del riposo divino e il "giorno dopo" del Cristo risorto. Il sistema è tripartito: in basso una solida base indica il radicamento alla terra; nel mezzo sono ricavate la porta e le finestre onde annunciare la vita in Cristo, sacramento di salvezza; in alto la copertura culmina nella lanterna quale segno della salvezza in Cristo mediante la Chiesa. Per questo le sette vetrate istoriate annunciano i sacramenti in Cristo, rievocato dalla porta e presente nel tabernacolo. Ad indicazione di tale dulcis praesentia al centro dell’ordito reticolare della volta è sospesa una lampada, quale "fuoco nuovo" e luce divina.

La percezione del divino

La Cappella dedicata alla custodia eucaristica deve destare stupore mediante sensi, intelligenza, fede. L’atteggiamento adorante parte dal diletto sensibile di forme appaganti per il loro oggettivo splendore; tale splendore ne rende evidenti i contenuti all’intelligenza che così è illuminata tanto dalla simbologia quanto dalla bellezza, poiché entrambi le dimensioni indicano il mistero; tale mistero trova rivelazione nella fede, per cui l’enigma delle specie eucaristiche si apre alla certezza della dulcis praesentia. In icona tale "presenza" è recata in seno da Maria che si fa "arca della Nuova Alleanza" e, pertanto, "immagine della Chiesa"; è altresì annunciata dagli angeli a tutti "gli uomini di buona volontà", sia nel presepe, sia nella resurrezione.

L’atteggiamento dei credenti

Adorando Gesù nel mistero eucaristico il credente matura il senso di appartenenza alla Chiesa.Tale realtà spirituale trova imago nello spazio cultuale che afferma il proseguimento dell’"ultima cena" e l’anticipazione del "banchetto celeste". Accompagnando la lectio adorante del "popolo di Dio", la struttura della Cappella riprende le forme del tabernacolo per significare che i fedeli mediante l’Eucaristia diventano parte del "corpo mistico", in cui Cristo è capo ed essi sono membra.Tale organicità trova icona nel rapporto tra il tabernacolo che custodisce il Cristo eucaristico e il luogo dell’adorazione che accoglie i fedeli cristificati.

Le suppellettili del culto

Quanto ordinato al culto deve imporsi per la "nobile semplicità" sfuggendo la "mera sontuosità". Ne deriva che i manufatti utilizzati per il culto eucaristico devono evidenziarsi artisticamente per decoro e bellezza, onde non essere né paccottiglia seriale, né ostentazione lussuosa. Inoltre, vanno rispettati i simboli attraverso un ordinato sistema iconografico.Tale equilibrio compositivo va poi commisurato
all’habitat sociale, alle capacità artistiche, al sensus fidelium. Pertanto, sia le intenzioni religiose, sia le forme estetiche, devono essere espressione di un autentico atto di culto. Nella Cappella l’insieme degli arredi e delle suppellettili, oltre conformarsi al dettato rituale, è stato un "atto di comunione", in quanto molteplici artisti ed artigiani hanno lavorato insieme per esprimere nella comunione ecclesiale la consonanza formale.

Per la realizzazione del progetto hanno collaborato:

Fabio Accardi
Piero Accardi
Sonia Adragna
Giuseppe Angelucci
Valeria Annecchino
Andrea Antelli
Donatella Arosio
Paolo Bacca
Paolo Baioni
Antonio Baldi
Francesco Baldi
Gabriele Bambina
Nino Bambina
Paolino Batani
Anna Maria Belardinelli
Maurizio Bellucci
Cesare Bernardi
Maicher Biagini
Marco Bianchi
Angelo Bizzarri
Stefania Bizzocchi
Marina Bondanelli
Giovanni Borelli
Maria Pia Borghi
Antonio Bovelacci
Bruno Bozzini
Gaetano Brugnano
Antonella Calò
Flavio Camera
Anna Camisasca
Stefano Capretti
Michele Carafa
Filippo Maria Caramazza
Maria Teresa Carbonato
Caterina Castiglione
Paola Ceccarelli
Emanuela Centis
Vincenzino Cerri
Aldo Cianfarani
Luigi Cioppi
Luigi D’Alessandro
Gabriella D’Eustacchio
Alberto De Biasio
Marilena De Carolis
Angela De Luca
Gennaro Del Giudice
Raffaele P. L. Di Francisca
Antonio Di Gangi
Vincenza Di Liberto
Davide Di Pietrantonio
Don Umberto Fantoni
Giulio Fernandez
Tatiana Fernandez
Cleofe Ferrari
Adolfo Fia
Roberto Filippetti
Maurizio Frisinghelli
Teodoro Frontini
Don Gino Gauci
Marco Gemmani
Caterina Gianuizzi
Angela Maria Governatori
Margit Krisper
Davide La Grassa
Pasquale Lo Moro
Ciro Lomonte
Isabella Manucci
Alessandra Manzoni
Massimiliano Margutti
Americo Mazzotta
Giuseppe Mazzotti
Vera Mazzotti
Daniela M. Mercadante
Angelo Molfetta
Laura Morgante
Luigi Morgante
Marco Morini
Nazzareno Moroni
Serena Moroni
Niccolò Niccolai
Elena Ortica
Claudio Palazzo
Christine Phildius
Paolo Piantieri
Mariolina Piazza
Angela Piscopo
Francesco Pullara
Vito Punzi
Sr Maria Gloria Riva
Davide Rondoni
Claudio Sabatini
Doris Stein
Georg Stein
Laura Stiattesi
Renzo Tani
Serafina Tavella
Anna Tedaldi
Teresa Teresi
Marko Trogrlic
Livio Lucà Trombetta
Alfredo Truttero
Franco Vignazia
Giulio Zennaro
Calogero Zuppardo
 

La narrazione dell’insieme

La Cappella tanto all’interno quanto all’esterno diventa un unico componimento narrativo, dove geometrie, decorazioni, figure, cromatismi, arredi, suppellettili e musiche indicano simbolicamente l’esprimibilità e l’inesprimibilità di Cristo nella sua vicenda storica e nella sua presenza eucaristica. Se all’esterno è monito della centralità di Cristo nel cosmo, all’interno è immagine della sua presenza nella Chiesa. L’insieme si fa provocazione per riprendere il linguaggio della tradizione, comunicandolo nell’oggi, onde poter ancora presagire il futuro.

Il rinnovamento dell’arte

La mostra a conclusione del master si chiude con un documento della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, patrocinatrice dell’evento. In esso si legge: "La proposta progettuale offertaci dall’Associazione Il Baglio vuole essere di monito per evidenziare l’urgenza di un’arte sacra pregata prima di essere pensata. […]
Si tratta di un lavoro in cui la metodica interdisciplinare si è coniugata al regime interpersonale, modulandosi sull’itinerario della lectio divina, così che l’esito sensibile è a riscontro di un atto di devozione. […]

Benedetto XVI ricorda che l’‘anno speciale dedicato al mistero eucaristico è stato voluto dall’amato Papa Giovanni Paolo II per ridestare nel popolo cristiano la fede, lo stupore e l’amore verso questo grande Sacramento che costituisce il vero tesoro della Chiesa’ (Angelus, 4 settembre 2005). […]
Per rinvigorire l’arte sacra sono perciò necessari parametri consolidati e rinnovata creatività. È importante comprendere l’eredità del passato, non solo dal punto di vista estetico, ma soprattutto, dal punto di vista spirituale. È necessario affinare le nuove produzioni, stemperando lo scarto esistente tra il gusto dei fedeli e le proposte degli artisti. […]
L’artista che si dedica al sacro deve sentire impellente il bisogno di scoprire Dio, fino ad adorarlo nell’Eucaristia e servirlo nel prossimo. In tal modo la sua arte sarà la risposta di un innamorato".

L’iniziativa MASTER, una finestra sul futuro, è stata avviata da CHIESA OGGI architettura e comunicazione, per contribuire alla diffusione delle proposte emerse nei master e negli stage che si stanno organizzando sul fronte nazionale e internazionale. Si vogliono così proporre spunti di ricerca e di discussione, offerti da giovani architett
i ed artisti, dopo un percorso formativo interdisciplinare. Di fronte allo iato tra Chiesa ed arte, oltre che dinanzi alle
difficoltà espressive dell’arte sacra nel post-‘900, ogni stimolo può essere criticamente utile per riportare l’arte sacra all’interno del vissuto ecclesiale, nel contesto sociale, tra gli interessi professionali.

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