Vetro

Servizio di: Nausicaa Ferrini

I vetri di Murano sono preziosi oggetti d’arte, noti in tutto il mondo per l’eccellenza della loro lavorazione. Nascono dalla creatività di designers e dall’abilità di maestranze di altissima qualificazione che una tradizione di secoli ha addestrato a lavorazioni quasi al limite del possibile.

Dal 2 ottobre 2003 fino al 25 aprile 2004 il Chrysler Museum of Art di Norfolk in Virginia celebra l’antica arte veneziana della lavorazione del vetro con la mostra itinerante “Murano: glass from the Olnick Spanu Collection” sponsorizzata da Venini. Sono presentate più di trecento opere in vetro veneziano realizzate nel secolo scorso fino ai giorni nostri da artisti e designers del calibro di Ercole Barovier, Alfredo Barbini, Tommaso Buzzi, Fulvio Bianconi, Dino Martens,
Flavio Poli, Venini & Co, Gio Ponti, Carlo Scarpa, Archimede Seguso, Ettore Sottsass, Massimo Vignelli, Tapio Wirkkala, Vittorio Zecchin, Gae Aulenti, ecc. e appartenenti alla collezione di Nancy Olnick e Giorgio Spanu.

La passione dei due collezionisti di New York per i vetri di Murano ebbe inizio quando, in una sala d’aste, rimasero ammaliati dalla bellezza di un vaso blu e verde disegnato da Paolo Venini nel 1955. Quella fu la prima opera che acquistarono a cui fecero seguito numerose altre. La mostra vuole rendere omaggio al vetro veneziano, creazione quasi millenaria di un luogo in cui la qualità della materia sembra connaturata con l’essenza stessa della città e del suo manifestarsi; è un elemento, il vetro, che con l’acqua, l’aria e la pietra ne esprime il carattere, la luce, le trasparenze, il tramutarsi dei colori, il perenne rimodellarsi della forma. E’ infatti dall’acqua che nasce, o meglio dalla sabbia contenuta nell’acqua. Più precisamente ancora, la mistura di silicio, sabbia e frammenti di quarzo, esposta all’alta temperatura del fuoco, si fonde e diventa vetrosa. I primi ad impadronirsi della tecnica della fusione del vetro sono stati, pare, i Fenici; successivamente questa tecnica si è diffusa lungo le coste medio orientali ed egiziane del Mediterraneo.

I romani la importarono dall’Oriente e proprio dall’Oriente Venezia apprende le più raffinate arti come quelle della tessitura della seta, della lavorazione dei metalli preziosi e della soffiatura del vetro, determinante quest’ultima, per il successivo sviluppo dell’arte vetraria. Nell’arte vetraria veneziana il vetro è una materia plastica da modellare e soffiare a caldo nelle più raffinate forme e nei più variegati colori e si oppone alle altre lavorazioni che lo trattano come una materia “dura”, monocroma, da stampare e valorizzare con il taglio.

Il primo documento storico che attesta un’attività vetraria in Venezia è dell’anno 982. Dal 1291 le fornaci furono spostate nella vicina Murano per motivi di sicurezza (il fuoco rischiava di bruciare la città) e di segretezza, (questo cristallo con la purezza dell’acqua solidificata era un segreto della repubblica di Venezia). Durante i successivi tre secoli la virtuosità dei vasi di vetro non conobbe limiti. E’ nel diciottesimo secolo che ha inizio una crisi di produzione che culmina nel 1797 con l’annessione di Venezia all’Austria e con l’imposizione da parte di quest’ultima di pesanti tasse per ostacolare la grande e temuta concorrente delle fabbriche di vetri di Boemia. I primi segnali di ripresa avvengono più tardi, con il Risorgimento, che ispirò il desiderio di rianimare la gloria di Murano. Nel 1866 viene fondata Salviati & Co, un’azienda anglo-italiana per produrre e commerciare vetri veneziani. Paolo Venini e Giacomo Cappellin, fondatori nel 1921 dei “Vetri Soffiati MuranesiCappellin Venini & C., nuova fabbrica di Murano, semplificarono il design dei vetri depurandolo da eccessivi virtuosismi.

La vetreria Venini fin dal suo nascere è stata una protagonista nell’opera di riqualificazione e rinnovamento
dell’arte del vetro veneziano. Anche l’architetto e designer Carlo Scarpa (1906-1978), diede il suo contributo alla lavorazione vetraria (dal 1934 al 1947 fu direttore artistico di Venini & C.) imprimendole un nuovo look orientale che imitava le forme e i colori della splendida porcellana cinese. Dagli anni ‘50 in poi vi fu un’esplosione creativa: i più grandi designers italiani crearono nuovi modelli e i vetri prodotti a Venezia raggiunsero un successo mondiale. Gio Ponti disegnò una serie di decanter ispirati ai dipinti di Giorgio Morandi ma striati con colori accesi.

Fulvio Bianconi creò “I Pezzati”: serie di vasi composta da un irregolare patchwork di riquadri colorati. Arrivarono a Venezia disegnatori stranieri per collaborare con i Muranesi nella tecnica del vetro creativo. Thomas Stearns, Benjamin Moore, James Carpenter e più recentemente Giorgio Vigna hanno continuato a superare i limiti dell’arte del vetromantenendo viva la tradizione di Murano. I loro esempi port
arono negli anni ‘60 al costituirsi negli Stati Uniti di una vera e propria corrente di studio del vetro e al diffondersi del fascino dell’arte vetraria in tutto il mondo.

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