Talento, tecnologia e tolleranza


TALENTO, TECNOLOGIA E TOLLERANZA NELL’AZIONE CREATIVA DEGLI ARCHITETTI SICILIANI TRA TRADIZIONE ED INNOVAZIONE

Servizio di: Caterina Parrello

La città contemporanea siciliana appare sempre più distante da quei modelli urbanistici che fino ai primi decenni del secolo scorso avevano mantenuto i suoi caratteri di forte riconoscibilità: le aggressioni nei confronti delle lussureggianti cinture agricole hanno prodotto quartieri dormitorio e periferie degradate ancor prima che queste fossero abitate; la
decennale strategia politica dell’abbandono dei centri storici ha determinato il crollo della rendita immobiliare e il subentro di gruppi etnici socialmente marginalizzati; la carenza di programmazione urbanistica ha prodotto risultati di disordine e di ingiustizia sociale ed infine una difettosa dimestichezza con il bello, l’arte e la cultura hanno prodotto qualunquismo edilizio, kitch d’ornato e paradossali subordinazioni a modelli importati d’oltralpe. Adesso che una certa parte della politica sembra mostrare una interessata attenzione alle potenzialità comunicative dell’architettura, i temi disciplinari che oggi più che prima sembrano attecchire sembra che proclamino il predominio dell’universo visivo,
in cui i linguaggi si confondono l’uno nell’altro e producono imprevedibili elementi di sintesi: non c’è dubbio che essi facciano perdere autonomia ai singoli codici tradizionali, eppure se valutati con equilibrio possono schiudere prospettive nuove ed interessanti all’architettura siciliana.
A fronte della perdita di riferimenti di certezza teorica (quei riferimenti che hanno sostenuto il progetto moderno anche nella nostra terra) si pone da alcune parti una sorta di “etica del progetto”.

Vito Marcellomaria Corte si laurea nel 1986 a Palermo.
Dal ’96 ad oggi è Professore a contratto di Laboratorio Progettazione Architettonica a Palermo. Dal 2000 ad oggi è Professore a contratto di Topografia Antica a Ravenna.
Nel 1997 è invitato alla Triennale di Milano.
Nel 2001 è invitato dalla C.E.I. al concorso per una nuova chiesa a
Catanzaro.
Fa parte dei gruppi di progettazione per i Piani Particolareggiati dei
centri storici di Erice,Trapani e Vita.
Nel 2002 è invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, sez. Next City.
Partecipa a numerosi concorsi di architettura, riportando alcune segnalazioni.
È autore di diversi saggi su pubblicazioni scientifiche; promuove, organizza ed è responsabile scientifico di seminari, workshop, mostre e iniziative culturali e professionali.
Dal 1994 è presidente dell’Ordine degli Architetti di Trapani.
Sue opere sono pubblicate su molte riviste di architettura.
È citato da G. Gresleri in “Architettura e Spazio Sacro”, Sansoni, MI 1996, da C. Conforti in “Storia dell’Architettura Italiana del Novecento” Electa, MI 1999., M. Mulazzani, “Architetti Italiani. Le nuove generazioni”, Electa, MI
2005.
Tra le altre opere realizzate: chiesa Parrocchiale (1988-98) e Museo del Territorio (1991-98) a Calatafimi (Tp); Giardino degli Aromi (1989-99) ad Erice; Giardini Pergolati di Injcon a Menfi 1999- 01(Ag); Chiesa Parrocchiale (2002- 05) a Salaparuta (Tp); Restauro della Protobasilica di S.Nicolò a Trapani (1998-05).

Alcuni architetti siciliani (e tra essi i più maturi sono in maggioranza) pensano infatti che tale coscienza etica deve confidare sulla capacità dell’architetto di leggere la realtà e di anticipare la domanda sociale. Ciò con risposte architettoniche che siano severe e rigorose: risposte nelle quali lo sconfinamento autoreferenziale, l’improvvisazione gestuale siano limitati al massimo in favore di un principio che trasformi l’anonimato in valore.
Altri architetti (e tra essi i più giovani e rampanti sono in maggioranza) ritengono invece che questa nuova eticità del progetto sia da trovarsi nell’accelerazione della ricerca sperimentale, nello sconvolgimento dei codici canonici, nell’introduzione nella stratificata città siciliana e nel suo pittoresco paesaggio di elementi dissonanti.
Tutto ciò in un’ansia di libertà individuale che dovrebbe comportare il risultato di attivare l’interesse del pubblico verso l’architettura perché questa possa continuare ad essere “instrumentum regni”.
In effetti il ricco nordeuropa ha esportato anche in Sicilia un’architettura che scopre come qualità la sua condizione superflua, che si allinea con le arti che non hanno uno scopo apparente: costruire un edificio può essere non più considerato come la prima finalità dell’azione progettuale. Secondo alcuni temi inseguiti da tali colleghi la finalità del progetto è quella di fabbricare una immagine mediatica del manufatto, una icona dotata dei requisiti dell’istantaneità della ricezione, dell’intensità del messaggio, della complessità figurativa sintetizzata in una sorta di ideogramma visivo. Lo vediamo nelle mostre (poche) di architettura siciliana, nelle pubblicazioni di (pochi) progetti siciliani e nella scimmiottante produzione di alcuni di noi “alla maniera di…
Su un altro versante di assordante e mortificante silenzio culturale si registra l’azione di altri operatori che non sono gli architetti di cui prima si è parlato, ma che è un’azione costante, presente e quantitativamente ben più cospicua. Si tratta della diffusa produzione edilizia che, a parte alcune doverose eccezioni, continua a celebrare la “rassegna delle occasioni perdute”: non si interroga sulla semiotica del manufatto, non cerca relazioni con il luogo, elabora maldestre imitazioni e diseduca la committenza trascinandola in basso verso il soddisfacimento di elementari bisogni primari, privi di qualità dell’abitare e del vivere.
Su tali premesse critiche diversi “focolai” di inquietudine architettonica alimentati da architetti siciliani hanno promosso una serie di iniziative di sensibilizzazione che possano avere una componente “didattica” sia verso la società civile e sia verso i propri colleghi, maturi e giovani.

Nell’immagine sottostante vediamo il rendering di un progetto dell’architetto Vito Marcellomaria Corte, una casa
nella valle di Segesta; sopra, nella foto di Giovanni Chiaramonte, una realizzazione di un giardino.

Io stesso, in occasione del IV Congresso Regionale degli Architetti di Sicilia, ho avuto il piacere di concretizzare, con passione ed affezione verso il nostro mestiere, una sperimentazione in video: si tratta di un documentario digitale che ha cercato di rappresentare l’attuale condizione degli architetti, dell’architettura e del paesaggio in Sicilia, in una rassegna sintetica di immagini sincopate. Queste, con il moderno linguaggio del “video clip”, hanno cercato di raccontare e descrivere l’esperienza degli architetti nel tempo antico e presente e nei luoghi della nostra terra mediterranea: negli
uffici, nelle scuole, nei cantieri, nelle amministrazioni e attraverso le opere realizzate, quelle non realizzate, i disegni, i piani.Tutto in una contestualizzazione fatta di paesaggi costieri e montani, di centri storici e periferie, di campagne, borghi, parchi archeologici e realtà metropolitane, di realtà belle e positive e di realtà brutte e da recuperare: insomma, tutto dentro la nostra grande cornice mediterranea! Il prodotto montato, in sette minuti di proiezione, cerca di trasmettere un chiaro messaggio verso tutti gli utenti: di solidità culturale e professionale, ma anche di leale autocritica, di correttezza e disponibilità a collaborare con le istituzioni ed i cittadini per tutelare, salvaguardare e valorizzare il patrimonio regionale e concorrere ad una migliore qualità della vita nelle rispettive realtà locali e nella Sicilia tutta.
Un’altra esperienza che sto promuovendo, sempre grazie agli Ordini degli Architetti, è quella di un Premio di Architettura per laureati e per studenti. Il Premio sarà intitolato a Mauro Rostagno. Dal Rostagno sociologo e politologo il Premio prende lo spunto perché se ne continui ad apprezzare il lavoro svolto per l’emittente televisiva locale Radio Tele Cine (RTC) insieme con alcuni ragazzi della Comunità Saman, nel suo ruolo di forte denuncia delle collusioni tra mafia e politica locale.

Il Premio "Mauro Rostagno" è ideato e promosso dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti, P.P.C. di Trapani, con il sostegno Di Baio Editore S.p.A., per commemorare Mauro Rostagno, sociologo italiano. Il Premio nasce dalla volontà di segnalare l’idea progettuale più significativa nella sua capacità interpretativa di un messaggio di impegno civile quale è stato quello di Rostagno.
I centri della provincia di Trapani, che è stata teatro dell’assassinio di Rostagno ma anche scenario di altri attentati e fondale di rappresentazioni con prevaricante azione mafiosa, denunciano con il loro stato d’uso una qualità della vita che ancora è spesso lontana dai livelli di civile urbanità e quindi di equilibrio sociale. I luoghi di aggregazione, gli spazi della formazione e dell’informazione, gli ambiti per coltivare i rispettivi interessi culturali, sportivi, ar tistici e, nel complesso, gli spazi pubblici dove si esplicitano la maggioranza delle relazioni umane necessitano di diffusi interventi di qualità, che siano centri storici, periferie, aree rurali o borghi marinari. Tale necessità è rappresentata dall’imperativo di operare una azione maieutica che parta dal piccolo segno, purchè diffuso e di qualità, perché possa segnarsi l’avvio di un processo i cui frutti potranno raccogliersi non già nell’immediato, ma raccolti appieno dalla prossima generazione di cittadini.
Il Premio stimola la sensibilità progettuale dei partecipanti attraverso la rispettiva coscienza civile. Pertanto gli organizzatori non individuano i siti d’intervento e si limitano a circoscrivere l’ambito di applicazione delle sperimentazioni progettuali: il territorio della provincia di Trapani e dei ventiquattro Comuni che la compongono. Il partecipante avrà un duplice grado di liber tà: di individuare il sito meritevole di qualificazione ma anche di scegliere il tema progettuale. Quest’ultimo potrà essere un intervento di riqualificazione urbana, anche con previsione di edificazione edilizia, o di arredo, o di verde, o di infrastrutturazione ovvero di pianificazione territoriale o di zona.

Il 26 settembre 1988 Rostagno pagò la sua passione sociale e il suo coraggio con la vita: venne infatti assassinato in un agguato in contrada Lenzi, vicino Trapani: aveva 46 anni. Il delitto è tuttora impunito.
I centri della provincia di Trapani, dove abito ed opero, e che è stata teatro dell’assassinio di Rostagno ma anche scenario di altri attentati e fondale di rappresentazioni con prevaricante azione mafiosa, denunciano con il loro stato d’uso una qualità della vita che ancora è spesso lontana dai livelli di civile urbanità e quindi di equilibrio sociale.
I luoghi di aggregazione, gli spazi della formazione e dell’informazione, gli ambiti per coltivare i rispettivi interessi
culturali, sportivi, artistici e, nel complesso, gli spazi pubblici dove si esplicitano la maggioranza delle relazioni umane necessitano di diffusi interventi di qualità, che siano centri storici, periferie, aree rurali o borghi marinari.Tale necessità
è rappresentata dall’imperativo di operare una azione maieutica che parta dal piccolo segno, purchè diffuso e di qualità, perché possa stabilirsi l’avvio di un processo i cui frutti potranno raccogliersi non già nell’immediato, ma raccolti appieno
dalla prossima generazione di cittadini.
Il Premio stimola la sensibilità progettuale dei partecipanti attraverso la rispettiva coscienza civile.
Mi auguro che dai risultati progettua
li possano trarsi positive aspirazioni verso una qualità di vita diversa e migliore di quella attuale.

 

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