Uno strumento per ricostruire


TESTIMONIANZE SPECIALE TERREMOTO UNO STRUMENTO PER RICOSTRUIRE

Tra i passi che è bene pensare di intraprendere nell’ambito della necessaria ricostruzione di quanto è andato distrutto col terremoto in Abruzzo, emerge il tema della rapidità con la quale le dovute procedure possano essere espletate, pur in condizioni di garanzie di sicurezza. Spicca una proposta lanciata dal Prof. Arch. Paolo Portoghesi, che qui riprendiamo.

Quando saranno stati espletati tutti i necessari rilevamenti, quando sarà perfettamente chiaro che cosa è successo, quando saranno state chiarite le responsabilità per eventuali inadempienze, giungerà – e si spera che sia molto
presto – il momento della ricostruzione. Il prof. Paolo Portoghesi, storico dell’architettura e progettista di fama internazionale, ha enunciato una proposta volta a snellire le procedure burocratiche, che in Italia sono notoriamente sempre una "palla al piede".

Anzitutto, è bene ricostruire gli edifici storici così come questi erano o è meglio sostituirli con edifici di nuova
concezione?

"Penso sia più giusto pensare di ricostruire gli edifici antichi così come questi erano. Dobbiamo tenere a mente che nel caso di una distruzione vasta e generalizzata come quella causata da un terremoto, lo sconvolgimento dei luoghi va assieme con quello delle abitudini, dei sentimenti, delle usanze inveterate.
Questo, soprattutto nelle persone di un certa età, è causa di impressionanti sofferenze. Alla tragedia della distruzione si aggiunge quella dell’adattamento a una realtà totalmente nuova. Ciò detto, l’idea di costruire edifici totalmente nuovi, magari in zone diversi può essere giusta, purché si pensi a zone urbanizzate e dotate di tutti i servizi, sorte in sostituzione di aree di periferia. Solo in questo caso gli edifici di nuova concezione, moderni e razionali, dotati di qualità costruttiva e strutturale saranno senz’altro preferibili.
Ma se si parla di architetture di valore storico il discorso cambia: queste vanno ripristinate".

Prof. Arch. Paolo Portoghesi
La chiesa delle Anime Sante a L’Aquila: vista interna con le strutture di supporto dopo il terremoto.
(foto di Salvatore Tringali)

Come sarà bene procedere?
"Occorrerà una prima fase di studio che individui con certezza l’entità dei danni subiti dagli edifici e le loro cause, e che individui quindi in che modo procedere per gli interventi. Quando si potrà partire poi per la vera e propria ricostruzione, l’unico modo per accorciare i tempi sarà di attivare il sistema dell’autocertificazione".

Questa non potrebbe dare adito a sotterfugi?
"Nessuno vuole subire le conseguenze penali di una decisione superficiale. Al contrario quindi, l’autocertificazione,
espletata da un professionista, darà almeno la certezza della responsabilità.
Si tenga presente che altro è stilare un progetto, altro la sua esecuzione. Così come è strutturato oggi, sotto il controllo del Genio Civile, il sistema richiede tempi molto lunghi. I controlli sono estremamente lenti, a volte invece vengono a mancare, perché gli organismi preposti non riescono a far fronte alle richieste. Vi sono esempi all’estero di autocertificazione operante in condizioni di grande efficacia: personalmente ho visto a Vancouver, in Canada, che edifici non adeguatamente costruiti sono stati demoliti e il responsabile degli errori ha dovuto pagare per tutta l’operazione".

Anche oggi chi firma il calcolo delle strutture è responsabile delle stesse…
"Certamente anche oggi vi sono dei responsabili. Ma spesso accade che la responsabilità si dissolva tra le parti coinvolte: il progettista può dimostrare di aver svolto correttamente i calcoli, l’impresa può asserire di aver realizzato l’edificio in modo corretto, e tutti possono affermare che, avendo sottoposto il tutto al controllo del Genio Civile, questo sia altrettanto responsabile.
Ma in realtà in questo spezzettamento si aprono crepe in cui la responsabilità finisce per confondersi. Con l’autocertificazione si potrebbe individuare forse un responsabile unico".

In Abruzzo sono crollati anche edifici realizzati dopo il 1970, quando già c’era una legge antisismica….
"Le prime leggi antisismiche erano più approssimative.
Ciò non ostante la sede dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, da me progettata nel 1978, insieme a mia moglie e all’architetto Gian Paolo Ercolani, non ha subito alcun danno. Dal 2003 possiamo dire di avere una legge antisismica veramente completa ed elaborata".

Che cosa ritiene particolarmente importante oltre all’autocertificazione oggi?
"Per luoghi come l’Aquila è fondamentale non perdere la eccezionale qualità urbana: quindi bisogna procedere con molta cautela e sulla base di un attento studio delle preesistenze come si è fatto a Tuscania.
Un secondo aspetto cruciale è coinvolgere i cittadini nell’operazione: stabilire un dialogo tra tecnici e abitanti. La città non è solo un insieme di monumenti, ma un tessuto in cui si sposano la quotidianità e il segno dell’arte".

 

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