Un loft galleria


Karim Rashid

L’appartamento di Rashid: design come“beautification” di tutto ciò che ci circonda.

progetto Karim Rashid, designer
design team: Dennis Askins, Camila Tarikii
testo di Giacomo Cornelio, architetto
foto Jean Francois Jussaud

Karim Rashid è un designer e un artista di fama mondiale. La sua produzione è stata influenzata dall’idea di futuro degli anni Sessanta e dall’opera di reazione al razionalismo di Ettore Sottsass dal quale lavorò alla fine degli anni Ottanta, mentre i simboli presenti spesso nei suoi oggetti denunciano un involontario influsso dall’Antico Egitto. Il suo appartamento di New York è una sorta di galleria d’arte, con i pavimenti in resina di gomma bianca con una goccia di arancione fluorescente per lo spazio anteriore ed una moquette rosa nella zona posteriore.

“Non ho mai pensato che avrei fatto qualche cosa se non
design o arte o musica. L’atto creativo è nel mio DNA.”

Sedia “Orange”, Idèe; tavolo e sgabello “Bloob ”, Sputnik; quadro digitale, Karim Rashid; lampada, Memphis.
Quadri digitali , Karim Rashid; vaso “Green Ego”, Mglass; poltroncina in edizione limitata“Calty Blob”, Karim Rashid; lampada da terra “Blob lamp”, Foscarini; lampada in ed. limitata, Swarovski; divano “Superblob”, Edra; vaso “Glass Bowl”, Mglass; poltrona “Kurve Chair”, Nienkamper; vaso (con i fiori) in ed. limitata “5 Senses” per la Sandra Gering Gallery; vaso “Black Ego” Mglass.

Una parte matematico – ingegneristica convive in
Rashid con una artistico – concettuale – psichedelica.

Divano “Omni”,Galerkin; scacchiera, Bozart; tavolo “Nuage Coffee Table”, Elite; bicchieri Mikasa; vaso di Ettore Sottsass;
Lampada “Blob” Foscarini; bicchieri Mikasa; quadro di Megan Lang; carta da parati Wolf Gordon; tappeto
“KR TS OB”, Teppich, tavolino “Bloob”, Foscarini; vaso in ed. lim. “Ceramic blob”per la Sandra Gering Gallery; vaso
“Mrs. Vase”, Mglass; sofà “Orgy”, Offecct; lampada verticale, Idee; poltrona “Swing”, Frighetto.

KARIM RASHID
designer, artista e imprenditore

Karim Rashid è una figura di spicco nei campi del design del prodotto, del disegno industriale,
della moda, dell’arredamento, dell’illuminazione e dell’arte. Nato a Il Cairo da padre pittore inglese e madre egiziana e vissuto in Canada, Karim ora esercita a New York. È molto conosciuto per la sua tendenza a portare la sua sensibilità democratica per il design verso un pubblico di massa. Lavorando con una lista impressionante di clienti, da Umbra a Prada, da Miyake a Method, Rashid sta cambiando radicalmente l’estetica del product design e la natura stessa della cultura del consumo in cui viviamo. Fino ad oggi sono stati messi in produzione circa 2000 oggetti da lui progettati. È entrato con successo nel regno dell’architettura e degli interni grazie a progetti come il ristorante di Morimoto a Filadelfia e l’Hotel Semiramis ad Atene che ha vinto il premio Sleep05 European Hotel Design.
Nel 2005 Karim ha ricevuto la laurea ad honorem dal Corcoran College of Art & Design.

Foto di Milovan Knezevic

I suoi premi includono nel 2004 l’A.D. Dunton Alumni Award of Distinction, nel 2003 e nel 2002 l’ID Magazine Annual Design Review Best of Category, nel 2003 il Bon Appetit Designer of the Year, nel 2002 l’International Interior Design Star Award e nel 2002 l’Industrial Design Excellence Awards. Le sue opere sono nelle collezioni permanenti di 14 musei di tutto il mondo compreso il MoMA e lo SFMoMA ed ha esposto alla Sandra Gering Gallery e alla Galleria Deitch Projects di New York. Nel 2006 espone alla Townhouse Gallery del Cairo e alla Price Tower Gallery in Oklahoma. Karim Rashid è stato professore associato di Disegno Industriale per dieci anni ed attualmente tiene conferenze in Università e Congressi internazionali. La sua prima monografia intitolata “I Want to Change the World” (Rizzoli) è stata pubblicata nel 2001. Ha curato l’International Design Yearbook per Calmann and King nel 2003 ed è stato inserito nella serie di biografie di designer notevoli dei Chronicle Books. La sua seconda monografia per Rizzoli, intitolata “Evolution” è stata pubblicata nel dicembre 2004 e nel 2005 Taschen ha dato alle stampe il suo libro di render digitali e saggi ispirati intitolato “Digipop”. Nell’aprile 2006 Regan Books fa uscire “Design Your Self”, guida di Karim per riprogettare il nostro modo di vivere.

Da sinistra: sedia “Dragonfly”, Bonaldo; divano “Bigsuperblob”, Edra; sgabello “Magino Stool” Umbra; poltrona “Kloud Chair” Nienkamper.

L’arredamento cambia in genere ogni mese con vecchi e nuovi prototipi e pezzi di produzione.
Il loft è una distesa di rosa pallido con un divano ondulato di pelle scamosciata fucsia e una parete di vetro gialla fra il soggiorno e la stanza da bagno pavimentata con un laminato nero lucido a disegni optical. Nel soggiorno nuovi prototipi di tappeti sono stesi su una luminosa pavimentazione in resina epossidica auto – livellante. La cucina in acciaio inossidabile è minimale con armadietti in laminato plastico bianco con motivi optical.

“È necessaria forza interiore per combattere la Globalizzazione,
a Dubai ad esempio tutto è business e la cultura è inesistente”

Piatti, salsiere “Ceramicons”, Matceramiche; tazzine, piattini “Stak group”, Danese.
Tavolo, “Custom”, Curvet; vaso, ed. lim. “5 Senses” per Sandra Gering Gallery; set in ceramica, “Morphscape” Gaia & Gino; sedie “Alo”, laminati degli armadietti di Karim Rashid; sul piano della cucina: ciotola “Glacier Bowl”, Nambe; set
in acciaio “S&P shakers” Nambe; bicchieri, Mikasa; detersivo per i piatti, Method; forma di guanto degli anni Trenta; bollitore Copco.
Laminati del lavandino di Karim Rashid; profumi “Triblob Fragrance”, Issey Miyake; “212” C. Herrera; vaso “Mrs. Vase”, Mglass.

Karim Rashid, una breve intervista al Salone del Mobile 2007

di Giacomo Cornelio, architetto

Può dirci da quali arti è influenzata la sua produzione?
La mia produzione è stata influenzata dall’idea di futuro degli anni Sessanta, dalla conquista della Luna e dall’opera di reazione al razionalismo di Ettore Sottsass presso il quale lavorai alla fine degli anni Ottanta. Fonte di ispirazione recente l’antico Egitto, dove sono ritornato dopo 45 anni dopo averlo lasciato con la mia famiglia quando avevo un anno. I simboli che pongo spesso nelle mie opere rappresentano un’influenza involontaria dai geroglifici dell’Antico Egitto, ho scoperto che c’è una somiglianza con essi.
Per il Salone del Mobile 2007 di Milano ho progettato lo stand egiziano e diversi mobili per alcune aziende egiziane (…).
Una parte matematico-ingegneristica convive in me con una parte artistico-concettuale psichedelica che mi è stata trasmessa da mio padre e da mio nonno, pittori inglesi(…).

Come vede la situazione mondiale contemporanea?
Esiste attualmente nel mondo un’eccessiva tendenza commerciale: tutto sta diventando business, anche in Italia, un esempio lampante è Dubai, dove gira moltissimo denaro a scapito della cultura quasi inesistente.
La Globalizzazione è stata inventata dagli europei (…), vedo ovunque le stesse persone (…). E’ necessaria una grande forza interiore per combattere tutto ciò. A New York dopo l’attentato alle Torri Gemelle sono nate per reazione tantissime cose. In Egitto si convive con gli attentati terroristici.

KARIM RASHID
un’intervista di Giacomo Cornelio
(traduzione dall’inglese di G. Cornelio)

Può dirmi qualcosa a riguardo dei suoi primi passi nel mondo del design e a proposito del primo lavoro che le diede fama?
Sono andato a New York City con nulla – nessun contatto, senza soldi, senza carta di credito, senza appartamento. Era molto difficile, ho perso 20 chili, ero molto malato e depresso – intellettualmente solo, ero senza una lira. Sono sopravvissuto grazie ad un posto d’insegnante part-time all’università di Pratt con uno stipendio basso, ma esso mi ha permesso di avere una Visa ed abbastanza per tirare avanti e per comprare finalmente un computer Mac. A dire il vero mi feci prestare soldi dai miei genitori all’età di 33 anni per pagare l’affitto di un loft ed ho vissuto di pasta e latte di soia. Dopo aver contattato circa 100 aziende ottenni finalmente la mia prima commissione e cominciai a sviluppare il mio lavoro. Alla fine ottenni la posizione di professore associato a tempo pieno e potei sviluppare molte delle mie idee, senza preoccuparmi dei clienti.
Dobbiamo creare le nostre occasioni. Il telefono non squilla se non mostri al mondo che cosa puoi fare. Il mio primo prodotto famoso fu il cestino per i rifiuti Garbo di Umbra. Garbo fu abbozzato nel 1994-95. Paul Rowan mi chiese di studiare i cestini per la spazzatura e mi ricordo di aver disegnato circa 50 idee. A quel tempo l’onnipresente cestino di plastica sul mercato era una latta rettangolare nera senza nessun carattere e c’era poca alternativa. Pensai che gli oggetti banali hanno bisogno di vita, hanno bisogno di presenza, ma devono anche rendere più gradevoli le mansioni spiacevoli. Immediatamente pensai ad un oggetto più sensuale, un oggetto che fosse più largo nella parte superiore rispetto a quella inferiore per aprire semanticamente una specie di bocca per l’immondizia e poi maniglie rialzate per rendere migliore la funzione. La parte superiore permette di evitare di toccare l’immondizia quando la si toglie ed il doppio fondo arrotondato impedisce al caffè e agli altri liquidi di raccogliersi all’interno. Ho usato il polipropilene riciclato in vari colori per dare leggerezza ed efericità all’oggetto – per renderlo sensuale, per farlo galleggiare, per “de-stressare” un lavoro noioso, per aggiungere colore, semplicità e sensualità allo spazio di ognuno.

Può dirci qual è la sua visione specifica rispetto ad un progetto di design e relativamente alle sue linee progettuali ed ispirazioni?
Desidero che le cose che ci circondano siano eleganti, belle, poetiche, utili, sexy, illuminanti, ispiratrici, contemporanee, piene di colore, energiche, fulgenti, potenti, di elevate performance e accessibilità. Lo humour è la parte di fondo più importante della nostra condizione umana. Penso che tutto dovrebbe essere elegante, bello e progettato in modo olistico, lo scopo è che sia sperimentale ed ecologico. Ma in tutto inietto un certo spirito umano di humour perché alleggerisce questa cosa così seria che chiamiamo VITA.

Il suo appartamento a New York, uso e vivibilità..
“Ho generato una galleria vuota bianca cartesiana, molto forte come spazio, con i pavimenti in resina epossidica di gomma bianca ed un pizzico di arancio fluorescente (la stanza da bagno è in color lime fluorescente) per lo spazio anteriore ed una moquette rosa per la metà posteriore. E’ come se fossi sempre in procinto di cambiare lo spazio. Sono stato cresciuto da mio padre che cambiava e spostava mobili, quadri, ecc. ogni mese ed ho scoperto di avere la stessa abitudine. Generalmente l’arredo cambia ogni mese con nuovi prototipi, vecchi prototipi, pezzi di produzione, come una galleria dinamica rotante. C’è un ampio telaio che copre tutto il pavimento in rosa chiaro, con un orgiastico divano ondulato di pelle ultrascamosciata fucsia, una parete di vetro gialla fra la stanza da bagno ed il soggiorno, una nuova stanza da bagno che ha un pavimento laminato lucente nero con un disegno metamorfico (optical) ed il soggiorno presenta nuovi prototipi di tappeti su un pavimento a resina epossidica auto-livellante di grande lucentezza. La cucina è minimale ed in acciao inossidabile con armadietti in laminato plastico bianco con disegni metamorfici (optical).

C’è una connessione tra i tuoi dj set ed il lavoro di design?
La musica e le altre arti influenzano le tue strade di progetto?

Non ho mai pensato che avrei fatto qualche cosa se non design o arte o musica. L’atto creativo è nel mio DNA. Possedevo 12.000 dischi (ero un deejay verso la fine degli anni settanta e degli anni ’80 cosa che mi permise di sbarcare il lunario durante l’università). Infine ho venduto tutti questi dischi (occupavano lo spazio di un’intera stanza) per 4000 dollari per affittare un loft nella città di New York ed aprire il mio ufficio nel 1993 a Manhattan poiché ero senza un soldo. Ora ho 3 Ipod da 40gb con 30.000 canzoni, che uso a volte come deejay. Ascolto una gamma molto vasta di musica. Mentre scrivo quest’intervista sull’aereo sto ascoltando le colonne sonore di John Carpenter (ha prodotto e composto le colonne sonore per terribili B-movie horror come La Cosa, La Nebbia, Fuga da New York, etc.). Generalmente suono una miscela eclettica di electro, house, ambient, flair, down tempo, punk, elettronica ed elettro beat e hip-hop di New York / prime origini del rap. Non penso di essere un grande Dj, ma mi piace farlo occasionalmente – suono improvvisazioni varie per il Guggenheim ed altri musei, eventi speciali, alle mie inaugurazioni qualche volta, etc. La musica mi permette di concentrarmi, di essere ispirato, di sognare, di immaginare e di essere completamente assorbito dalle cose cui sto lavorando.

A cosa sta lavorando in questo periodo?

Attualmente sto lavorando a molti progetti architettonici e di interni – un centro commerciale a Mosca, un’installazione d’arte in piscina in un’università degli Stati Uniti, un ristorante della lower east side di New York, un centro commerciale in Egitto, così come a nuovi mobili, packaging e prodotti per 30 differenti clienti globali.

KARIM RASHID
an interview by Giacomo Cornelio

Can you tell me something about your first steps in the world of design and about the first work which gave you fame?
I moved to NYC with nothing – no contacts, no money, no visa, no apartment. It was very difficult, I lost 20 kgs, I was very sick and depressed – intellectually lonely, I was penniless. I survived by a part time teaching position to teach graduate school at Pratt for very little but it gave me a visa ,and enough to scrape by, and eventually buy 1 Mac computer. I actually, embarrassingly borrowed money form my parents at the age of 33 for down payment on renting a loft – I lived on corn pasta and soy milk. Eventually after contacting about 100 companies I got my first commission and started to build a body of work. I eventually got a full-time associate professor position and developed many of my own ideas, regardless of clients. We must make our own opportunities. The phone does not ring if you do not show the world what you can do.

My first famous product was the Umbra Garbo waste basket. Garbo was first sketched in 1994-95. Paul Rowan asked me to study waste baskets and I remember drawing about 50 ideas. At that time the ubiquitous plastic wastebasket on the market was a rectangular black can with absolutely no character and there was little alternative. I thought that banal objects need life, they need presence, but they also need to make awful tasks more pleasant. I immediately thought about a more sensual object, an object that is wider at the top than the bottom to peak semantically about a mouth for garbage, and then raised handles in order to make it function better. The scoop top prevented you from touching the garbage when picking it up, and the rounded inside double wall bottom prevented coffee and other liquids from getting caught in the interior. I used recycle polypropylene in various colors to give a lightness, an ephemerally to the object – to make it sensual to float it, to de-stress a chore, to add color, simplicity and sensualness to ones space.

– Can you tell us which is your specific vision about a design project and your projectual lines and inspirations?
I want things that surround us to be smart, beautiful, poetic, useful, sexy, enlightening, inspiring, contemporary, colorful, energetic, fulgent, powerful, of performance, and accessibility. Humor is the underlying most important part of our human condition. I think everything should be smart and beautiful and holistically designed, meaning it is experimental and ecological. But in everything I inject some human spirit of humor because it
lightens up this overtly-serous
thing we call LIFE.

– Your own apartment in New York , use and vivibility..
I created a very hard Cartesian white ‘blank’ gallery like space with white rubber epoxy floors, and a hint of fluorescent orange (The bathroom is fluorescent lime) for the front space and a pink carpet field for the back half. It seems like I am forever changing the space. I was brought up with my father changing and moving around the furniture, paintings, etc. every month and I find I have the same habit. Generally the furniture changes every month with new prototypes, old ones, production pieces, like a revolving on going dynamic gallery. It is wall-to-wall broadloom in light pink, with the Omni fuchsia ultra suede undulating orgiastic couch, a yellow glass wall between the bathroom and the living space, a new bathroom that has a black high-gloss morphscape pattern laminate floor, and the living space has new rug prototypes on a high gloss self-leveling epoxy floor. The kitchen is minimal and stainless with morphscape white plastic laminate cupboards.

There is a connection between your dj-set and the designin work? Music and other arts influence your project ways?
I never thought I would do anything but design or art or music. Kreation is in my DNA. I use to own 12,000 records (I was a deejay in the late seventies and eighties that paid my way through universities). I finally sold all these records (they took up the space of an entire room) for $4000 in order to rent a loft in NYC and open my own office in 1993 in Manhattan since I was penniless. I now have 3 40gb ipods with 30,000 songs, which I use to deejay sometimes. So I listen to a very broad range of music. As I write this interview on the plane I am listening to John Carpenter soundtracks (he produced and composed the music score for bad Horror B-movies such as The Thing, The Fog, Escape From NYC, etc.) I generally play an eclectic mix of electro, house, ambient, flair, down tempo, punk, electronica, and electro beat and NYC hip-hop / early rap origins. I don’t think I am a great DJ but I enjoy it occasionally – I play the odd gig for Guggenheim and other Museums, special events, my openings sometimes, etc. Music affords me to concentrate, be inspired, dream, imagine, and become completely engrossed in what I am working on.

What are you working to in this period?
I am currently working on a lot of architectural and interior projects – A mall in Moscow, a pool art installation at a US university, a restaurant in the lower east side of New York, a shopping center in Egypt, as well as new furniture, packaging, products for 30 different global clients.

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