Sant. Antonio da Padova a ComisoTensione trinitaria

Tratto da:
Chiesa Oggi 47
Architettura e Comunicazione

Tensione trinitaria

Vista interna dell’aula, dove predomina un senso di spaziosità generato dalle grandi aperture nelle travature in cemento armato.

Il disegno del campanile vive del gioco di trasparenze agli spigoli. La chiesa poggia su un volume ove sono contenuti i locali di servizio dell’oratorio.


S. ANTONIO DA PADOVA A COMISO (RAGUSA)

Accogliendo spunti formali moderni rielaborati insieme con tematiche di denso simbolismo questa chiesa, progettata dall’architetto Nunzio Cappello, si presenta come un segnale preciso, un punto di riferimento volto a 360 gradi sull’intorno. Lo schema su cui si impernia il progetto, grazie a un lavoro di scomposizione e ricomposizione, dà luogo a elaborati e significativi effetti di luce.

Comiso è un tipico “paesotto del sud”, situato ai piedi dei monti Iblei ed erede della mitologica e mai ritrovata Kasmene. Un paese che ha dato i natali al pittore Salvatore Fiume e allo scrittore Gesualdo Bufalino, nella valle dominata dalla città di Ragusa, non lontano dalle acque del Mediterraneo. Un paese di modeste dimensioni, che una ventina di anni or sono è balzato agli onori delle cronache internazionali: è qui che è stata collocata la più importante base statunitense di missili “cruise”. Ora i missili non ci sono più, la base resterà ancora per qualche tempo, poi i suoi edifici verranno probabilmente riutilizzati come centro culturale di riferimento per l’area mediterranea. Perché questo è il destino di Comiso: nel bene e nel male essere punto nevralgico per il Mediterraneo, un incontro di culture, la punta dell’Europa protesa verso l’Africa, il luogo al quale si guarda dalle coste del Magreb come ponte verso l’Europa. Le caratteristiche di questo luogo, punto di convergenza e intricato centro di influssi che nella storia sono provenuti dalle regioni più diverse e distanti, sono bene interpretate dall’architettura di questa chiesa. Lo stesso impianto triangolare si presenta con la sua problematica polidirezionalità: l’assenza di una facciata principale invita l’attenzione verso la direzione verticale. In questo modo il progettista sviluppa l’architettura imperniandola sulla cuspide che risolve l’energia raccolta dagli spioventi del tetto. Tale cuspide è a sua volta composita: si tratta di due elementi a periscopio – rimembranza della cappella di Ronchamp – che si fronteggiano in stretto dialogo, ma secondo linee non parallele e con dimensioni diverse. L’immagine che suggeriscono è quella delle due mani che si accostano nella preghiera, mentre l’asimmetria e la differenza di altezza movimentano l’insieme così da formulare il ritmo di un anelito di ascesi. È qui, in questo gesto progettuale, che la chiesa trova il suo compimento: l’insieme del fabbricato diviene in tal modo un composito argomentare che si rivolge verso l’alto. E la “facciata” principale risulta essere quella che guarda il cielo. Per quanto la chiesa sia il segno che prima vedono di Comiso coloro i quali giungono da Catania (e in questo senso è segno fortemente caratterizzato e caratterizzante), coloro i quali la guardano dall’alto, dal capoluogo, ne comprendono ancor meglio il significato.

Il triangolo equilatero del tetto risulta da lì ben visibile: la forma dall’alto appare quindi completa. La copertura a falde è stata elaborata su piani diversi, e risulta incavata da corridoi che uniscono le zone mediane dei lati alla cuspide centrale. In questo modo il tetto risulta movimentato e ancor più aperto alla luce. Questa infatti è una delle caratteristiche accuratamente studiate dal progettista: come la luce naturale incida nello spazio interno in modo tale da conformarlo e da porre in evidenza luoghi e funzioni liturgiche. I “corridoi” inseriti nella copertura sono costituiti da travi forate in cemento armato che rendono il tetto “autoportante”, senza necessità di piedritti interni allo spazio dell’aula; l’anello su cui convergono le spinte laterali è l’elemento strutturale che si presenta come cuspide e, col congiunto delle falde della copertura, costituisce un sistema integrato dotato di forte carattere architettonico. L’ingresso si apre sullo spigolo verso ovest mentre l’altare è collocato presso lo spigolo di sud-est. I piani mediani ribassati della copertura coincidono con due nicchie che si aprono nei due lati che convergono verso l’altare: da un lato è collocato il fonte battesimale, dall’altro lato il tabernacolo. In questo modo la disposizione liturgica dell’aula risulta allo stesso tempo radicalmente incentrata sotto la grande cuspide, orientata nella polarità che si realizza tra altare e ingresso, articolata nella disposizione perimetrale (ma non banale e servita e sottolineata da significative aperture di luce) degli altri poli liturgici. Nel complesso l’edificio risulta improntato a un eclettismo che raccoglie suggestioni diverse (dai periscopi alla Le Corbusier alle finestre a “diamante” alla Gio Ponti) ma senza scadere nell’imitazione, bensì risultando significativa citazione, ricompilazione e reinterpretazione originale in un assieme nuovo, dotato di un’impronta propria. Insieme su cui spicca preminente la funzione del tetto-facciata: se questo è ben visibile dall’alto, risulta intuibile anche da chi si avvicina alla chiesa dalla strada, come se la composizione stessa fosse tale da farsi guardare “da sopra” e, contemporaneamente, da ricondurre la vista al cielo. Per quanto la carenza di fondi abbia reso incompleta l’attuazione del progetto (per esempio il presbiterio prevedeva la collocazione di un coro e una diversa soluzione per l’entrata dalla sacrestia), l’insieme risulta compiuto. In particolare le aperture appositamente studiate consentono alla luce naturale di investire con gradualità diversa e gerarchicamente organizzata i diversi poli. Peccato che i colori esterni non rispecchino quelli previsti nel progetto. Il complesso include anche una casa del parroco con locale per i servizi parrocchiali e appartamenti per i coadiutori, un piano seminterrato dotato di un ampio locale per conferenze e videoproiezioni, un campo sportivo.
Pietro Petrini

Chiesa di S. Antonio da Padova
Indirizzo: Via degli Eucalipti, 39, Comiso (Ragusa)
Progetto: Dr. Arch. Nunzio Cappello (Comiso)
Impresa costruttrice: Angelo Micieli (Ispica)
Campane: Ditta Capanni (Castelnovo ne’ Monti – R. Emilia)
Panche: Ditta Genuflex (Maser – Treviso)
Pavimentazioni: Laferla Marmi (Comiso)
Via Crucis (da realizzare): Prof. Pero Superficie
coperta: mq 609,56 Cubatura complessiva: mc 4795,04
Consacrazione: giugno 1999 Foto: Fabrizio Gini

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