Venezia, il restauro della Torre dell’Orologio Una grande festa, accompagnata da una magistrale scenografia che ha coinvolto tutta la città, per la Ascensione della Vergine è stato tolto il velo che copriva il volto della torre su cui campeggia il leone di San Marco e sopra la quale si muovono gli automi che fanno risuonare la vecchia campana. Il cielo è buio, la piazza è piena. La folla osserva attenta, con ansia guarda verso la torre occultata da un bianco manto i cui orli sciabordano alla brezza. Il brulichio di voci che accompagna l’attesa dell’evento (ci sono oltre ventimila persone davanti al sagrato di San Marco) a un tratto cessa: è mezzanotte. E come in tutte le favole, è questa l’ora fatidica. Lo
Essa è anche un elemento insieme di rottura e di connessione tra le varie parti architettoniche del complesso di piazza S. Marco e tra le diverse funzioni urbane che da esso si diramano: le sedi del potere politico e religioso; i luoghi della rappresentanza e dell’economia; l’affaccio verso il mare e l’articolazione dell’intera maglia edilizia cittadina. La torre è, con il suo grande Orologio astronomico, capolavoro di tecnica e di ingegneria, un irrinunciabile elemento dell’immagine stessa di Venezia e ne segna, oramai da cinquecento, la vita, la storia e il continuo scorrere del tempo. Aperta al pubblico per molti anni, la Torre non presentava più caratteristiche compatibili con gli standard necessari per la presenza di visitatori. Ristrutturato l’edificio e l’orologio, la Torre con la sua preziosa macchina sarà visitabile su prenotazione per piccoli gruppi. I due giganteschi automi in bronzo (tradizionalmente i Mori, visto il colore della patina del metallo) che fanno risuonare il campanone, sono l’elemento di spicco della Torre. Furono fusi da Ambrogio delle Ancore nel 1497. Il loro corpo è snodato all’altezza della vita per permettere il movimento di torsione richiesto dal battito delle ore.
Nonostante la collocazione e la funzione, le due statue hanno richiesto una lavorazione con forti accentuazioni delle masse e con un disegno volutamente caricato così da consentire di coglierne le inconfondibili sagome sin dalla lunga
In veneziano si chiama “Sensa”, l’Ascensione e, scoccata la mezzanotte, ecco che i Magi escono dalla loro nicchia e si inchinano dinnanzi alla figura della Madonna. Che siano meccanismi automatici non toglie nulla alla magia dell’evento: le sagome si muovono in alto con lentezza, come avanzassero con circospezione. L’incedere loro è, agli occhi degli astanti, espressione della devozione mariana in cui ora tutti si riconoscono. Nel movimento meccanico sparisce la finzione, nasce l’emozione.
La vecchia Torre dell’Orologio è tornata nuova. Da questa mezzanotte i veneziani, oltre alla torre del campanile, oltre alla basilica della cattedrale, sulla loro piazza principale hanno un nuovo simbolo vivo e attivo, in quello stupefacente carillon che si staglia contro il cielo, al culmine dell’edificio dove due volte l’anno passeggiano ancora i Magi, e due Mori possenti picchiano con lunghi martelli contro il campanone. La festa che ha segnato la riapertura della Torre ha avuto in Claudia Cardinale la sua splendida madrina e ha visto la partecipazione di Autorità a livello locale e nazionale.
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