S. Pietro in VaticanoIl modello alle origini delle Basiliche cristiane

Tratto da:
Chiesa Oggi 45
Architettura e Comunicazione

SAN PIETRO IN VATICANO

 

Sopra: gli esecutoiri delle ricostruzioni storiche, da sinistra: Prof. Corrado Gavinelli (Direttore del Laboratorio Sperimentale di Modellazione Storica), Prof. Giovanni Gentili (Coordinatore scientifico), Dott. Giorgio Filippi (archeologo di San Paolo), Dott. Paolo Liverani (Archeologo di San Pietro). Sotto: il modello della basilica costantiniana. Sulla sinistra l’obelisco (“termine”) del circo di Caligola e di Nerone, quindi la Rotonda di Sant’Andrea e il Mausoleo di Onorio.

 


IL MODELLO ALLE ORIGINI DELLE BASILICHE CRISTIANE

La ricostruzione scientifica delle chiese paleocristiane nell’antica Roma imperiale, riplasmate nelle loro fattezze reali d’epoca costantiniana in occasione della Mostra del Giubileo su Pietro e Paolo, consente di apprezzare l’evoluzione storica della basilica.

L a spettacolare iperrealisticità ricostruttiva di edifici antichi, rovinati oppure trasformati ed addirittura scomparsi o inesistenti e soltanto progettati, è diventata ormai una comune identità di restituzione fisica ed oggettiva nelle illustrazioni tridimensionali, un tempo lasciate solamente ai disegni prospettici o ai plastici volumetrici; e la virtuosa virtualità del computer grafico, con le sue sofisticatissime raffigurazioni, riesce ormai e rendere sempre più attuabili e sensibilmente percettibili le più straordinarie invenzioni, quasi si trattassero di rappresentazioni concrete e reali materialmente fotografate o filmate. Proprio con gli effetti speciali della cinematografia l’attuale capacità illustrativa degli spazi e delle architetture ricostruite è diventata sorprendente ed incredibile; e di recente il film “Il Gladiatore” ne ha prodotto tutte le qualità comunicative nella ricomposizione perfino filologicamente ossessiva dell’antica Roma alla conclusione dell’Impero marcoaureliano. L’opulenza costruttiva della capitale dei Cesari allora si trovava al culmine, e stava procedendo verso la decadenza della propria cultura classica e pagana; eppure soltanto pochi decenni prima la sua trasformazione ideologica era iniziata, appena dopo l’avvento di Costantino, con le riforme civili (ma soprattutto religiose) da lui introdotte, che avevano determinato un improvviso ed imponente mutamento architettonico, di cui le basiliche cristiane riferite al culto degli Apostoli erette a Roma costituiscono la più esplicita testimonianza fisica. So-prattutto verso gli apostoli Pietro e Paolo si sviluppa nel I secolo un consistente culto in loro memoria, che si ingigantisce e diventa perentorio all’inizio del 300, quando sui luoghi di sepoltura e di ricordo storico delle loro attività vengono innalzati mastodontici templi a basilica con varie navate. Oltre alla chiesa di San Paolo, costruita fuori le mura presso il Tevere (iniziata ancora prima dell’editto di Costantino, nel 312, e conclusa a più riprese tra il 340 ed il 400) ed al tempio di San Sebastiano (sorto sopra il sito ostiense dove i fedeli pietropaolini si ritrovavano per celebrare le agapi comunitarie in onore dei due apostoli), senza dubbio il più importante e celebrato edificio costantiniano è la basilica di San Pietro in Vaticano, sul cui antico tracciato (ormai completamente scomparso rispetto alla sua antica splendida consistenza) si erge adesso la chiesa principale di Roma, ricostruita nel Cinquecento da Michelangelo e rifinita nel Seicento dal Maderno e dal Bernini. Proprio sotto il pavimento del famoso baldacchino berniniano si trovava il primitivo e tradizionalmente riconosciuto sito del culto pietrino, la sua tomba, che di recente è stata anche confermata, nella sua effettiva presenza, da una specifica attestazione archeologica, riconosciuta dalla Guarducci in una lapidaria scritta in greco arcaico rinvenuta sul luogo (Pètr/èni, Pietro è qui). Sopra quella semplice fossa nel 150-160 è stato costruito il primo sacrario apostolico, ilTrofeo di Gaio, così chiamato dal nome dell’erudito cristiano che ne aveva indicato la posizione nel II secolo dopo Cristo. La basilica pietrina cresce celermente tra il 319 ed il 329, venendo poi complessivamente finita nel 350. Il suo antico aspetto originario e contestuale (che è stato del tutto demolito dalle edificazioni posteriori) nella propria ricostruzione oggettiva è stato filologicamente riprodotto per la recente Mostra del Giubileo sul Culto di Pietro e Paolo allestita a Roma al Palazzo della Cancelleria , ricocomponendone le fattezze autentiche in un accurato modello ligneo, derivato da un complesso ed elaborato lavoro di ridefinizione plastico-architettonica compiuto dal Laboratorio Sperimentale di Modellazione Storica (L.S.M.S.) alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano di cui sono direttore, seguendo le indicazioni oggettive ed empiriche provenienti dalle ricerche archeologiche e dalle interpretazioni possibili congetturate e discusse con gli esperti. Da tutto questo processo operativo, e dal modello ricostruito che ne è provenuto, è risultata una interessantissima serie di conclusioni critiche sulla storiae sull’aspetto materiale dell’antica basilica di San Pietro: sulla sua forma reale e sul proprio intorno ambientale, che precedenti ricostruzioni anche autorevoli (come quelle eccellenti del Krautheimer e del Carpiceci, e dello stesso Liverani) avevavo finora soltanto indicato ma non completamente definito. Innan-zitutto è stato determinato l’insieme topografico su cui è sorta la chiesa, con le colline del Vaticano che cingono il fianco sinistro della basilica e la sua abside, creando sul la-to opposto un alto dislivello di 7 metri (dovuto alla presenza del precedente Circo di Caligola e poi di Nerone, di cui in epoca costantiniana restava ancora un obelisco della pista per le corse delle bighe, parzialmente interra-to, lo stesso che il Fontana trasferirà nel 1586 davanti alla attuale facciata del tempio, dove ancora adesso si trova in mezzo alla vasta piazza berniniana) sopra il quale erano collocati anche la Rotonda di Sant’Andrea a forma di pantheon (eseguita nel III secolo) ed il Mausoleo di Onorio (e delle sue due mogli Maria e Termanzia, eretto all’inizio del V secolo). Quindi è stata decisa la esatta disposizione della solenne gradinata frontale, di 30 gradini, che tutti i rilievi più vecchi (dell’Alfarano e del Peruzzi) effettuati prima delle iniziali distruzioni cinquecentesche davano con imprecisabile consistenza; ed infine sono seguite la sistemazione effettiva delle scale interne al quadriportico (sovente eluse nelle ricostruzioni storiche, dimenticandone l’ovvio sbalzo di quota esistente tra i pavimenti del cortile e della basilica), la risoluzione esatta del suo cantaro (la vasca centrale coperta da un baldacchino a quattro colonne reggenti una cupola metallica traforata), la restituzione morfologica della antica sacrestia costruita intorno alla metà del V secolo, e la nuova ipotesi di più calibrato collegamento dell’edificio onoriano alla parete minore del transetto destro del tempio, ottenuta tramite un maggiormente idoneo nartece sollevato sopra un alto piedestallo in muratura per colmare il dislivello tra il terreno delle architetture annesse alla basilica e la quota del suo pavimento a ridosso della collina. Con questa complicata e faticosa operazione ricostruttiva si è potuto giungere alla restituzione concreta e veristica della situazione epocale di San Pietro dalle sue origini costantiniane al V secolo, con una soddisfacente verifica dei tre secoli di storia architettonica della antica chiesa romana agli inizi del Cattolicesimo, ottenuta tuttavia ancora (per esigenze di più concreta visualizzabilità oggettuale) nella maniera tradizionale del modello plastico tridimensionale, fisicamente concreto e non visivamente virtuale.
Corrado Gavinelli

 

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