S.Salvatore a Loseto: lo spazio del cielo

L’edificio qui è inteso come conquista di un nuovo “vuoto”: uno spazio dove risorga la libertà di guardare da un capo all’altro della piazza senza incontrare sbarramenti. Uno spazio di libertà che si apre tra i palazzi e presenta un’unica facciata, bassa cupola che spunta tra l’erba. Nella città “verticale” che ha sempre più dominato il panorama urbano del secolo concluso la proposta di una chiesa come questa merita attenta considerazione.

L’idea è quella di sovvertire la corsa verso l’alto e di privilegiare la ricerca dello spazio pubblico, di magnificare il sagrato inteso come luogo aperto, momento di mediazione tra interno ed esterno, occasione di incontro. «Un tempo la chiesa era al centro della città e col campanile dominava su di essa. Oggi non è più così» spiegava Ottavio Di Blasi presentando nel 1992 il progetto per la chiesa di Loseto (cfr. CHIESA OGGI architettura e comunicazione N. 2, settembre 1992). «In generale le chiese nuove sorgono in quartieri periferici, caratterizzati da masse di edifici con i quali non possono competere in altezza». Questo il motivo che ha spinto il progettista a scegliere un lotto libero e spazioso: un “vuoto” da contrapporre alle masse edificate. Nella città assillata dai palazzi oggi si ricerca lo spazio verde, il luogo aperto e libero. Loseto è un quartiere periferico: la chiesa diventa un “centro” che impernia il tessuto urbano, un luogo al quale la società può guardare come riferimento, non solo, qui è occasione per dare un “giardino” al quartiere.

Nella pianta si nota il percorso a spirale che conduce dalla strada all’aula celebrativa attraverso il prato/sagrato.

La grande copertura vista dal presbiterio, verso l’entrata dell’aula.A destra: un’immagine della copertura in corso di costruzione ne rivela la trama geodetica. La finestratura perimetrale le conferisce leggerezza. In basso: il grande muro absidale visto dalla cripta, realizzato in pietra locale con cura artigianale.

“Il legno ha sue caratteristiche che devono entrare nel linguaggio complessivo dello spazio cultuale, così da generare un’articolata e ordinata percezione estetica… Le sue venature, quando sono a vista, combinano caldi e variegati cromatismi che, mutando continuamente e liberamente, danno fantasiosa irripetibilità al manufatto”.
S.E.R. Mons. Francesco Marchisano, Presidente, Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa (da CHIESA OGGI architettura e comunicazione n. 49)

Un campanile a stele si erge, staccato dal suolo, sostenuto da un braccio d’acciaio: è un segnale che rende visibile la presenza della chiesa, posta 6,5 metri sotto il livello del suolo, la cui parte visibile è la cupola al centro del cratere erboso di 90 metri di diametro. Il percorso per accedere all’aula è una rampa pedonale a spirale, che conduce dolcemente dal marciapiedi urbano fino all’entrata, mentre i locali del centro parrocchiale sono posti a ridosso della recinzione. Lo spiazzo erboso che la circonda è un sagrato assai inconsueto. Un sagrato giardino di notevoli dimensioni, possibile spazio processionale, grazie al percorso a spirale che conduce alla chiesa. L’aula liturgica è a pianta circolare, di 28 metri di diametro. La copertura è realizzata con una struttura geodetica rivestita esternamente in pietra locale. La collocazione sotterranea – ma non nascosta – della chiesa, la rende isolata acusticamente e termicamente. La pavimentazione dell’aula digrada verso l’altare, sormontato da un crocifisso che accentra in sé tutte le energie dell’ambiente.

L’ambiente interno è dominato dalla grande copertura in legno lamellare, che sembra levitare grazie alla luce che entra dalla finestratura perimetrale. Altro elemento fortemente caratterizzante è il muro in pietra eretto in posizione absidale, secondo le tradizioni tipiche della zona. Con la sua altezza, media suggestivamente il dislivello tra piano dell’aula e sottostante cripta. Lo spazio aperto sotto il livello dell’aula, fa sì che chi si trova in questa perda la sensazione di stare sotto il suolo. Una chiesa simile è stata costruita a Helsinki, in Finlandia, all’inizio degli anni Settanta, da Timo e Tuomo Suomalainen (cfr. “Una cupola trasparente”, CHIESA OGGI architettura e comunicazione N. 5, 1993). Lontano dalla fredda e nordica Helsinki, la chiesa di Loseto ne riprende alcune caratteristiche. Ma la chiesa di Helsinki è posta al culmine di una emergenza rocciosa, in posizione dominante sulla città, a Bari essa è posta in luogo ribassato, seppure fortemente evidente grazie al suo “vuoto aperto”, forte come un momento di silenzio capace di interrompere il rumore di fondo – motori, clacson, vociare – che caratterizza l’ambiente urbano odierno. Se il disegno geometrico della sostruzione appare essenziale, la sua realizzazione ha costituito una sfida tecnica. E il suo essere spazio liturgico richiede una non indifferente dose di sensibilità: perché il circolo nella sua intrinseca vastità risulta indifferenziato mentre la liturgia richiede una precisa gerarchia di luoghi, uno spazio modulato. Qui la chiave di volta dell’organizzazione liturgica appare il grande muro che emerge dal profondo e che dialoga col soprastante crocifisso, orientando tutta l’aula.

Chiesa e centro parrocchiale S. Salvatore a Loseto (Bari)
Indirizzo: Via D. Cimarosa, 29 – Bari
Progetto: Di Blasi Associati
Calcolo strutture: Studio Chiaia (Bari)
Impresa costruttrice: Salvatore Matarrese SpA (Bari)
Periodo di progettazione e costruzione: 1992-1999

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)