Sotto il livello della strada

Molti anni fa, per creare un luogo fresco separato dalle due strade che lì s’intersecano, si è scavato il terreno per alcuni metri e si sono piantati alberi alti per isolare visivamente e acusticamente il giardino. Poi è intervenuto l’architetto del verde Massimo Semola, che in quel momento era all’inizio della sua carriera.

Foto e testo di: Walter Pagliero

Questo giardino si trova a Vercelli, all’incrocio di due vie del centro, alcuni metri sotto al livello stradale. E’ separato dalla villa da un cortile lastricato che serve da parcheggio per i veicoli della famiglia. Ma sentiamo dalle parole dell’architetto Massimo Semola com’era prima e come lo ha trasformato. “Siccome è stato il mio primo giardino su commissione, gli sono particolarmente affezionato. Quando mi hanno mostrato quello che c’era, mi sono sentito di fronte a un buco.
Era piccolo, chiuso da alti muri con robusti contrafforti in cemento armato per contrastare la spinta delle due strade esterne. Era una situazione opprimente che andava radicalmente cambiata. All’interno c’era una massa informe di juniperus pfitzeriana che ho fatto subito togliere. Per fortuna avevano piantato anche alcune betulle e qualche magnolia
sulangeana, che avevano una loro bellezza e che volevo senz’altro salvare. Sono partito da loro per fare un giardino dove questi grandi alberi avessero un ruolo all’interno del mio progetto, come se fossero voluti da me per una logica che prima non c’era. Su tali premesse ho costruito un giardino con più stanze di verde rivolte a raggiera verso un centro di
forma ellittica mantenuto a prato dove si concentra la luce. Data l’esiguità dello spazio non ho costruito dei percorsi, ho solo creato uno spazio intermedio, tenuto a ghiaia, per il passaggio tra il cortile lastricato e il primo prato delimitato da beole. Percorrendolo ci si trova subito nel prato ellittico che fa da atrio alle stanze di verde. Su questo spazio centrale
s’innesta una sorta di terrazzino semicircolare, alto solo 20 cm, dove c’è una panchina per la lettura e la conversazione addossata alla parete. Naturalmente per prima cosa ho pensato di nascondere l’alto muro con file di bambù (sono canne alte e leggere che occupano poco spazio in profondità), ma dietro alla panchina l’ho lasciato in vista ricoprendolo
con mattoni pieni di recupero. Poi abbiamo arricchito la zona sotto gli alberi con azalee rosa sempreverdi e altri arbusti da ombra come le ortensie, le camelie, gli agrifogli; completando con piante erbacee come le calle, le osta e, senza volerlo, le felci arrivate da sole.

Nelle foto: l’entrata nel giardino attraverso uno spazio-filtro tenuto a ghiaia. Lo spiazzo centrale col prato in piena luce è al centro di varie stanze verdi addossate ai muri perimetrali.
L’angolo di meditazione con la panchina addossata al muro di mattoni a vista. Intorno vi sono vari ciuffi di felce arrivate da fuori grazie alle spore portate dal vento: è un accenno di wilde garden (giardino selvatico) ben accetto sia all’architetto sia ai proprietari che del giardino amano proprio l’aspetto “spontaneo”.

This garden is in Vercelli, at the intersection of two streets in the centre, a couple of meters from the road. The villa with a paved courtyard that is used as parking separates it. Lets hear what Massimo Bran the architect says, as it was before and how he transformed it. “As it is my first commissioned garden, I have grown fond of it. When they showed me how it was, I felt like I was in front of a hole. It was small, closed off with tall cement walls close to two external roads. It was an oppressive situation that changed radically. There was a shapeless mass of juniperus pfitzeriana
that I remove immediately. Luckily they planted some birch tree and some magnolia sulangeana, that is one of the beauties that I wanted to keep. It started with these great trees in the garden that played a role in my project, as if they wanted a logic from me that at first was non existent. On this premises I created a garden with green rooms that beam towards the centre where the light is concentrated. Given the smallness of the space I did not built any paths, I created an intermediate gravel space, between the paved courtyard and the lawn delimited by a guzzler / beole. There is an elliptic lawn that is an atrium to the green rooms. In the centre there is a small semicircular terrace, that is only 20 cm high, there is a reading bench and a wall set for conversations. Naturally the first thing I thought of was to hide
the high wall with bamboo (it is tall reed that occupies little space), behind the bench I left the bricks. Then we enriched the zone under the trees with pink evergreen azaleas and other bushes like hydrangeas, camellias and hollies for shade; finally grassy plants such as calla lilies, the ferns that came alone.

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