Trasparenze di cristallo nel rust belt sul lago Michigan

ricco di vetrate, aperto e solare: ma col massimo grado di efficienza energetica e il minimo grado di “impronta ambientale”.

Se si giudica l’architettura dal grado di armonizzazione con quanto l’attornia, questa casa di Racine (Wisconsin) potrebbe far sorgere critiche, vicina com’è a edifici dai muri in mattoni: pieni, grevi e opachi. L’edificio si stacca nettamente dall’intorno: ma come un’affermazione più alta e nobile. L’ambiente urbano è il precipitato della decadenza del mondo industriale: siamo nel “rust belt”, la “cintura della ruggine” del Midwest, che negli ultimi due decenni ha conosciuto il degrado e la povertà. La casa, per una famiglia giovane, impossibilitata a compiere grandi spese, si inserisce con un accento di allegria e di trasparenza, là dove attorno si respira cupezza.

Vista dalla strada. Evidente la trasparenza totale  dell’edificio: la vista giunge alle sponde del lago Michigan. Al piano terra, a sinistra sta il box auto, a destra il soggiorno. Tra questo e la porta d’ingresso una rientranza forma un chiostrino dove si staglia un alberello.Dalla facciata sulla strada, attraverso la grande vetrata si può guardare oltre, sino alle vicine sponde del lago Michigan. Ed è tutto chiaro: il parallelepipedo risulta composto da una serie di scatole di luce in cui la separazione esterno/interno scompare. Eppure, malgrado le trasparenze, questa è una delle prime architetture che ha ottenuto il livello Platinum, il massimo, della certificazione Leed in questa zona. Un sistema di travi e colonne metalliche disegna il profilo del volume anche dove ci sono terrazzi aperti; e una delicata cortina di cavetti di alluminio offre un effetto facciata pur dove c’è spazio vuoto. La distribuzione degli ambienti (salone-pranzo in basso, accanto al box auto, tre camere da letto al primo piano e due terrazzi aperti) culmina in uno studiolo che sporge con la parte di vetro verso la magnifica vista del lago.

La rientranza della facciata: cortiletto alberato accanto al soggiorno. Sopra questo, uno dei due “volumi” vuoti segnati da serie di cavi di alluminio tesi sulle travi. Sotto: lo studio dell’irraggiamento, per massimizzare la resa energetica dell’edificio, che è ampiamente “passivo”, ma ha pannelli fotovoltaici e pompe geotermiche. A sinistra, l’ampio soggiorno-cucina.La scala interna porta al primo piano, dove stanno tre camere da letto e il secondo bagno (lo si vede nella foto qui sopra – il primo bagno sta al piano terra). Da questo livello la scala continua per mezza rampa, sino allo studiolo (la si nota di scorcio). Foto a destra: lo sbarco della scala al livello dello studiolo, dove scaffalatura, scrittoio e libreria si organizzano in incastri che, come la composizione dell’intero edificio, hanno del “neoplasticismo”.

L’aspetto più significativo dell’edificio appare come semplicità compositiva (in realtà frutto di un attento studio degli spazi e della esposizione) è l’alternanza di “pieni e vuoti” nel volume stesso. Nella facciata verso il lago emerge, sia più alto del resto, sia aggettante, il prisma dello studiolo.
Lì accanto, il terrazzo con la serie di barre di alluminio che completano i piani delle facciate, senza sottrarvi la condizione di apertura totale.Brian Johnsen (AIA, NCARB) è nato a Chicago e si è laureato all’università di Wisconsin-Milwaukee. Sebastian Schmaling (AIA, LEED AP) è nato a Berlino (Germania), dove si è diplomato ingegnere-architetto, per poi laurearsi in architettura e urbanismo anche a Harvard e a Wisconsin-Milwaukee. Lo Studio Johnsen Schmaling Architects si dedica al design e alla ricerca operando sia nel disegno del nuovo sia della ristrutturazione. I loro progetti sono stati più volte premiati (tra l’altro sono stati inseriti tra i “Top Ten Green Projects” dall’Istituto degli Architetti Americani – AIA) e sono ritenuti esempi di attenzione critica di chiarezza compositiva e di disciplina formale, nel contesto di una generale accuratezza di dettaglio e attenzione compositiva.

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