L’ascensore panoramico dell’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna
Progetto Ing. Aldo Barbieri Testo L. Servadio Foto Paolo Cola
La parola chiave è “vetro”. Non quello fragile e sottile delle vecchie finestre, ma quello pieno e spesso che ha caratteristiche di solidità e infrangibilità: cristallo temperato ad alta resistenza. Però, sempre cristallo: amico della luce, strumento di trasparenza. Nell’atrio del terminal A (quello dedicato ai voli da e per i Paesi comunitari) dell’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, il corpo dell’ascensore è un cilindro che si eleva verticalmente verso un ampio lucernario e diventa un canale di luce, oltre che struttura per lo scorrimento della cabina. Il cilindro è sostenuto da un’incamiciatura di acciaio che lo ancora alla struttura in muratura dell’edificio. Tuttavia, la parte maggiore della sua superficie è vetrata e una serie di cerchiature orizzontali scandisce l’elevarsi di quota. La cabina, movimentata da un sistema oleodinamico, appare essa stessa un pistone che si muove verticalmente nell’alloggiamento.
Avvolto dallo sviluppo della scala, un cilindro trasparente sale verso il lucernario. Le dimensioni dell’insieme creano agio di spazi e libertà di movimenti: un landmark nell’edificio.
Vista laterale del corpo dell’ascensore: un cilindro semitrasparente che si eleva verticalmente verso un ampio lucernario e diventa un canale di luce, oltre che struttura per lo scorrimento della cabina.
Il cilindro è sostenuto da un’incamiciatura di acciaio che lo ancora alla struttura in muratura dell’edififcio. Tuttavia, la parte maggiore della sua superficie è vetrata e una serie di cerchiature orizzontali scandisce l’elevarsi di quota. Pagina a lato, la pianta del terminal A. In basso, il prospetto laterale dell’atrio, da cui sale la scala: il corpo ascensore lo impernia con apertura verso l’accesso principale al terminal A.
A sinistra: l’accostarsi di scala e struttura dell’ascensore. La porta dell’ascensore si apre verso l’accesso principale al terminal A. Pagina a lato: vista dal basso: risalta la trasparenza dei gradini della scala, e le vetrate del corpo ascensore riflettono la sua immagine, rafforzando l’intrinseca unitarietà del complesso.
La scala percorre l’altezza del vano avvolgendosi lungo il perimetro, con un movimento che è reso a una particolare sinuosità dai molteplici ripiani di sosta che intercalano la successione dei gradini. La morbidezza ondulatoria data da questa soluzione formale conferisce un tocco di delicatezza all’insieme.
Come avviene spesso in realizzazioni di questo genere, il complesso dell’ascensore è strettamente coordinato con lo sviluppo della scala. Questa percorre l’altezza del vano avvolgendosi lungo il perimetro, con un movimento che è reso a una particolare sinuosità dai molteplici ripiani di sosta che intercalano la successione dei gradini. La morbidezza ondulatoria data da questa soluzione formale conferisce un tocco di delicatezza all’insieme. La leggerezza delle strutture portanti in acciaio, la lucidità delle loro superfici e la trasparenza dei gradini in vetro, fanno il resto: evitano di bloccare le visuali nella forma e divengono vettori di nuove prospettive, come un invito a scegliere punti di vista nuovi da cui osservare il tutto. Osservata dal basso, la scala è come un nastro trasparente attraversato dalla leggera trama delle intelaiature strutturali: un movimento ascendente che con immediatezza si raccorda col lucernaio. La struttura dell’ascensore, con le sue superfici in acciaio e vetro, si collega alla scala in modo semplice ed essenziale: fa parte con essa di un unico complesso che gode di vita propria e, per quanto agganciato alla struttura, mantiene una sua autonomia. Non a caso la scala si ancora ai muri dell’edificio tramite zanche di acciaio che si protendono radialmente, così da rimanere alquanto discosta dai muri. E, se l’ascensore è lo strumento comodo e rapido per salire, la scala che lo attornia è l’elemento architettonico che misura lo spazio attorno.
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Caratteristiche tecniche
Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna Installazione: ascensore panoramico Kone Progetto e Direzione Lavori: Ing. Aldo Barbieri Azionamento: oleodinamico con pistone centrale Vano di corsa: in cristallo di forma circolare Cabina: panoramica in cristallo di forma circolare Portata:1600 kg Capienza: 21 persone Corsa: 10,50 m Fermate: n. 3 Velocità: 0,60 m/sec Porte di cabina: automatiche centrali in acciao inox antigraffio, apertura 1200 mm Porte di piano: automatiche centrali in acciao inox antigraffio, apertura 1200 mm
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In tal modo permette il racconto dell’ascesa, che resta
scandita e individuata dagli angoli che descrive e dai momenti di sosta che inframmezzano il succedersi delle rampe. In realtà negli aeroporti le cabine ascensore non sono molto usate: i passeggeri tendono a spostarsi per scale e corridoi. Ma qu questa cabina trasparente, panoramica, capace di ventuno passeggeri, ha una valenza estetica invitante che ne rende facile l’accesso e l’uso. L’estetica dell’ascensore è fondamentale: una struttura che sia comoda, ma non abbia caratteristiche gradevoli alla vista, tenderebbe a essere evitata. Qui invece il cilindro di vetro è in posizione predominante nell’ambiente e le sue grandi porte lo rendono facile all’uso. È un elemento dalla forte presenza scultorea, seppure questa non derivi da ricercatezza formale: basta la semplicità delle proporzioni unita alla luminosità dell’insieme. L’ascensore è il vettore verticale attorno a cui la scala esercita una danza dal ritmo lento e pacato, leggero e delicato. Assieme, sono elementi di luce che confortano con la loro sola presenza. E abitano e definiscono un luogo da cui si può guardare in alto per vedere spiovere l’energia celeste: la luce che, dal lucernario, attraversa i vetri e rimbalza sugli acciai. Nella necessità funzionale, l’ascensore trova la libertà della forma espressa in un gesto di luminosità.
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