Vivere in un ambiente medioevale con reperti gotici

Ristrutturazioni
Redesigning

Per adattarlo alle esigenze di un giovane sportivo, si è ristrutturato il sottotetto di un palazzo del ‘300 rispettando sia lo stile di vita di oggi, sia la bella struttura architettonica originaria. Il pavimento in cotto e le pareti bianche sono alla base di questo compromesso: ne è risultato uno spazio luminoso, caldo e molto facile da abitare.

Nell’ala più antica di un grande palazzo del centro storico di Brescia, per recuperare i reperti gotici nascosti sotto strati di aggiunte posteriori si è ricorsi un rigoroso restauro di ripristino. Poteva diventare una fredda casa museo, ma essendo destinata a un ragazzo assai giovane e sportivo, l’architetto Chiarella Cunico Cosciani Dolcetta ha realizzato un ambiente dinamico, con scale spericolate e passerelle degne di un trapezista. In pratica ha aggiunto un capitolo di attualità a una dimora storica passata indenne attraverso tante ristrutturazioni anch’esse ormai storiche. La strategia generale è stata di unificare sia gli spazi (per quanto possibile) sia i materiali e le luci. Volendo un continuum, le scelte più gravide di conseguenze sono state: il pavimento, le pareti e il soffitto. Come pavimento si è scelto il cotto.

In one of the most ancient grand palaces of the historical center of Brescia, to recover the gothic finds hidden beneath the layers that adjoin the posterior, a rigorous restoration was necessary. It could have been made into a cold museum house, but was destined, rather, to a fairly sporty young man. Architect Chiarella Cunico Cosciani Dolcetta has created a dynamic ambience with daring stairs and footbridges worthy of a trapeze artist. In practicality, it has adjoined a chapter of reality in an historical residence of the past unscathed across so many restorations, even this one historic. The general strategy was to unify the spaces (however possible) with materials and light, desiring a continuum. The most momentous
of choices were the floors, the walls and the ceiling; terracotta was chosen for the floors.

Nelle foto: Una splendida finestra ogivale del periodo gotico accostata a un vecchio pantografo di famiglia: è l’emblema della continuità nella diversità.
A splendid ogive window of the Gothic period clings to the old three-dimensional pantograph of the family, the emblem of the continuity of diversity.

Il cotto, visto il contesto, era forse una scelta obbligata; ma la scelta che ne ha fatto l’architetto è stata molto valorizzante perché ha scelto il meglio nella migliore tradizione. Qual è questa tradizione? Tutti pensano alla Toscana. E quel è il miglior cotto toscano? Lo sanno quasi tutti: quello dell’Impruneta in Chianti che, grazie a un argilla locale particolarmente fine, ha una compattezza, un colore e una luminosità veramente unici. La scelta è caduta sull’azienda più
grande della zona che con i suoi prodotti ha partecipato a parecchi restauri monumentali di importanza internazionale.

Un pavimento d’inizio ‘500
Una dimostrazione della flessibilità dei sistemi decorativi nei pavimenti in cotto a due colori che si aveva durante il nostro
Rinascimento è dato da questo particolare: nello stesso pattern di bordure a rombi si alternano motivi geometrici come la scacchiera
e la griglia ad altri di flora stilizzata forse allusiva a cognome di aveva fatto eseguire i lavori (forse i Della Rovere).

The terracotta, considering the context, was perhaps an obligatory choice of the architect to enhance the value of the best of the best traditions. What is this tradition? Almost everyone knows that the Impruneta in Chianti has particularly fine local clay with compactness and a truly unique color and luminosity. The choice had fallen upon the largest firm in the area that, with its products, had participated in several monumental restorations of international importance.

Nelle foto: Il cotto scelto in questo caso è “Il cotto del museo” prodotto dalla ditta “Il Palagio” di Greve in Chianti, che ripropone l’aspetto del miglior cotto storico dell’Impruneta.
The terracotta in this case is the “terracotta of a museum” produced by the firm “Il Palagio” of Greve in Chianti, re-proposing the best aspect of historic terracotta of the Impruneta.

Riaffiorano gli affreschi dopo 700 anni
The frescos reemerge after 700 years

Le decorazioni che affiorano in questo vecchio palazzo sono tipicamente gotiche e ricordano le cromie e i disegni dei tessuti del ‘300, quando elementi di gusto araldico venivano ripetuti fino a formare un unico disegno continuo. Nella foto a sinistra si può vedere come il gusto “fiorito” del tardo gotico si presenta qui con elementi che ricordano gli snelli pinnacoli delle cattedrali del tempo. Giustamente la scelta di questa ristrutturazione è stata di non invadere le pareti lasciando come uniche decorazioni quelle antiche, che da parte loro si sposano senza traumi con i tecnologismi del gusto contemporaneo. Anche le scale ottocentesche in pietra sono state staccate dalle pareti, come si vede nella foto a fianco, per dare continuità al reperto medioevale. Ma la pietra è solo un episodio, chi fa da intermediario qui è il cotto: era presente in maniera quasi totalizzante nel ‘300 e oggi continua a esserci, nelle stesse città dov’era fiorito, per una riscoperta tutta moderna del materiale caldo, vissuto ed ecocompatibile. A noi moderni le decorazioni alle pareti risultano
lontanissime come gusto, ma il pavimento in cotto, anche se ricostruito filologicamente riprendendo le tecniche antiche, lo sentiamo nostro. A Brescia in particolare il cotto lo si può vedere già impiegato più di duemila anni fa nel Campidoglio romano al centro della città: un segno di continuità che ci rassicura per la nostra immagine e per le nostre costanti nazionali.

Nelle foto: uno degli ambienti più spettacolari per il risultato del restauro: una scala con volte e capitelli ancora gotici mostra di nuovo la sua decorazione policroma originaria.
One of the most spectacular surroundings of the resulting restoration: a staircase with turns and capitals
still gothic, displaying the original polychromatic decoration.

The decorations that surface in this old palace are typically gothic and remember the hues and designs of the fabrics of the 1300s, when heraldic elements were repeated to form a sole continuous plan. In the photo to the left, one can see the floral fondness of the late Gothic presented with elements that evoke the slender pinnacles of the cathedrals of the time. The choice of this redesigning was, justifiably not to invade the walls but rather, to save them as the only antique decorations, and without trauma on their part, marry technology with contemporary tastes. Even the 18th century stone steps are detached from the walls, as in the photo, to give continuity to the medieval find. But the stone is only one episode in which the terracotta acts as an intermediary. It was present in a manner almost entirely in the 1300s, and today continues in the same place in which it had flourished, for a totally modern rediscovery of warm materials that are
sensible and environmentally sound. To our modern times, the decorations of the walls result in distant tastes when recovering old techniques to feel as though they are ours. In Brescia, terracotta has particularly been used for more than 2000 years in the Roman Campidoglio, located in the center of the city; a sign that reassures the permanence of our images and the constancy of our nationality.

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