Sulle grandi ali della benedizione Meta di milioni di pellegrini da ogni parte del mondo, questo luogo doveva essere allo stesso tempo accogliente, vasto, ma anche umile ed espressivo della pace che diffondeva il santo di Pietrelcina. Il progetto di Renzo Piano è concepito in modo tale da stabilire una continuità tra il vecchio convento, la piazza e la nuova aula. Non c’è soluzione di continuità: la natura circostante, il paesaggio, il sagrato, la facciata risolta con una grande vetrata. I segni e l’architettura sembrano unirsi in un unico coro, un assieme che si dispiega lungo il leggero declivio. Gli alberi –
Per quanto sia la maggiore tra le chiese costruite negli ultimi decenni in Italia, l’architettura qui si mostra completamento della natura, prima che come sovrapposizione. E i lunghi archi (i più lunghi mai costruiti in pietra) hanno la funzione di staccare dal suolo, con levità, la copertura di un luogo dove vige il rispetto per la persona. In fondo questo è il messaggio che la vita intera di padre Pio ha consegnato al mondo: verità, semplicità e amore. L’architettura si fa latrice di questo e non ricerca un linguaggio proprio, al di fuori di quello della sua destinazione di luogo per l’accoglienza.
“Pur nella sua inusuale grandezza, sa ben nascondersi e manifestarsi quasi all’improvviso, adagiato e fortemente inserito nel costone che dal monte Castellano, che sovrasta San Giovanni Rotondo, si distende S.E.R. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio,Arcivescovo
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