Varcando il mare del tempo

Il Massachusetts è, tra gli stati americani, quello più culturalmente vicino all’Europa. Questa cappella universitaria interconfessionale, dal disegno austero e misurato, ben rappresenta la cultura del luogo, con la sua fusione tra linee moderne e simboli antichi ripresi con linguaggio contemporaneo, il tutto entro una struttura di sobria solidità progettata dallo studio William Rawn Associates.

Sopra: due immagini della parete verso il campus, su cui si eleva la scultura-simbolo. Il volume cubico è rivestito in pietra su due lati.

Si tratta di una struttura a cubo, immagine della perfezione e della solidità terrena. Ma in essa si inserisce con evidente accentuazione il simbolismo della “nave”. Questo può essere letto come antico segno della comunità dei cristiani che, guidata dai successori di Pietro naviga verso la Gerusalemme celeste, ma, naturalmente, trattandosi di un segno di valore universale e per giunta rielaborato in forme alquanto astratte, si presenta accettabile anche a ebrei e mussulmani. “La cappella è stata a bella posta eretta sul pendio del prato, così che si costituisse un cammino in ascesa che porta dal centro del campus a questo luogo dove si incontrano il santuario e la natura”, scrive Michael J. Crosbie nel volume “Architecture for the Gods” (edito da The Images Publishing Group Ltd., Victoria, Australia, 1999, dal quale ricaviamo le immagini qui presentate). In questa simbiosi di simbologia e di squadrato razionalismo, in omaggio alla sua “interconfessionalità” la cappella non reca emblemi che potrebbero essere associati univocamente a una singola religione. È insomma un “tempio” nel senso proprio del termine, ma un tempio aperto verso la natura circostante da due amplissime vetrate trasparenti. Il rivestimento esterno è in pietra. La facciata a muro pieno verso il campus è aperta da due finestrelle quadre nella parte bassa e tagliata in alto da una scultura verticale che non può non essere intesa come la prua di una barca, se la si mette in relazione al soffitto dell’aula celebrativa, conformato in tutta evidenza a una chiglia.

L’ingresso è disposto sul lato: un corpo ad andamento circolare ospita l’atrio che al piano basso conduce a un salotto, a una stanza appartata, a un locale che funge da stanza di preghiera per i mussulmani. L’ampia cappella si trova al livello superiore, cui si accede anche tramite una rampa esterna che segue il profilo curvo del corpo dell’ingresso. Qui lo spazio è giocato sulla relazione tra pianta quadrata e diagonale demarcata in alto dalla “chiglia” lignea lungo la cui mediana si allineano i punti luce, quasi a segnare i gradi di un cammino. Le sedie sono mobili e vengono disposte in due settori laterali che lasciano un corridoio aperto nel mezzo, orientate o verso lo spigolo tra le due pareti vetrate, o verso lo spigolo opposto, tra le due pareti piene rivestite di legno. Un cubo ligneo, elaborato con semplicità di forme e con venature a “spiga” rovesciata, sostiene un piano: è altare o bima, a seconda che a celebrare sia una assemblea cristiana o ebraica. Le vetrate, prevalentemente trasparenti, sono colorate su tonalità azzurre nella fascia alta e in una fascia intermedia, ordinate secondo un moto a onde e si integra con facilità nello sfondo silvestre. L’intelaiatura che le sostiene è fitta e poderosa: una trama “eccessiva” per dar forza a un confine di cristallo che altrimenti apparirebbe fragile.

Sopra: a sinistra, pianta del livello basso, a destra il livello superiore dell’aula.
Sotto: due lati sono costituiti da vetrate a tutta altezza che guardano verso il bosco.

L’elemento a forma di carena che attraversa diagonalmente il soffitto, nella prospettiva verso lo spigolo tra le due grandi vetrate.
A sinistra: vista interna dell’aula verso lo spigolo tra le pareti piene. L’assemblea viene orientata verso l’uno o l’altro spigolo e il tavolo è usato come altare o come bima. A destra vista verso le vetrate a tutta altezza. (Le foto sono di Steve Rosenthal).

La trama ortogonale metallica che sostiene le vetratte accentua la sensazione di ordinata compostezza dell’insieme. Malgrado la dimensione cubica dell’ambiente, la predominanza di legno e di travature di acciaio, oltre alla conformazione del soffitto, rendono l’ambiente acusticamente valido. Notevole in quest’opera è il fatto che riesca a non essere impersonale, aset
tica o priva di carattere: questo è il rischio principale delle aule destinate a ospitare culti diversi che, per essere aperte a riti differenti, rinunciano a significare alcunché. Qui la scelta dei progettisti è stata anzitutto quella di instaurare un dialogo col contesto naturale e di proporre immagini che avessero la caratteristica di simbolo leggibile universalmente, muovendosi su un crinale in cui convergono iconicità e aniconicità, in un equilibrio dinamico e posato. (L.S.)

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