Simposio internazionale

D. Venanzio Blanco
Scultore – Spagna

L’artista, immagine di Dio creatore. All’uomo spetta di farlo fruttificare, sentendosi, con umiltà e sincerità, suo collaboratore nell’opera della creazione. L’artista si sente soverchiato quando si vede paragonato a Dio Creatore, poiché la distanza che li separa è infinita. Tuttavia, nel momento in cui sorge l’idea che si tradurrà in bellezza, si avverte la presenza della mano misteriosa dell’Onnipotente, che si avvicina all’artista e gli infonde la chiarezza necessaria per concepire l’opera. Le idee, in tutto quel che ha a che vedere con la creatività, sono assolutamente necessarie. Chi arriva a sentire l’essenza dell’idea avverte un timore misterioso, non suscettibile di definizione. È quello il momento in cui l’artista si sente più vicino al Creatore. È una sensazione speciale, che gli infonde uno stato d’animo difficile a esprimersi. Una gioia straordinaria che serve da stimolo e che l’artefice sente la necessità di trasmetterla alla materia. Modificarla, confondersi in quella, accarezzarla con tutto l’amore e la cura che gli è stata data da Dio: questo è il privilegio dell’uomo che ha l’anima di artista o anche di artigiano. È una situazione piena di bellezza, di luce trasparente che illumina lo spazio dello studio in cui l’opera nasce e prende forma (…). L’estetica dei nostri giorni ha trovato altri cammini di libertà e in molti casi prescinde dal tema e anche dal motivo conduttore. A volte si perde, convinta com’è di aver raggiunto l’autenticità della verità. Credo che la Chiesa abbia bisogno di riferimenti concreti. Tuttavia anche al suo interno devono trovar posto le forme pure, il colore e il suono, per mostrarci un’immagine nuova del Cristo del quale oggi abbiamo bisogno…

P. Andrè Gence
Pittore – Francia

L’arte è la preghiera; di qui la sua capacità di unire il culto e la cultura. Coltivare la terra è la risposta dell’uomo al dono di Dio. L’uomo riceve tutto da lui fino al punto di essere creato a sua immagine e somiglianza. Così diventa creatura-creante. Un artista creatore quindi non può essere un non credente. Egli è poeta di Dio. La poesia è un fare e un modo di essere. Essa realizza ciò che significa, secondo quanto afferma san Giacomo: “Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori” (Gc 1,22). La preghiera è dunque un atto poetico in cui tutto parte dallo sguardo. “Ciò che noi abbiamo visto, toccato, noi lo annunciamo”, non cessano di dire gli apostoli dopo aver ricevuto lo Spirito Santo. Con l’incarnazione, come dice Paul Claudel, “Dio è venuto a rendersi manifesto”. Per questo motivo lo Spirito Santo ha aperto gli occhi degli apostoli. Ed è sempre lui che apre i nostri occhi e i nostri cuori.

P. Marco Ivan Rupnik, S.I.
Pittore mosaicista – Slovenia

Il culto è intimamente legato alla creazione artistica. V. Ivanov sostiene che in un tempo arcano i sacerdoti parlavano un linguaggio poetico perché erano poeti e i veri poeti erano sacerdoti. Vladimir Truhlar sostiene che il culto è un radicale riconoscimento dell’esistenza dell’Altro che si fisicizza in diverse espressioni. (…) L’arte contemporanea si avvicina a un’altra liturgia che è quella penitenziale. L’arte contemporanea è una confessione dell’uomo. Sulla via dell’arte come espressione dell’artista stesso siamo giunti alla più coraggiosa confessione che nell’arte si sia mai avuta. Le grandi esposizioni contemporanee sono dei grandi confessionali dove le donne e gli uomini di oggi si confessano e ogni confessore sa, e tanto più lo sa il penitente, che i peccati non sono belli, che l’angoscia è terribile, che la noia è logorante, che la nausea è insopportabile. Di fatto molti artisti oggi non vorrebbero creare opere belle perché ciò che si confessa non è bello. Ma allo stesso tempo questa arte apparentemente così desacralizzante, addirittura disumanizzante, spoglia, cruda, artefatta potrebbe essere nominata sacra in quanto rende palpabile il cuore umano e il cuore è sacro e inviolabile. Anche questo è un motivo di commozione e di preghiera come di fatto è la vera arte sacra…

Krzysztof Zanussi
Regista – Polonia

Per secoli la Chiesa ha considerato l’arte come un valido strumento di evangelizzazione. La rottura di buoni rapporti tra il Cristianesimo e la cultura ha inizio all’epoca dell’Illuminismo, ma la vera crisi coincide con la caduta dello Stato Pontificio e il conseguente periodo di chiusura dei cattolici al mondo moderno. La riapertura, nel primo Novecento, avviene in un momento in cui nella cultura europea si conclude il lungo periodo del predominio della parola stampata e si apre l’epoca moderna caratterizzata dalla prevalenza dell’audiovisivo – che avendo avuto inizio con la stampa illustrata e passando attraverso il cinema, è sfociato in Internet… La rottura, una volta avvenuta, continua ai nostri giorni, malgrado gli sforzi di riavvicinamento da parte della Chiesa gerarchica e dei pochi artisti dell’audiovisivo di ispirazione cristiana. Malgrado questa rottura (forse però è meglio dire diffidenza), ci sembra che molti lavori cinematografici siano orientati secondo una prospettiva spirituale. Ai nostri giorni la spiritualità torna di moda, ma di solito essa è più vicina allo spirito della New Age che a quello del Vangelo. L’aspetto più caratteristico di questa difficoltà mi sembra la separazione dell’aspetto etico dalla metafisica. Nella cultura dominante di oggi questi due elementi della spiritualità sono divisi… Mi sembra necessario creare un ponte tra la teologia moderna e l’estetica orientata verso il bello e la verità.

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