Una statua ricorda Papa Wojtyla al Policlinico Gemelli di Roma


L’opera di Stefano Pierotti raffigura S.S. Giovanni Paolo II nell’ospedale che, come ha ricordato il Card. Stanislaw Dziwisz, sarebbe diventato la sua “terza casa”: la presentiamo con un testo del Prof. Francesco Buranelli.

Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!.." Con questo vibrante appello che ancora oggi riecheggia vivido nelle menti di quanti ebbero la fortuna di partecipare alla Santa Messa di inizio pontificato del 22 ottobre 1978,
Giovanni Paolo II indicava la nuova via sulla quale avrebbe portato la Chiesa durante gli oltre ventisei anni del suo regno.

Come S.S. Benedetto XVI ha di recente ricordato, quelle parole che l’angelo della risurrezione rivolse alle donne giunte presso il sepolcro vuoto "sono diventate una specie di motto sulle labbra di papa Giovanni Paolo II, fin dal solenne inizio del suo ministero petrino. Le ha ripetute più volte alla Chiesa e all’umanità…". Karol Wojtyla, con i suoi cinquantotto anni è stato, dopo il beato Pio IX, il più giovane pontefice dei tempi moderni. Il vigore e l’energia che il Papa neoeletto trasmise in mondovisione ebbero un effetto dirompente nel mondo cristiano; la forza e la convinzione con cui pronunciò il memorabile discorso furono enfatizzate da una vivace gestualità che lo portò a muovere ritmicamente le mani e a scandire ogni parola del discorso, pronunciato con l’ancora marcato accento polacco, di un Papa"… che veniva da lontano…". Questo intervento così potente e deciso del pontefice è rimasto indelebile nel ricordo di tutti noi, tanto da convincerci a sceglierlo come titolo per la bella scultura di Stefano Pierotti che l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha voluto collocare all’ingresso del Policlinico Agostino Gemelli di Roma. I primi monumenti dedicati al Papa polacco risalgono agli anni Novanta del secolo appena concluso, e vengono inaugurati soprattutto in città italiane visitate dal Pontefice o in quelle polacche a Lui particolarmente legate, come Wadowice, sua città natale, oppure a Cracovia, sua sede episcopale dal 1964 al 1978.
Si trattava di opere diverse per valore culturale o artistico, che segnavano, comunque, un cammino di devozione e di affetto per un Papa che la gente ha sentito vicino perché Egli ha saputo comprenderne problemi e dubbi, incoraggiarne la ricerca di
verità e di libertà, difenderne la dignità. In questo solco di profonda devozione e venerazione si pone la scultura di Stefano Pierotti al Policlinico Gemelli intitolata, riprendendo la celebre affermazione di Giovanni Paolo II "Non abbiate paura!".
Lo scultore non ha voluto realizzare un’opera solo celebrativa, ma ha eseguito un monumento contemplativo e meditativo della missione petrina di Giovanni Paolo II.
Infatti, la forte e voluta contrapposizione tra il titolo dell’opera, "Non abbiate paura!", e le sembianze della scultura – che ritraggono Giovanni Paolo II non più come il giovane Papa neoeletto, dal fisico forte ed asciutto, ma come un Pontefice già provato dagli anni, incurvato e appesantito nella figura, come ancora oggi lo ricordiamo alla fine degli anni Novanta prima che venisse costretto dalla malattia alla famosa pedana mobile e successivamente al trono su ruote – esprimono simbolicamente i
quasi ventisette anni di instancabile attività di un Papa che ha cambiato il corso della storia e portato la Chiesa nel nuovo millennio. Proprio per questa impostazione programmatica l’opera va letta nell’unità della figura del Pontefice con il basamento tronco-piramidale che ne diviene parte integrante e non più mero supporto.
L’anziano Pontefice indossa le insegne papali del pallio con i tre spilloni, l’anello del Pescatore, lo zucchetto bianco e stringe nelle mani la celeberrima croce-pastorale in argento realizzata da Lello Scorzelli per Paolo VI, utilizzata successivamente
nel breve regno di Giovanni Paolo I e poi rifusa, in lega più leggera nel 1996, per permettere a Giovanni Paolo II di continuare ad utilizzarla nonostante l’età e il fisico provato dalla malattia.

La scultura di Giovanni Paolo II, scolpita da Stefano Pierotti, è stata inaugurata il 30 giugno 2009, alla presenza del Prof. Francesco Buranelli, e di S.Em. Card. Stanislaw Dziwiz, già segretario di Giovanni Paolo II, Prof. Lorenzo Ornaghi, Rettore dell’Università Cattolica, Prof. Francesco Sisinni, già direttore del Ministero per i Beni Culturali, Dr. Antonio Cicchetti, Direttore amministrativo Università Cattolica. Sono intervenuti anche S.Em. Card. Giovan Battista Re, Presidente Congregazione dei Vescovi, l’On. Gianni Alemanno, Sindaco di Roma e il Dr. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Il Papa è rappresentato in età avanzata, appesantito dagli anni e fortemente incurvato su se stesso; il volto sereno guarda lontano e due robuste mani – in leggero "fuori misura" – stringono la crocepastorale ricercandone il sostegno, con una gestualità che, tipica dell’anziano Pontefice, è nello stesso tempo fortemente simbolica, tesa ad indicare come l’unica via per la Salvezza sia il Cristo, crocifisso, morto e risorto per tutti noi.
Il dettaglio delle mani del Papa, volutamente poco più grandi del normale, concentra l’attenzione dell’osser vatore sulla gestualità del Papa che,"aggrappandosi" alla croce-pastorale, ricorda a tutti gli uomini "la via, la verità e la vita".
È proprio tramite questo dettaglio formale che il monumento si carica di una forte simbologia e si innesta sulla base a tronco di piramide che si sgretola a contatto con la croce-pastorale divenuta il fulcro attorno al quale tutto ruota e tutto converge. Sarà, infatti, il Cristo a infondere, grazie alla forza della preghiera, il potere di sconfiggere tutti i regimi e le ideologie totalitarie che hanno così profondamente segnato la storia del secolo appena concluso.
Come il nazismo, il fascismo, il comunismo si sono dissolti nel nulla, dopo aver inutilmente illuso gli uomini in un futuro migliore così tutte le culture materialistiche del Novecento si sgretolano sotto l’azione del Vicariodi Cristo in terra guidato da
Cristo crocifisso, al quale il Papa si "aggrappa" con tutte le energie.
Se ritorniamo, dunque, con la mente alle immagini
del giovane Papa al termine della Santa Messa d’inizio del pontificato, Lo rivediamo sul sagrato di piazza San Pietro che impugna e mostra la croce quasi fosse un vessillo; poi, ventisei anni dopo, in una delle Sue ultime immagini pubbliche, in occasione della Via Crucis del venerdì santo, ricordiamo la sua figura piegata dalla malattia abbracciata, quasi avvinghiata alla croce. Non più il Papa a portare la Croce, ma la Croce a sostenere il Papa.
Nella sua opera Stefano Pierotti evoca questa profonda simbiosi tra il Papa e la Croce con rara abilità e raffinata simbologia riproponendo la linea curva del braccio orizzontale della croce-pastorale nel profilo fortemente arcuato della schiena di Giovanni Paolo II.

Il Pontefice stesso, in qualità di Vicario di Cristo in terra, è chiamato a portare la croce di tutta la Chiesa e dell’umanità intera. Ed in particolare le sofferenze di Giovanni Paolo II, vissute con coraggio, l’umiliazione di un corpo divenuto un pesante fardello trasfigurano la Sua esperienza terrena nella "croce" di Cristo vivente, e dalla croce trae forza, ispirazione e guida. Sulla tradizione figurativa che nascendo da Giotto, attraverso Arnolfo di Cambio, arriva ai già citati Manzù e Bodini, Stefano Pierotti rappresenta la figura del Papa con una struttura corporea compatta e massiccia; elaborando una tipologia trecentesca arricchita da dettagli di tradizione futurista come i due rapidi tagli laterali che legano concettualmente il basamento alla silhouette incurvata del Pontefice e la rifinitura fortemente "geometrizzata" degli spigoli vivi della casula, che conferiscono
ulteriore ieraticità alla monumentale figura.
In efficace contrasto con la geometria dei volumi corporei è la raffinata ricerca ritrattistica del volto del Papa, nel quale l’artista è riuscito a cogliere i tratti più significativi della personalità di Karol Wojtyla: il carattere volitivo del soldato di Cristo, la fiducia nella Provvidenza divina, lo sguardo penetrante e vivido, ma carico di tenerezza, con cui Giovanni Paolo II ci guardava e ci invitava a "non avere paura!".
Proprio per la particolare esperienza della sofferenza e della malattia del Pontefice, si rivela particolarmente significativa la scelta che il Policlinico Gemelli e l’artista hanno fatto di dedicare questa statua a quanti si troveranno, o per ragioni personali o per problemi legati alla salute dei propri familiari, a servirsi delle strutture sanitarie che devono offrire, oltre ai più avanzati mezzi di intervento ospedaliero, anche un ambiente ospitale e sereno dove il paziente e quanti gli sono vicini si sentano assistiti e sostenuti.
E nessuno più del Papa può stare vicino al cuore di chi soffre, soprattutto se, come nel caso di Giovanni Paolo II, non ha mai nascosto le sue numerose malattie, la sofferenza e la caducità del corpo e, anzi, è stato il primo Papa della storia moderna della Chiesa ad aver utilizzato la sua malattia e la sua sofferenza umana come esempio da dare alla gente per avvicinarsi a
Dio. E non c’è dubbio che tra le migliaia di benedizioni che il Santo Padre ha impartito durante i lunghi anni del suo pontificato, quelle che più profondamente hanno toccato il cuore di tutti i fedeli furono quelle "silenziose", accennate, per l’impossibilità di parlare, dal solo gesto delle mani, prima dalle finestre del Gemelli e, poi, alla fine, dal suo studio
verso la folla in piazza San Pietro. Una silenziosa benedizione che continuerà, attraverso l’opera di Stefano Pierotti, a sostenere, a incoraggiare, a consolare.
Il Policlinico Gemelli, o meglio il “Vaticano terzo” – per usare ancora le parole del Santo Padre – oggi, a distanza di quattro anni dal ritorno di Giovanni Paolo II alla Casa del Padre, vuole ricordare in maniera indelebile e riconoscente l’esempio e la vicinanza che un “grande” pontefice della nostra storia più recente ha avuto nei confronti della struttura sanitaria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di tutti coloro che soffrono, sicuri che Giovanni Paolo II continuerà ad assistere tutto il personale ospedaliero e i malati, mentre la bella statua di Stefano Pierotti sfiderà l’inesorabile scorrere del tempo ricordando a tutti coloro che entreranno al Policlinico, la figura e le indimenticabili parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!…”.

Prof. Francesco Buranelli, Segretario Pontificia
Commissione per i Beni Culturali della Chiesa

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