Viaggio in un immaginario minimale

Roma, Piazza Navona

Servizio di: Roberto Silvestri
Foto: Ernesta Caviola

Pensare un interno significa lavorare con le emozioni, dare forma a un contenitore di sentimenti e di umori, entrare nella sfera privata di chi lo abiterà.

"La casa è lo scrigno della vita" sosteneva Le Corbusier, e su questo concetto ho basato il mio lavoro di ristrutturazione di questa casa romana situata nelle vicinanze di piazza Navona. Essendo l’abitazione di un regista, doveva coniugare le sue esigenze di privacy e di intimità con gli aspetti più relazionali della professione: doveva essere sì uno scrigno, ma anche un teatro della vita. Progettando questa casa ho trascorso molto tempo con il
committente, abbiamo parlato di cinema, arte, cucina, libri, lasciando in secondo piano i problemi tecnici di organizzazione della casa. Questo con l’idea di creare un ambiente su misura per chi lo avrebbe abitato, non solo negli aspetti funzionali e distributivi, ovvi per un architetto, ma soprattutto dal punto di vista del "carattere" dello spazio, della conformazione psicologica dell’ambiente. Era quindi necessario conoscere a fondo il committente, perché i suoi gesti abituali, i suoi gusti e le sue passioni dovevano diventare il "programma" del progetto, il materiale su cui lavorare per rendere quello spazio funzionale al suo fruitore.

Questo ambiente è dominato con decisione dalla parete frontale rivestita in Corten, un acciaio ossidato spesso usato in esterni. Scura, vellutata, con vistose striature che la rendono non omogenea, capace di caratterizzare un luogo trasmettendo, contrariamente a quanto si crede, un grande calore , una grande intimità. L’acciaio ossidato dialoga con il pavimento in Mutenye, un legno scuro, caldo, con bellissime venature grigie che ne mostrano la storia.

Ne è nata un’abitazione in grado di trasmettere forti sensazioni emotive, una spazialità ricca ma certamente non sovraccarica, un luogo di grande impatto visivo e al contempo caldo e accogliente. Convinti dell’impossibilità per un uomo di vivere in spazi geometricamente perfetti e architettonicamente puri, ci siamo orientati verso un’essenzialità che non fosse incurante dei bisogni umani, e verso configurazioni formalmente rigorose che sapessero dialogare con i sentimenti. Gli ambienti sono stati modellati in modo da risultare fluidi, versatili, compenetrati uno nell’altro, tali da formare uno spazio unitario anche se contraddistinto da luoghi specifici: il soggiorno, lo studio, la cucina, la zona notte. Questi luoghi tradizionali della casa, riconoscibili nei loro caratteri essenziali, sono uniti o divisi secondo le necessità da porte scorrevoli a tutta altezza; mentre i muri interni sono isolati da quelli perimetrali della casa per sottolineare il loro carattere di leggerezza. Non si tratta di un loft ma di una vera e propria casa, dove gli ambienti risultano emotivamente rassicuranti anche se modernamente interpretati.

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