S. Antonio di Padova a Bergamo Articolazione complessa dello spazio

Un edificio che ricerca la mimesi nel contesto dell’architettura corrente e che all’interno ritrova la separazione dei diversi poli liturgici.

La chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Antonio da Padova nasce, con l’annesso monastero della comunità francescana, tra il 1970 e il 1972. “Comunità nella comunità”, si impone subito nel quartiere di Valtesse come una presenza significativa, sia per l’inusualità delle forme, difficilmente riconducibili ad altre architetture di culto locali, sia per la complessa articolazione degli spazi interni, che trovano giustificazione nell’estremizzazione dei concetti sostenuti dal Concilio che identificano la separazione delle funzioni liturgiche.
Si tratta di un volume che, se visto dall’esterno, appare anonimo e da cui non traspare alcun elemento iconografico riconducibile all’architettura di una chiesa. La forma bassa spigolosa, la “presenza – non presenza” di un sagrato diverso dal concetto di spazio di rispetto delimitato, l’anonimato della porta d’ingresso alla chiesa e la presenza di pannellature di pareti riquadrate, rivestite di elementi prefabbricati, riporta più all’architettura industriale che a quella di culto, evidenziando la necessità di far ricorso a materiali e a forme architettoniche elementari, nella ricerca di un più organico rapporto con la natura e l’uomo .
Le strutture statiche nel loro complesso, così come la copertura e i tamponamenti sono di natura industriale con soluzioni che comprendono elementi di vetroresina a vista per la copertura e le pareti, travature reticolari a traliccio in cemento a vista e pilastri e travi di cemento che formano un doppio reticolo modulare a maglia.
Il rapporto con il contesto è di una architettura minimalista, che tende però a distinguersi non eccedendo in monumentalità, e che, come cita lo stesso progettista, diventa polo di convergenza di numerosi insediamenti tra i più eterogenei e disseminati, tipici di una periferia disarticolata e casuale il cui unico riferimento strutturale è rappresentato dall’asse di scorrimento della statale per la Valle Brembana, dunque non un cuore civico di quartiere, non il culmine di una vita di relazione comunitaria, bensì l’attestarsi di un primo punto fermo, di un servizio in una estraniata collettività che ancora non è divenuta comunità.
L’interno riprende, con forme e articolazioni spaziali complesse, l’architettura industriale dell’esterno, con una distribuzione dinamica delle superfici orizzontali che si articolano ad “U” attorno all’aula dell’assemblea posta su un livello elevato.
Ad ogni spazio corrisponde una funzione liturgica, così si distinguono all’interno tre spazi distinti.
L’aula ecclesiale, elevata dal livello dell’ingresso da una rampa dolce, luogo di incontro della comunità è separata e distaccata: uno spazio che mantiene la sola funzione di “luogo della celebrazione eucaristica”.
Qui trovano posto l’altare, l’ambone, la sede e il coro. Affiancato ad essa in uno spazio laterale, ribassato di sette gradini, trova collocazione il “luogo della celebrazione dei sacramenti”, dove sono presenti l’ampio fonte battesimale, la custodia eucaristica e le penitenzierie.
Lo spazio di “celebrazione dei Santi o stanza delle devozioni” è in un luogo laterale a destra ribassato anch’esso dall’aula dell’assemblea.
Vari percorsi sopraelevati, laterali all’aula, ai quali si accede a mezzo di scale di collegamento, distribuiscono i collegamenti tra le varie funzioni, permettendo di legare i luoghi della chiesa, il monastero, l’oratorio, la sagrestia e la canonica, ma anche l’ambone, che risulta elemento architettonico a sé stante nettamente separato dal presbiterio e a sbalzo su di esso, quasi fosse un pulpito. I materiali interni riflettono l’essenzialità dell’edificio: ovunque cemento armato a vista, pavimenti di ceramica bianca e pannellature di legno a doghe aperte per i controsoffitti, insieme all’acciaio delle ringhiere e il vetro degli ampi serramenti da cui entra, a distanza, una luce diretta.
Sono presenti nella chiesa diverse opere pittoriche e scultoree storiche, che conferiscono una profondità e una dimensione temporale cronologica aggiunta per questo edificio così sorprendentemente e ricercatamente moderno. Molte delle opere artistiche sono di artisti del Cinquecento, del Seicento, del Settecento.

SCHEDA DESCRIZIONE EDIFICIO CHIESA: di Sant’Antonio di Padova (Bergamo)
PROGETTISTA: arch.Giuseppe Gambirasio jr Collaboratori: arch.Giorgio Zenoni e arch.Walter Barbero
ARTISTI: Trento Longaretti e vari autori di opere antiche
ANNO: 1972
CONTESTO: quartiere periferico di 3000 abitanti ad nord di Bergamo, isolato dal contesto residenziale della strada diretta alla Valle Brembana e da spazi di rispetto. Vista sul colle di città alta.
AULA LITURGICA: spazio di celebrazione eucaristica a navata, superficie mq 396. Lo spazio interno è articolato in tre parti separate tra loro a vari livelli di piano: luogo della celebrazione eucaristica, luogo della celebrazione dei sacramenti e luogo della celebrazione dei Santi.
LUCE NATURALE: lucernari superiori, ampie vetrate laterali, grande apporto di luminosità
LUCE ARTIFICIALE: faretti direzionali distribuiti sulle opere e lampade fluorescenti al neon inserite sotto il controsoffitto a doghe aperte
PRESBITERIO: elevato su quattro gradini; altare in pietra di lavagna elevato su una predella; ambone (quasi pulpito) a sinistra dell’altare, in cemento armato a vista, non accessibile dal presbiterio, ma lateralmente da un passaggio separato; sede in pietra di lavagna, elevata sul presbiterio da un gradino e posta sopra una predella che la innalza rispetto le sedute laterali dei concelebranti; custodia eucaristica su un altare posto in uno spazio esterno, nel luogo di celebrazione dei sacramenti
CORO: a destra, su un piano alzato di un gradino rispetto all’aula, articolato con il presbiterio
ORGANO: mobile, elettrico, posto nel presbiterio a destra dell’altare
FONTE BATTESIMALE: posto nel luogo di celebrazione dei sacramenti, adatto per immersione
PENITENZA: Quattro penitenzierie nel luogo di celebrazione dei sacramenti
CAPPELLA FERIALE: non c’è, ma eesiste uno spazio devozionale
ICONOGRAFIA: opere del ‘500 , ‘600 e ‘700; tele della Madonna Mediatrice e del S.Antonio da Padova recenti; Via Crucis in terracotta

 

 

 

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