Simbolo e essenzialità nella forma

Un tempio in forma di “pantheon” circolare entro un volume a base quadrata che si raddoppia nel “vuoto” del sagrato, quasi chiostro. Danilo Lisi ha impostato il suo progetto su un impianto di reminiscenza classica e lo ha sviluppato sulla base di suggestioni simboliche e numerologiche che rimandano alle tradizioni cristiane e precristiane.

Danilo Lisi, architetto e docente di Brera, ha progettato per la sua Diocesi di Frosinone alcune nuove chiese e l’adeguamento liturgico di complessi preesistenti. Rilevante è poi la sua produzione in ambito civile. Per la Parrocchiale del Sacro Cuore in Ceccano, Lisi adotta un impianto di collaudata connotazione simbolica e di suggestiva percezione sacrale. In planimetria il tempio – di reminiscenza classica – è costituito da un cerchio inscritto in un quadrato. Nei quattro spazi angolari, dove sono inscritti altri quattro cerchi più piccoli, l’architetto ha ricavato il battistero, la penitenzieria, la sagrestia e la canonica. Sul fronte interno dell’aula, gli spigoli perimetrali sono così annullati da quattro archi murari convessi, i quali si oppongono e nel contempo si aggraziano con la struttura circolare colonnata. Di conseguenza, all’interno del quadrato si viene a delineare un sistema architettonico composto da una zona circolare centrale delimitata da colonne e sormontata da cupola. A questa si coniugano in tangenza quattro zone angolari, altrettanto circolari, con scansioni diverse per quanto concerne le aperture in esse ricavate. Seguendo le scansioni ortogonali al perimetro quadrato, si costituisce idealmente una croce greca, occupata, su un asse, dall’ingresso e dal presbiterio, e, sull’altro, da due transetti vetrati. Il complesso geometrico presenta una soluzione ottolobata, riversando all’interno dell’aula l’ideologia del pilastro composito. All’esterno l’impianto è accorpato su un doppio quadrato: uno, per il sacro edificio e, l’altro, per la corte porticata. Nei volumi interni la chiesa assume forma di «pantheon» circolare, a cui si accostano le quattro zone circolari a guisa di torri. Il tamburo, traforato da quattro finestre istoriate, è sorretto da otto pilastri circolari. La cupola presenta un occhio centrale che illumina l’aula a modo di lanterna. L’ingresso è significato da una sorta di nartece modernamente rivisitato, mentre l’abside è determinata da una parete la cui curvatura a sesto compresso si ripropone nella delimitazione anteriore della gradonatura presbiteriale.

La facciata è enfatizzata dalla tecnostruttura metallica della cella campanaria.

Il gioco tra gli intonaci e le pietre a vista dà vita ad un temperato cromatismo. Mentre gli intonaci e le vetrate infondono eleganza all’aula risaltando la circolarità del padiglione e gli assi della croce, le pietre imprimono forza all’ardito architettonico, in quanto contrassegnano le quattro sezioni angolari. Il pavimento, nel cui centro figura una stella a 16 punte disegnata sui multipli di quattro, rimarca l’impianto radiale ottolobato. Il componimento esterno – lineare e gradevole, vigoroso e articolato, identificato e contestuale – pone in alternanza il cubo pieno della chiesa con quello vuoto del sagrato. I rivestimenti murari marcano l’elemento orizzontale con tarsie ribassate in intonaco bianco, mentre il resto è in pietra sponga di Col Fiorito. La facciata, anch’essa prevalentemete in pietra sponga, è enfatizzata dalla tecnostruttura metallica della cella campanaria che aggetta sul fronte centrale a coronamento dell’impianto di ingresso. A delimitare l’area sono due ali porticate a doppia colonnatura. Le colonne interne s’incastonano in nicchie parietali, così da configurare un ritmo tra rivestimento lapideo e intonacatura cementizia. Il lato verso la strada è invece aperto, per cui è stato possibile arredarlo con essenze arborescenti e fruticose. A circoscrivere l’intero complesso, circondato da zone di verde, è una recinzione in acciaio dove si coniugano elementi verticali e circolari. Interessante nell’opera di Lisi è il sistema simbolico sotteso all’impianto costruttivo. Ne deriva un componimento marcatamente cristologico come ben si addice ad una chiesa dedicata al Sacro Cuore, ovvero all’amore redentivo di Cristo per l’umanità. I volumi combinano cubo, cilindro e sfera, dando origine ad un armonico intreccio di pieni e di vuoti. Nella tradizione classica il cubo rappresenta il mondo terrestre, mentre la sfera quello celeste. Nella connotazione cristiana il cubo ricorda l’arca dell’antica alleanza e la semisfera ripropone la volta del cielo. Le due letture s’intersecano, così che il quadrato inscritto nel cerchio indica la natura umano-divina del Cristo glorioso, con accentuazione della dimensione ricapitolativa. Anche la croce greca, che s’impernia sul cerchio planimetrico e lo sfora risolvendosi in zone vetrate, disegna la croce di Cristo secondo una connotazione escatologica, in quanto la via crucis si risolve nella via lucis.

Il porticato chiude il sagrato su due lati, lasciandolo aperto verso la strada.
In planimetria il tempio è costituito da un cerchio inscritto in un quadrato.
Nell’aula circolare i raggi della stella marmorea del pavimento incontrano le otto colonne perimetrali.

All’esterno il sagrato accoglie la comunità per introdurre al culto divino, alla catechesi evangelica, ai momenti conviviali. Infatti nella corte, oltre all’ingresso della chiesa, si aprono le aule per la catechesi e le sale per gli incontri. Sulla facciata – sobria nella ripartizione ed elegante nel rivestimento – la cella campanaria presenta una soluzione originale, poiché sormonta in asse la porta principale, quasi a significarla. La convocazione dei fedeli attraverso il suono delle campane si coniuga dunque al loro ingresso attraverso la porta, segni entrambi di carattere cristologico. Il prevalere delle linee orizzontali immanentizza la chiesa nel contesto urbano e l’uso della pietra sponga rivendica il suo inserimento nell’ambiente. Anche l’assenza del porticato sul lato verso la strada può non essere casuale, in quanto immette direttamente la chiesa nel quartiere, pur non venendo omessa l’identificazione dell’area sacrale.

Il lato aperto del sagrato è arredato con
essenze arborescenti.
L’area del sagrato è delimitata da due ali porticate
a doppia colonnatura.

Mentre le vetrate di tre bracci seguono un’andatura lineare e sono trasparenti, nell’abside è singolarmente posto un rosone istoriato a modo di pala. Tanto nella forma quanto nell’iconografia esso simboleggia la nuova creazione in Cristo, primizia dei risorti. Da un punto di vista numerologico l’impianto gioca sul quattro e sull’otto. Il perimetro esterno è quadrato, mentre i suoi angoli interni sono costituiti ciascuno da un arco di cerchio. Su ciascuno di questi si alzano quattro pareti a modo di torre nel cui asse, sul tamburo della cupola, sono aperte quattro vetrate. L’intero sistema – architettura e iconografia – significa i quattro evangelisti, quali capisaldi del nuovo testamento. Ma il numero quattro è ricco di simbologie precristiane (gli elementi archetipi, i paesi della terra, i temperamenti dell’uomo, i punti cardinali) e cristiane (il tetramorfo secondo la visione di Ezechiele, le virtù cardinali, i profeti maggiori, gli evangelisti, i grandi dottori della Chiesa), che possono felicemente stimolare percezione ed immaginazione del fruitore. L’aula circolare è delimitata da otto colonne per cui viene indicato l’ottavo giorno della creazione, cioè la nuova creazione. Essa inizia con la resurrezione di Cristo ed è da lui offerta ai fedeli convocati in santa assemblea.

La quota del fonte è ribassata di tre gradoni rispetto all’aula, così da 
rispondere a esigenze liturgiche e connotazioni simboliche.
Chiesa del Sacro Cuore a Ceccano (FR)

Indirizzo: Quartiere Di Vittorio, Ceccano (FR)
Progetto: Arch. Danilo Lisi, Frosinone
Vetrate artistiche: Claudio Traversi
Pavimento: Graniti Fiandre, Castellarano (RE)
Campane: Pontificia Fonderia di Campane Marinelli, Agnone (IS)
Cemento: Italcementi Group, Bergamo
Illuminazione: Targetti Sankey Spa, Firenze
Impianti elettroacustici: Giannattasio Sas, Pontecagnano Faiano (SA)
Legno lamellare: Holzbau Spa, Bressanone (BZ)
Marmi: Marmi Faedo, Cornedo Vicentino (VI)
Rivestimento di copertura: Tegola Canadese, Vittorio Veneto (TV)
Foto: Francesco Limongi , F
rosinone 60

Nella simbolizzazione neotestamentaria dell’otto – ad integrazione di quella veterotestamentaria del sette – non vanno neppure dimenticate le otto beatitudini che sono il manifesto dell’amore cristiano, di cui il Sacro Cuore è paradigma. La combinazione del quattro e dell’otto genera la rosa centrale: un connubio tra rosa dei venti ed emblema della pentecoste atto a rappresentare il pellegrinaggio «ad Deum», fino agli «estremi confini della terra». All’esterno, nei due lati porticati, si rincorrono dodici colonne esterne e quattordici interne. Nel dodici, si figurano i numi tutelari delle tribù di Israele e degli apostoli e, nel quattordici, le opere di misericordia corporali e spirituali. Altri segni dunque dell’amore di Dio dispensato agli uomini. All’interno l’aula è circolare, ben delineata dal pavimento, i cui raggi s’incontrano con le otto colonne a sostegno del tamburo e della cupola. L’area presbiterale, non molto estesa, è in asse all’ingresso ed irrompe verso l’interno dell’aula, oltre la sua circonferenza, mentre l’altare è sito sulla circonferenza stessa. Le due quinte circolari in pietra a vista danno corpo di proscenio all’articolata pedana presbiteriale. L’elemento progettualmente più interessante è il battistero. L’architetto lo ha pensato a destra dell’entrata, in un luogo circolare ben definito. La quota del fonte è ribassata di tre gradoni rispetto l’aula, così da rispondere alle esigenze liturgiche e alle connotazioni simboliche connesse con i riti battesimali. Lo spazio, molto luminoso e ben dimensionato, permette la presenza di un discreto numero di fedeli. Il fonte – con possibilità di acqua lustrale e corrente – è visibile dall’aula innalzandosi con una vasca ottagonale. All’ingresso nella zona angolare di sinistra è invece ubicata la penitenziera, la cui luminosità è opportunamente smorzata. Tale spazio si coniuga a quello della cappella feriale. Nella parte anteriore dell’edificio sono quindi coerentemente significati: «Cristo-porta», il battesimo «porta dei sacramenti» e la riconciliazione «porta della redenzione». In quella posteriore la centralità è invece data all’eucaristia: luogo della parola, del sacrificio e della presidenza, oltre che luogo della riserva eucaristica. Nel progettare la nuova parrocchiale del Sacro Cuore, Lisi ha ottemperato l’urgenza di dare all’ar te cultuale «nobile eleganza» evitando virtuosismi architettonici. L’impianto è organico anche se opportunamente aperto a completamenti iconografici e ad integrazioni monumentali.
Rev. Prof. Carlo Chenis, SDB

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