Un antico stazzo in gallura


Realizzare i nostri desideri: ristrutturare uno stazzo in Sardegna

Un rustico nel cuore della Gallura, che porta con se le tradizioni dell’entroterra della Sardegna.
Per secoli la cultura della terra e della pastorizia hanno alimentato le storie di una terra ricca di cultura.

Foto di Athos Lecce
Servizio di M. Carrara

Siamo nel cuore della Gallura, ai piedi della montagna Ghjuanni: un luogo che porta con sé le tradizioni dell’entroterra della Sardegna. Per secoli la cultura della terra e della pastorizia hanno alimentato le storie di una terra ricca di cultura, e che vengono tramandate di generazione in generazione.
Nella foto, il recupero e la ristrutturazione di un antico stazzo, che risale al 1700.
Lo stazzo é un insediamento rurale tipico principalmente della Gallura (in gallurese lu stazzu), nel nord Sardegna e della Corsica ma presente, seppur con utilizzi diversi in gran parte del meridione d’Italia. Il termine "stazzo" deriva dal latino "statio", stazione, luogo di sosta ed ha rappresentato in Gallura il fulcro della vita rurale di migliaia di
pastori-agricoltori per centinaia di anni.
La struttura architettonica di queste costruzioni è molto semplice ed è realizzata con i materiali tradizionali di questi luoghi. Lo stazzo, infatti, indica contemporaneamente l’azienda contadina e la costruzione in cui abita il proprietario ed è costituito da un’abitazione di forma grossomodo rettangolare costituita da blocchi di granito e all’interno
suddivisa in massimo due ambienti ma più spesso da un monolocale.

A sinistra, il recupero dello stazzo del ‘700, riporta in vita la memoria architettonica e le antiche tradizioni del luogo. La ristrutturazione ha dovuto rifarsi alle tecniche costruttive, e agli antichi mestieri tramandati di generazione in generazione.
Il tetto a capriata, con travi in ginepro recuperate e copertura in canniccio.
Tutto il fascino delle antiche pietre, tradizionalmente legate col fango, oggi sostituito dal cemento, per i muri in granito con pietre a vista.
Nella pagina precedente: massi di granito, ulivi e macchia mediterranea sono la cornice naturale dello stazzo completamente ristrutturato. Nella ristrutturazione di questo antico stazzo, quasi tutto è stato riportato alle origini, nel rispetto dei volumi, delle proporzioni e dei materiali.
Per rispettare ed esaltare la cultura quest’isola: la bellezza della natura, le infinite trasparenze del mare, la riservatezza e il calore della gente, le tradizioni, i piatti tipici e gli antichi costumi.

La ristrutturazione e il recupero di uno “stazzo” in Sardegna.

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Dei più semplici antenati mantengono – addirittura migliorandole – le caratteristiche vincenti: le prestazioni tecniche di resistenza e durabilità, la facilità e velocità di posa, la lavorabilità, l’economicità del costo e ad esse affiancano un aspetto estetico eccellente, la cui particolarità che ci sembra più interessante è proprio costituita dall’ampia possibilità di personalizzazione.

All’esterno era spesso annesso il forno (lu furru) ed un piccolo magazzino (lu pinnenti). Raramente un edificio nato come stazzo si eleva oltre il piano terreno, ed in questo caso viene definito palazzo (lu palazzu). Un insieme di stazzi formavano la cussorgia (la cussogghja), un’entità geografica e sociale unita da vincoli molto forti di amicizia e collaborazione.
La struttura portante della casa e dei locali ad essa connessi è costituita con fondazioni di pietrame, mentre gli architravi delle porte e finestre dei locali connessi alla casa sono realizzati con travi di legno (ginepro o olivastro), le coperture sono realizzate in cannicciato "cannizzada" poggiato su orditura di travi e travicelli di legno (solitamente
gienpro e castagno).

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Così come "allora"…

I tetti sono quelli come quelli originali, con le travi di ginepro (prima smontate, poi sabbiate e ricollocate) appoggiate su mensole di granito e coperture in cannicciato che garantiscono una coibentazione naturale.
Il pavimento, un tempo in terra battuta, è ora in cotto, per riscaldare l’ambiente e per mantenere il legame, dello stazzo, con i materiali naturali. Le pareti sono state dipinte di bianco per contrastare ed esaltare i toni del granito, del legno e del cotto.

Come possiamo vedere nelle foto, il paesaggio naturale della Gallura, gli ulivi e piante e cespugli delle macchia mediterranea, sono la cornice naturale di questo stazzo completamente ristrutturato.
All’esterno: gli stessi blocchi di granito di forma irregolare che gli abitanti del luogo raccoglievano nei campi L’intervento ha riportato alla luce la memoria architettonica della struttura, cercando di rispettare i materiali e i principi strutturali della costruzione preesistente. Quasi tutto è stato riportato alle origini, nel rispetto dei volumi, delle proporzioni e dei materiali. Il tetto a capriata, con struttura e orditura lignea: le travi sono in legno di ginepro (prima smontate, poi sabbiate e ricollocate), e le coperture sono in cannicciato, secondo l’antica tradizione, e garantiscono
una coibentazione naturale. I muri sono in granito, con pietra a vista: il camino, in pietra in lastre uniche e legno, completa l’atmosfera degli interni, richiamando il calore familiare e l’estetica dell’antico stazzo gallurese. Il pavimento, un tempo in terra battuta, è, ora, in cotto.
Come in passato, ad un lato della stanza da pranzo, è posta la tavola che una volta veniva usata per la lavorazione del pane: un lungo, largo e massiccio tavolo di castagno, sempre coperto da una candida tovaglia in lino. Questa stanza era riservata alla lavorazione del pane, specialmente nella stagione estiva, perché durante la stagione
fredda, autunno e inverno, la massaia spostava il tavolo sovente in cucina dove la presenza del cammino consentiva alla massa della farina una più rapida lievitazione.
Nella stanza, oltre al tavolo per la lavorazione del pane, di fronte ad esso era posta una piccola panca in pietra (basalto o trachite) sulla quale si allineavano le brocche contenenti l’acqua potabile.
Ogni brocca era munita di tappo in sughero avvolta da una pezzuola di candido lino.

 

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