Tornano i rintocchi dei Mori

Venezia, il restauro della Torre dell’Orologio

Una grande festa, accompagnata da una magistrale scenografia che ha coinvolto tutta la città, per la Ascensione della Vergine è stato tolto il velo che copriva il volto della torre su cui campeggia il leone di San Marco e sopra la quale si muovono gli automi che fanno risuonare la vecchia campana.

Il cielo è buio, la piazza è piena. La folla osserva attenta, con ansia guarda verso la torre occultata da un bianco manto i cui orli sciabordano alla brezza. Il brulichio di voci che accompagna l’attesa dell’evento (ci sono oltre ventimila persone davanti al sagrato di San Marco) a un tratto cessa: è mezzanotte. E come in tutte le favole, è questa l’ora fatidica. Lo
scenario è unico al mondo: la piazza della basilica veneziana è il palco sul quale troneggia il campanile, uno dei simboli più forti della città che dall’alto dei suo cento e passa metri domina tutta la laguna. Ma questa sera – è il 27 maggio – non è lui il protagonista, bensì la torre più bassa, che gli sta di fronte. Quella coperta dal telo bianco. Come fosse il sipario di un gigantesco spettacolo, allo scoccare dell’ora il telo cala. Erano dieci anni che la copriva: tanto è durato il restauro curato dal Gruppo Brandolin Dottor, specializzato nel restauro conservativo e strutturale dei beni artistici e architettonici. La Torre dei Mori è uno dei segni architettonici più celebri di Venezia: sovrasta come un arco di trionfo
l’accesso alla nevralgica via commerciale della città, l’antica Merceria.

Piazza San Marco la sera della inaugurazione
Un particolare dell’orologio dorato

Essa è anche un elemento insieme di rottura e di connessione tra le varie parti architettoniche del complesso di piazza S. Marco e tra le diverse funzioni urbane che da esso si diramano: le sedi del potere politico e religioso; i luoghi della rappresentanza e dell’economia; l’affaccio verso il mare e l’articolazione dell’intera maglia edilizia cittadina. La torre è, con il suo grande Orologio astronomico, capolavoro di tecnica e di ingegneria, un irrinunciabile elemento dell’immagine stessa di Venezia e ne segna, oramai da cinquecento, la vita, la storia e il continuo scorrere del tempo. Aperta al pubblico per molti anni, la Torre non presentava più caratteristiche compatibili con gli standard necessari per la presenza di visitatori. Ristrutturato l’edificio e l’orologio, la Torre con la sua preziosa macchina sarà visitabile su prenotazione per piccoli gruppi. I due giganteschi automi in bronzo (tradizionalmente i Mori, visto il colore della patina del metallo) che fanno risuonare il campanone, sono l’elemento di spicco della Torre. Furono fusi da Ambrogio delle Ancore nel 1497. Il loro corpo è snodato all’altezza della vita per permettere il movimento di torsione richiesto dal battito delle ore.

Massimo Cacciari, Francesco Rutelli,
Edoardo Lucheschi e Piero Dottor
Carlo Malaspina, Marina Carminati

Nonostante la collocazione e la funzione, le due statue hanno richiesto una lavorazione con forti accentuazioni delle masse e con un disegno volutamente caricato così da consentire di coglierne le inconfondibili sagome sin dalla lunga
distanza. Anche la campana che è sovrastata da una sfera dorata e una croce, fu realizzata nel 1497, essendone autore un certo Simeone, che si firma nella bella iscrizione sul bronzo. Terminato il restauro, i rintocchi svegliano la Torre
dell’Orologio dal suo lungo sonno. Ridanno il via a una tradizione antica. Gli automi sono una macchina teatrale di sublime efficacia, cui si unisce quell’altro capolavoro di orologeria costituito dai tre Re Magi: anch’essi automi meccanici di tradizione secolare che fanno la loro comparsa a segnare e sottolineare due volte l’anno momenti cardine della vita cittadina: il giorno dell’Epifania 6 gennaio e il giorno dell’Ascensione, 28 maggio.

Gjlla Giani, Giuseppe Maria Jonghi Lavarini
Piero Dottor con Claudia Cardinale.

In veneziano si chiama “Sensa”, l’Ascensione e, scoccata la mezzanotte, ecco che i Magi escono dalla loro nicchia e si inchinano dinnanzi alla figura della Madonna. Che siano meccanismi automatici non toglie nulla alla magia dell’evento: le sagome si muovono in alto con lentezza, come avanzassero con circospezione. L’incedere loro è, agli occhi degli astanti, espressione della devozione mariana in cui ora tutti si riconoscono. Nel movimento meccanico sparisce la finzione, nasce l’emozione.

Il campanone percosso dai Mori
Il momento in cui cala il velo e ricompare il volto della Torre dell’Orologio restaurata

La vecchia Torre dell’Orologio è tornata nuova. Da questa mezzanotte i veneziani, oltre alla torre del campanile, oltre alla basilica della cattedrale, sulla loro piazza principale hanno un nuovo simbolo vivo e attivo, in quello stupefacente carillon che si staglia contro il cielo, al culmine dell’edificio dove due volte l’anno passeggiano ancora i Magi, e due Mori possenti picchiano con lunghi martelli contro il campanone. La festa che ha segnato la riapertura della Torre ha avuto in Claudia Cardinale la sua splendida madrina e ha visto la partecipazione di Autorità a livello locale e nazionale.

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