UNA QUADRERIA TRA I PILASTRI

Per tradizione, i teleri che raccontano la vita di San Carlo Borromeo sono esposti, insieme con le raffigurazione dei suoi miracoli, dalla festa del santo (4 novembre) fino all’Epifania: ma quest’anno la situazione è diversa. La D.ssa Giulia Benati, Direttrice del Museo del Duomo di Milano, riferisce su un aspetto centrale di questo quarto centenario della canonizzazione di San Carlo: “I dipinti resteranno per tutto il 2010 bene in vista tra le colonne della cattedrale. Voluti dal Card. Federico Borromeo, che ne seguì la realizzazione attraverso il canonico del Duomo Alessandro Mazenta, furono commissionati e pagati dalla Fabbrica del Duomo a partire dal 1602. Lo scopo era celebrativo: Federico intendeva onorare la memoria del suo illustre cugino, campione del cattolicesimo tridentino, del quale intendeva continuare l’opera di riforma. Nella realistica vivezza degli episodi narrati nelle tele del Cerano, si ravvisa un vero e proprio documento storico che mostra inevitabilmente anche l’afflato popolare che aveva accompagnato i momenti più corali della vita di Carlo e quanto forte e partecipata fosse la risposta del popolo al suo magistero vescovile”.

Quante e quali sono le tele?
Sono 52. Il ciclo relativo alla vita, si concluse nel 1604. Nel 1610 si realizzò quello dedicato ai miracoli compiuti da San Carlo e presentati a Roma: al processo per la canonizzazione che ebbe conclusione quell’anno. I due cicli furono poi ampliati con altre tele nel corso del Seicento. Nei grandi teleri si possono leggere quelle che saranno le linee di sviluppo della successiva pittura secentesca: accanto al realismo del Cerano troviamo il Procaccini, con una visione già idealizzata del santo, fin nelle sembianze della persona.Gli esiti artistici delle tele realizzate dagli altri autori sono di valore decisamente inferiore, ma il metro di valutazione dell’intero complesso non può riferirsi solo al discorso
formale, ma alle finalità celebrative e devozionali per cui era stato voluto.
Ogni aspetto della figura di San Carlo che, in ottemperanza ai dettami del Concilio
tridentino, volle fare del Duomo la punta di diamante della risposta cattolica alla Riforma avviandone una globale ristrutturazione interna, difesei deboli e gli umili, promosse  l’educazione dei presbiteri, sopprimendone nel contempo gli abusi, attraverso un’opera pastorale senza pari, diviene nei quadroni, grazie a questa attenta committenza artistica, esempio e memoria: memoria condivisa da un intero popolo che quei momenti aveva vissuto”.
Come ha scritto Ernesto Brivio, già Vice architetto della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, i teleri di San Carlo sono “il primo grande ciclo di pittura devozionale, l’unica cospicua serie del genere rimata dopo quattro secoli ancora unitaria.

Nella foto: L’opera Erezione e benedizione delle croci dopo la cessazione della peste di Giovan Battista Crespi detto il Cerano, 1603 (m 6×4,75). Il fatto: nei crocevia dove col diffondersi della peste (1576-57) erano stati posti altari provvisori, Carlo Borromeo fece erigere, cessata l’epidemia, colonne crocifere in pietra a scopo Commemorativo.
In alto, sopra il dipinto, è visibile la barra metallica agganciata alle colonne del Duomo che funge da sostegno per l’esposizione dei teleri. (©Fototeca Veneranda Fabbrica del Duomo).

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