S. Giuseppe a CremonaLa memoria dello stile

LA MEMORIA DELLO STILE

Nella semplicità del disegno si ritrova il gusto della facciata, della chiarezza espositiva, della pregnanza del significato. Gianni e Paola Morandi ritrovano in questo progetto il gusto di una chiesa capace essere se stessa senza confusioni o ambiguità, mentre col minimo sforzo vengono ricercate soluzioni originali e adatte ai nostri tempi. Un disegno pulito ma non privo di originalità.

S i ritrovano suggestioni alla Gio Ponti nel modo in cui si presenta la facciata della chiesa: un manto esterno, un “vestito” che mostra con eleganza l’oggetto architettonico lasciandolo intravvedere ma senza svelarlo tutto. Una facciata che ha bisogno di un certo spazio per essere vista: il sagrato diventa qui necessità architettonica, parte inte-grante della composizione. Il volto esterno e l’interno della chiesa si fondono in un unico assieme dominato dalla misura. Spicca il campanile: esile, slanciato, svasato in alto quasi alla ricerca di uno slancio ulteriore; un segnale che non vuol essere altro che quello che è: un simbolo operante, attivo, che richiama con forme e materiali contemporanei quel che è sempre stato. Un richiamo ben visibile per l’intorno, un punto di riferimento. Un campanile che non poteva essere costruito più tardi della chiesa stessa: fa parte integrante della struttura, tutt’uno con la facciata, è lo slancio verticale che necessariamente funge da complemento dell’arcata che della facciata è l’elemento più caratteristico. L’arcata introduce un motivo compositivo importante e ricorrente: la giustapposizione tra linee curve e linee diritte. La facciata stessa è concava, aperta come in un abbraccio di accoglienza. Lo spazio tra arco e muro concavo della chiesa è mediato da un porticato coperto da lastre di cristallo trasparente, che consentono di apprezzare il gioco dei volumi, gli incastri delle travature, lo slancio dinamico delle linee: i movimenti avvolgenti che ricercano l’inclusione e il raccordo quasi a voler negare la distanza e la differenza. Il progetto dell’ing. Gianni Morandi e dell’arch. Paola Morandi risultò vincitore del concorso a inviti indetto nel 1995 dalla Curia di Cremona, per la realizzazione di una nuova chiesa di circa 200 posti per la Comunità del Combonino. Nell’affrontare il compito, i progettisti si sono posti l’obiettivo di definire una struttura capace di testimoniare il proprio tempo ma anche di sopravvivere al tempo: non quindi l’espressione effimera di una moda, ma un progetto ben radicato nella tradizione che sola assicura continuità e futuro. L’intervento si colloca entro una piazza. La nuova chiesa viene a trovarsi al centro di questa apertura nel tessuto cittadino e mira a rompere la rigida simmetria che caratterizza il luogo. L’arco di facciata ha il fine di distinguere la chiesa dagli edifici vicini, mentre allo stesso tempo tende a ristabilire una continuità con essi. L’interno è a pianta quadrata con disposizione circolare dei banchi intorno all’altare. Da questo sono generati tutti gli spazi e qui tutti gli elementi convergono. La disposizione delle travi in legno lamellare, convergenti a fascio verso un punto distante oltre la parete di fondo, sottolineano la centralità dell’altare. Questo è collocato su una pedana rotonda definita ai lati da due setti verticali che nascondono le scale percorse dai presbiteri nel recarsi ai loro seggi. I banchi sono disposti a cerchi concentrici che si dipartono dal luogo dell’altare: come un’onda circolare che si allarga per andare ad appoggiarsi alla parete concava della controfacciata, contro la quale si erge un matroneo. Tabernacolo e battistero trovano posto in due ambenti posti ai lati dell’altare, ma decisamente separati da questo. Due ambienti diversi: a pianta ellittica l’uno e ad andamento spiraloide l’altro: quasi una logica continuazione dello svolgersi del moto circolare che si propaga dalla pedana dell’altare. In tal modo alla pianta quadrata si sommano, contrapponendovisi, i movimenti interni impressi nell’aula dalla disposizione dei poli liturgici, della controfacciata e delle travature, che si pongono come alla ricerca della immagine totalizzante e conclusiva della sfera. Una sfera che si configura entro uno spazio a pianta quadrata. Dall’entrata principale si alza un nastro trasparente che accompagna longitudinalmente il cammino verso l’altare, imponendo così una decisa assialità all’insieme. Pur entro uno spazio che accentua gli elementi avvolgenti, quali le travature trasversali, questo cammino di luce mediano indica una direzione precisa: quella dell’altare e del sovrastante crocifisso. Grazie a questa forte, marcata, decisa centralità, la presenza di battistero e cappella del tabernacolo ai lati dell’altare non toglie importanza al polo liturgico principale, anzi contribuisce a meglio inquadrarlo. Nella cappella del battistero la sensazione del movimento a spirale è comunicata non solo dallo sviluppo della pianta, ma anche dalla presa di luce superiore, anch’essa svolgen-Sezione tesi a spirale. Così è tolta la fissità dell’architettura che viene permeata di dinamicità. Una dinamicità che ravvisiamo in tutto lo spazio. Se nel battistero si accentua il movimento discendente della luce, entro l’aula grande il dinamismo dà il duplice senso del raccogliersi attorno all’altare e del muoversi verso una direzione da questo indicata. Uno spazio centripeto e orientato a un tempo.

Elena Tantardini

Centro parrocchiale di S. Giuseppe
Indirizzo: P.zza Aldo Moro, 10 – Cremona
Progetto architettonico: Ing. Gianni Morandi, Arch. Paola Morandi
Strutture in c.a. e murature in blocchi colorati di cemento martellinato PAVER: Ditta S. Carlo srl (Cremona)
Serramenti esterni e interni, portoni (in profili FORSTER): Carpenteria metallica Racchetti (Cavatigozzi, CR)
Impianti sanitari, riscaldamenti a pavimento, impianti elettrici e antincendio: Tecnotermoelettrica (Cremona)
Impianto aspirazione: Marchini (Castelvetro – PC)
Corpi illuminanti ERCO: Telmotor (BG)
Impianto acustico, antintrusione, antivandalico: Ditta Masseroli Enio (Cremona)
Coperture in RHEINZINK, lucernario corpo chiesa, vetrata frontale,lucernario sarato (in vetri Sant GOBAIN stratificati) frangisole facciata in lamiera microforata in Inox “brunita” con polvere di vetro: Italgronde drl (Carmenedolo – BS)
Banchi in legno: Ditta Caloi (Susdegana – TV)
Sede concelebranti, sedile cappella invernale: D.E.D. Falegnameria (Calvatone – CR)
Pavimenti interni, altari, fonte, ambone, acquasantiere, soglie e davanzali in pietra “calasina”: Manifattura Pietre Giulio Tanini spa (Firenze)
Struttura copertura in legno lamellare: Nulli spa (Iseo – BS)
Campane: Capanni (Castelnuovo Monti – R.E.)

 

 

 

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