Un’ellisse con un solo centro


Quando si dice “Irlanda del Nord” è inevitabile pensare agli scontri che fino a pochi anni fa opponevano i contrapposti estremismi. La chiesa della Sacra Famiglia di Belfast mantiene la memoria di quella lunga, aspra epoca nelle formelle lignee della Via Crucis che percorre il perimetro dell’aula liturgica: studiati dagli artisti (Laura O’Hagan e George
Walsh) insieme con i parrocchiani, vi si vedono anche alcune immagini dell’epoca del terrore: bombe, fili spinati. Ma questa chiesa nasce nello spirito di aprire un’epoca nuova di pace. Sorge dove la precedente chiesa (che risaliva agli inizi del ‘900) ha dovuto essere abbattuta, poiché le sue strutture erano eccessivamente ammalorate.
Nel progetto architettonico si è cercato anzitutto la connessione con l’intorno, nelle pareti piene in mattoni, la fluidità degli spazi, aperti e concatenati tra loro come gesto di accoglienza. Dalla strada si accede allo spiazzo che fronteggia l’edificio di tipo vittoriano delle residenze e i servizi parrocchiali.
La chiesa si annuncia con una vetrata trasparente definita sul lato da un muro che termina in un segno iperbolico che accenna all’altezza, come memoria del campanile.

La pianta mostra come atrio e chiesa siano
intesi come svolgimento di un unico dinamismo
avvolgente: notevole il fatto che l’altare
sia al centro dell’ellisse.
Pagina a lato, in senso orario: vista dalla strada; lo spiazzo antistante l’entrata; l’atrio
(vista verso l’ingresso); la chiesa (in primo piano il fonte battesimale, poi l’altare); l’ingresso.

Holy Family Church a Belfast (Irlanda del Nord)
Progetto architettonico: Eamon Hedderman Architects (Belfast)
Mosaici: Laura O’Hagan
Vetrate e portone: George Walsh
Foto: courtesy by Eamon Hedderman

E c’è un grande atrio, con un lucernario lineare e mosaici pavimentali che conducono verso una fonte di acqua benedetta, di poco discosta dall’entrata.
Perché l’acqua è presa a simbolo di rinascita ed è il tema dello stesso mosaico, che s’inoltra nell’aula, prima abbracciando il fonte battesimale e quindi collegando questo all’altare e alla vetrata che sul fondo reca incastonato il tabernacolo.
L’acqua come motivo ispiratore accompagna ogni movimento e si ritrova nelle plastiche curvature delle forme architettoniche, quasi evocanti un moto ondoso, avvolgente e pacato.
Così l’aula è ellittica ed ellittiche le aperture sul soffitto da cui filtra luce zenitale, ma il mosaico, la vetrata, l’allinearsi di battistero e altare restituiscono l’ambiente a una forte assialità.
Mentre i colori della vetrata – che racconta l’albero della vita che si sviluppa attorno al tabernacolo – contribuiscono a formare un’atmosfera luminosa e serena. È una chiesa dove arte e architettura si intrecciano con facilità.
La dinamica tra giardino esterno, atrio e chiesa, stabilisce una serie di soglie che ritmano l’ingresso pur nella fluidità accentuata dalle forme avvolgenti delle pareti, la cui opacità si risolve nel canto luminoso della vetrata istoriata.

 

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