Sotto la buona stella

Sotto la buona stella

Sita in località Valenza, nell’immediata periferia di Terni, questa chiesa progettata da Paolo Portoghesi è ricca di segni e testimonianze. L’architettura stessa ricerca valori simbolici, che raggiungono la massima espressione nell’elaborazione della copertura, mentre un ampio programma iconografico rievoca la vicenda francescana.

Secondo lo stile proprio di Paolo Portoghesi, il progetto di questa chiesa, inaugurata a fine 2003 ma frutto di una lunga gestazione, ricerca l’espressione simbolica. Il costruito tra le sue finalità cerca anche di rispondere all’esigenza di "significare", di comunicare, di rimandare al trascendente. «Ho pensato come la Chiesa, un tempo – dice Portoghesi
– chiedeva agli architetti di tener conto della dedica… e il fatto che questa di Terni fosse dedicata alla Vergine ha avuto un peso decisivo per l’individuazione delle forme. L’ha avuto attraverso la semplicità, dunque attraverso l’ineffabile, ma anche attraverso il messaggio che i simboli continuano a esercitare soprattutto nel mondo dei credenti che
attraverso la liturgia sono continuamente in contatto con i simboli. E vivono pertanto, in profondità, la ricchezza del simbolismo che è un aggiungere qualche cosa che vediamo, qualche altra cosa che non vediamo. La dimensione invisibile al visibile». Qui l’immagine della Madonna è rivisitata attraverso quella della stella, perché ricca di richiami stellari è la letteratura sulla Madre di Gesù: signora delle stelle, stella del mare, fonte di speranza, mediatrice
tra l’uomo e il Padre.

Chiesa della Madonna della Pace a Terni

Progetto architettonico:
Prof. Arch. Paolo Portoghesi, Calcata (VT)
Collaboratore: Arch. Luca Volpi,Terni
Progetto strutture e d.l.: Ing. Ferdinando Carrai
Copertura: Tegola Canadese,Vitt.Veneto (TV)
Panche: Genuflex, Maser (TV)
Strutture in legno: Cost, Bastia Umbra (PG)

Dipinti: Stefano Di Stasio
Altare ambone e sede: Oliviero Rainaldi
Crocifisso: Paolo Borghi
Inizio progett./inaugurazione: 1998/2003
Superficie aula: mq. 410
Importo lavori: € 1,2 milioni
La chiesa nell’intorno si fa notare senza imporsi.

Figura che si incontra alzando gli occhi al cielo. «Mi è stato di guida – continua Portoghesi – il Petrarca che diceva: "Vergine chiara e stabile in eterno. Di questo tempestoso madre stella; d’ogni fedel nocchier fidata guida, pon mente in che terribile procella io mi ritrovo: sol, senza governo.Vedo già da vicin l’ultima strida". Questa poesia esprime una condizione esistenziale». Nel dramma del momento, alla ricerca della consolazione si alzano gli occhi, ed ecco le stelle che evocano la luce lontana, la speranza che non muore. Così nasce la pianta della chiesa, la cui immagine è proiettata in alto nella copertura. La stella esagonale si protende e si espande nella figura dei vertici a coda di rondine giustapposti su piani successivi così da lasciare varchi alla luce tra un piano e l’altro. La chiesa è vista come una gemma. All’esterno si manifesta col breve campanile e con l’impianto centrale dalle braccia stellari.

la facciata principale della chiesa.
Vista dell’aula con l’ambone, opera
di Oliviero Rainaldi, in primo piano.

Mentre la copertura con gesto protettivo sopravanza i fronti e ricorda gli ampi e rigidi copricapi inamidati, austeri ed eleganti, di alcune monache. All’interno la copertura stellare sovrasta l’incrocio dei bracci, il centro fisico dello spazio che diventa il punto attorno al quale si raccoglie l’assemblea, da lì protendendosi verso l’altare. Questo è coronato dalla parete absidale in cui campeggia il trittico del Di Stasio. E ancora qui compare la Madonna col Bambino, col manto aperto in un abbraccio protettivo, punto di riferimento della vicenda umana di ieri e di oggi. Tutto l’ambiente sembra conformato in modo da convergere verso quel luogo.

Vista dall’alto della copertura della chiesa di Terni,
subito dopo il montaggio.
Vista zenitale della copertura.

E’ raro trovare uno spazio così articolato e allo stesso tempo così accentrato, perché i sei bracci in cui si protende lo spazio interno consentono di ricavare ambiti diversiattorno al perimetro. Le porte, le finestre, i confessionali… tutto trova una sed
e opportuna in una nicchia propria che consente una perfetta individuazione dell’elemento. Allo stesso tempo questa variegata complicazione dello spazio al perimetro, si risolve in una poderosa affermazione di centralità nel convergere delle linee, attraverso percorsi che partono dal pavimento e poi salgono lungo le pareti, in nervature lignee e in vivaci spigoli, verso la stella centrale che domina la copertura.

Prospettiva verso l’abside col trittico di Di Stasio.
La struttura lamellare del tetto della chiesa
Madonna della Pace a Terni, in fase di montaggio.

Ma nel gioco biunivoco delle spinte ascendenti e discendenti, finiscono per prevalere queste ultime: come l’architettura trae la sua forma dall’alto, dove sta l’immagine della stella, così l’aula stessa trae alimento dalla luce che filtra modellata dalla forma siderea. Le immagini pittoriche non si aggiungono all’architettura: ne fanno parte, come a rendere esplicito un racconto che lo spazio stesso invoca. E accanto alla Vergine compaiono le storie di Francesco, che in questa terra visse e operò. Così oltre che nell’intorno fisico, la chiesa si radica nella tradizione e nella cultura locale.

(L.S.)

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