UN VIAGGIO INTORNO AL MONDO


L’atmosfera esotico – coloniale di un piccolo open space.

Servizio di Maria Luisa Bonivento
Foto Tiziano Canu

Figlio d’arte, Paco Polenghi è diventato l’antiquario dei giovani. Non è attirato dall’antiquariato classico fatto di ribaltine, di consolle o di tavoli con sei sedie, ma da oggetti e mobili non prevedibili che in qualche modo “sprizzino” personalità, che raccontino una loro storia, che non siano banali, poco importa se sono di alta epoca o meno. Aborrendo la noia e la routine, lui e la sua compagna, Benedetta Stuc-chi, hanno trovato il modo di coniugare professione e “bella vita". Giovanissimi, viaggiano per il mondo, senza fretta, e acquistano nei paesi più lontani quello che li emoziona. Non cercando nulla di specifico quanto a stile o ad epoca, veleggiano cavalcando l’onda della scelta
istintiva: può trattarsi di una scatola o di un armadio, possono essere in buono stato o a pezzi, molto antichi o più
recenti, se scocca il colpo di fulmine, saranno una preziosa preda che li seguirà fino in città per trovare posto nella loro casa o direttamente nel loro vicinissimo spazio espositivo.
Casa e bottega sono in quella zona di antiquari che gravita intorno a via S. Maurilio e via S. Marta, nel centro Sud di Milano. Nella loro casa regna un’atmosfera tra esotico e coloniale. Luminosa, è composta da due locali principali: un’anticamera – corridoio, illuminata lungo il lato maggiore da portafinestre che si aprono sul balcone lungo e stretto, e un gran salone open space articolato in varie aree abitative tutte a vista.

Appena varcata la soglia si percepisce un’atmosfera speciale, come in un castello incantato.
Sull’etagère da panetteria francese, sono posati gabbie per uccelli orientali e due grossi corni, sostenuti da basi di legno. Di fronte, una vecchia cattedra da scuola, rivestita con cementite color pietra, trattata con resine, sostiene uno studio di Andrea cascella per una scultura newyorchese.
Due servomuti, guerrieri orientali, posti ai lati di una porta, introducono in camera da letto.
Qui ci si perde attratti da cose strane e curiose che hanno trovato il loro posto armonizzandosi nel tempo nella casa in continuo divenire: una sedia del Camerun del 1930 a forma di elefante con una lampada di Gio Ponti, un cassettone dell’800 dipinto dal padrone di casa a disegno afro – optical con maschere iniziatiche, una sedia siriana con intarsi in madreperla con un tavolino orientale in legno intagliato e scolpito, una tigre del Bengala diventata tappeto e una
lanterna veneziana del ‘700. Un tesoro segretamente privato che ha il profumo di terre lontane.
Alcuni "oggetti guida” lo hanno seguito nei suoi vari appartamenti da single, grandi e piccoli, e sono ancora con lui in questa casa diversa dalle altre che divide con la sua compagna: non grande ma comoda, ha spazio più che sufficiente per vivere in due.

Tutti gli oggetti e gli arredi di questa casa sono il
frutto di un viaggio, di un innamoramento
improvviso, di incontri casuali.

In apertura di servizio: nell’ingresso, a destra un’etagère da panettiere francese nella quale alloggiano due gabbie
orientali per uccelli, al centro due grossi corni sostenuti da basi di legno.
Di fronte una vecchia cattedra da scuola trattata con cementite colorata.
Nel soggiorno domina la grande poltrona – elefante del Camerun del 1930.
A soffitto un’antica lanterna veneziana del ‘700 è stata trasformata in un suggestivo lampadario.
Parte del soggiorno è dedicata al pranzo, qui è stato collocato un semplice quanto inusuale tavolo da gioco con gambe Luigi XVI, le sedie sono in ferro battuto. Il paravento è un’antica tapparella della zona lionese.

Nell’area dedicata al riposo un letto d’ispirazione giapponese, Cinius. La testiera appoggiata al muro in legno laccato è un pezzo dell’800 francese.
Al posto dei classici comodini sono state utilizzate delle scatole in legno e valigie in pergamena. Il cassettone è stato restaurato dal proprietario e decorato con motivi geometrici, in ocra e avorio d’ispirazione africana.
A terra una pelle di tigre indo – bengalese.
Ai lati dell’ingresso due servomuti hanno le sembianze di antichi guerrieri orientali.

In Edicola

QUALITÀ DELL’INTERVENTO
Centralità del progetto: si tratta di una casa piccola, composta da due locali principali: un’anticamera corridoio che si apre su un balcone lungo e stretto, delimitato da una tradizionale ringhiera in ferro, e un grande salone open space articolato in varie aree.
Innovazione: l’eliminazione degli spazi inutilizzati ha reso fruibili tutti gli ambienti.
Uso dei materiali: pavimenti in parquet, tempera per le pareti.
Nuove tecnologie: un sistema anti intrusione.

Biografia

PACO POLENGHI, antiquario
In coppia con la sua compagna Benedetta Stucchi (nella foto) ha dato vita a questo appartamento.
Paco Polenghi, nato a Milano nel 1969 è figlio d’arte, suo padre Dario è infatti un
noto antiquario milanese. Collezionista onnivoro ama la scultura antica e l’arte contemporanea muovendosi fin da piccolo tra gallerie e case d’aste. Oltre all’Italia, la Spagna è la sua seconda casa. Qui, nella frizzante isola di Ibiza, è subentrato come gallerista nell’ex galleria Van der Voort, un luogo che ha visto il passaggio delle opere di Pablo Picasso, Mirò, Antonio Tapies e di molti altri artisti di fama internazionale.

“Viaggiare con la mente – ci spiega Paco Polenghi – fa parte della mia natura: quando non sto bene con me stesso, mi trovo a fissare un oggetto della memoria, portato con me dai miei giri nel mondo. Riesco così ad astrarmi completamente e a percepire la realtà secondo un nuovo punto di vista, meno drammatico.”

 

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)